Draghi show: il (quasi) congedo da Palazzo Chigi tra battute, mezze frasi e avvertimenti...
Il premier uscente ha esclusa un suo secondo mandato alla guida del Governo, ma su alcuni temi è stato perentorio, mentre su altri...
Dalle elezioni al suo secondo mandato, dal suo successore al Decreto aiuti, dal rigassificatore di Piombino alla "bufala" (così definita) dei fondi russi ai nostri partiti, fino al caso Orban, il tormentone delle ultimissime ore che scuote l'Europa e potrebbe alimentare altre tensioni.
Il congedo del presidente del Consiglio Mario Draghi (in realtà la conferenza stampa era stata organizzata per illustrare il Decreto Aiuti) a poco più di una settimana dal voto delle Politiche è stato un vero e proprio show.
I fondi russi ai partiti, bufala e pupazzi prezzolati
La vicenda dei fondi russi ai partiti, anche per la quasi contemporaneità del rapporto al Copasir del viceministro Gabrielli, è stato evidentemente uno dei temi più caldi, anche per le potenziali ripercussioni proprio sul voto di domenica 25 settembre.
Draghi è stato però categorico e anche pungente:
"Ho avuto una telefonata con Blinken che mi ha confermato l'assenza di forze politiche italiane nella lista di chi ha beneficiato di fondi russi. Non dimentichiamo che la democrazia italiana è forte".
E ancora:
"La democrazia italiana è forte, non si fa battere dai nemici esterni, dai loro pupazzi prezzolati, non bisogna dare ascolto a qualunque voce".
L'Europa contro Orban, l'atteggiamento di FdI e Lega
Altro tema "caldo" e attuale la vicenda Orban-Ungheria con la presa di posizione del Parlamento europeo dopo il rapporto che mette in discussione "la condotta democratica di Budapest".
Un rapporto condannato dall'Europa, ma dove FdI e Lega si sono astenuti.
Anche in questo caso Draghi è stato piuttosto perentorio, anche però lasciando a metà alcune considerazioni:
"Abbiamo una certa visione dell'Europa, difendiamo lo stato di diritto, siamo alleati alla Germania e alla Francia. Cosa farà il prossimo governo non lo so. Mi chiedo, uno come se li sceglie i partner? C'è una comunanza ideologica, ma anche credo l'interesse degli italiani. Chi sono questi partner? Chi conta di più? Datevi le risposte voi".
"Ancora a Palazzo Chigi? No..."
Alla domanda sulla possibilità di rivederlo a Palazzo Chigi alla guida del Governo (ancora espressione di larghe intese, dando per assodato che dalle urne uscirà vincitore il Centrodestra), il premier uscente ha risposto con un secco "no".
Una risposta che evidentemente in prima battuta complicherebbe i piani di Carlo Calenda e Matteo Renzi.
Cosa faranno Azione, Italia Viva e Pd
La strategia dei leader di Azione e Italia Viva è chiara: aspettare la (quasi certa) vittoria del Centrodestra, aspettare che lo stesso Centrodestra non trovi la quadra per la composizione della squadra di Governo (con il tema solo apparentemente banale del premier) ed entrare allora ..."in azione" riproponendo un personaggio del carisma di Mario Draghi.
Né più né meno in realtà la tattica che sembra aver preparato il Partito democratico. E del resto, lo stesso Calenda si è appena dichiarato disponibile (nelle scorse ore a Tagadà su La7) a dialogare con il Pd, con la pregiudiziale di escludere però il M5S.
Draghi-Salvini-Conte, (non) c'eravamo tanto amati...
Se la bacchettata a Salvini e Meloni sui rapporti con Orban è rimasta solo "sfumata", l'attacco al leader della Lega sulla questione delle sanzioni alla Russia non ha avuto invece bisogno di troppe interpretazioni:
"Le sanzioni stanno funzionando. La propaganda russa ha cercato di dimostrare che non funzionano: non è vero. Alcune non funzionano, altre funzionano poco, altre moltissimo. Le sanzioni funzionano, altrimenti non si spiegherebbero certi comportamenti recenti del presidente Putin".
E poi, con frasi sottintese, ecco l'altro attacco:
"Il Paese che vedo oggi è forte, leale all’alleanza Atlantica e che cresce economicamente, non posso fare previsioni su quello che succede. Non condivido la visione negativa di chi vede che il Pnrr così non va bene e chi parla di togliere le sanzioni e parla di nascosto con i russi, c’è gente che lo fa e c’è gente che non lo fa".
E poco dopo il presidente del Consiglio ne ha avute anche per il suo predecessore, Giuseppe Conte, riguardo le polemiche sul riarmo e la dotazioni belliche all'Ucraina:
"Nei rapporti internazionali bisogna essere trasparenti, altrimenti gli altri non capiscono: non bisogna fare giravolte, non si può votare l’invio delle armi e dire no, oppure ancora peggio votare contro l’invio delle armi e poi inorgoglirsi per l’avanzata ucraina".