A OLBIA E GENOVA

Due morti in poche ore colpiti dal taser. Piantedosi: "Strumento imprescindibile, polemiche pretestuose"

Il ministro difende le forze di Polizia: "Intervenute per la sicurezza dei cittadini"

Due morti in poche ore colpiti dal taser. Piantedosi: "Strumento imprescindibile, polemiche pretestuose"
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Olbia e Genova sono diventate, nel giro di due giorni, l’epicentro di due casi di cronaca che hanno acceso un forte dibattito sull’uso del taser da parte delle forze dell’ordine. Sabato 16 e domenica 17 agosto, due uomini sono morti dopo essere stati colpiti da una scarica della pistola a impulsi elettrici utilizzata dai carabinieri durante due interventi distinti.

Le Procure di Tempio Pausania e di Genova hanno aperto fascicoli per omicidio colposo nei confronti di quattro militari – due in servizio in Sardegna e due in Liguria – un atto dovuto per consentire ai carabinieri coinvolti di partecipare agli accertamenti tecnici con i propri consulenti.

I due casi a Olbia e Genova 

A perdere la vita è stato Gianpaolo Demartis, 57 anni, originario di Bultei e residente tra Sassari e Olbia. Sabato sera, nel quartiere Santa Mariedda, l’uomo – cardiopatico, come confermato dai familiari – è stato bloccato con il taser dai carabinieri dopo aver aggredito un militare. Trasportato in ambulanza, è morto per arresto cardiaco prima di arrivare in ospedale. Giovedì 21 agosto sarà eseguita l’autopsia disposta dal procuratore Gregorio Capasso.

Le due morti hanno acceso le polemiche sull’utilizzo del taser in Italia

L’uso del taser è avvenuto nel totale rispetto delle procedure, in una situazione di escalation di violenza”, ha spiegato l’avvocata Maria Paola Marro, che difende i due carabinieri sardi. Secondo il sindacato indipendente dei carabinieri, l’uomo era stato avvertito tre volte prima che venisse azionato l’elettroshock.

Domenica, a Manesseno, frazione di Sant’Olcese, un cittadino albanese di 47 anni è deceduto poco dopo essere stato colpito con il taser. L’uomo, in evidente stato di alterazione e ritenuto ubriaco, aveva minacciato i vicini e poi aggredito sia i sanitari del 118, intervenuti per primi, sia i carabinieri giunti successivamente. Anche in questo caso, la causa del decesso sarebbe stata un arresto cardiaco.

Le reazioni politiche

Le due morti hanno acceso le polemiche sull’utilizzo del taser in Italia. Mentre la Garante dei detenuti in Sardegna ha definito la pistola elettrica “uno strumento di tortura legalizzata”, diversi esponenti del governo hanno difeso i militari.

Il comandante generale dell’Arma, Salvatore Luongo, ha inviato una lettera di sostegno “incondizionato” ai carabinieri coinvolti, mentre il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha scritto su Facebook:

E adesso che nessuno se la prenda con i Carabinieri, che hanno difeso sé stessi e dei cittadini aggrediti, facendo solo il proprio dovere”.

Piantedosi: "Il taser evita l’uso delle armi da fuoco"

A difendere con forza l’uso del dispositivo è stato soprattutto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha parlato di polemiche “pretestuose, pregiudiziali ed infondate”.

“Il profondo cordoglio per il decesso di due persone non deve essere strumentalizzato al solo fine di portare avanti l’ennesima campagna di antipatia verso i tutori dell’ordine – ha dichiarato Piantedosi –. Le autorità giudiziarie faranno i dovuti accertamenti, ma nulla può mettere in discussione professionalità, equilibrio e impegno delle forze di polizia”.

Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi
Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi

Secondo il ministro, il taser è uno strumento “imprescindibile” perché fornisce agli agenti un’alternativa meno letale rispetto all’arma da fuoco:

“Le regole di ingaggio prevedono che venga usato soltanto contro soggetti violenti e aggressivi che rappresentano un concreto pericolo per i presenti. La sicurezza dei cittadini è il primo obiettivo che deve essere perseguito”.

Piantedosi ha concluso ribadendo il sostegno del governo alle forze dell’ordine:

“Nei due casi specifici, si tratta di carabinieri intervenuti in situazioni estremamente difficili e rischiose. Non dobbiamo portare loro rispetto solo quando sono loro stessi a rimanere vittime di queste situazioni”.