L'ATTESA

Draghi lascia o raddoppia? Mercoledì il "giorno del giudizio" per il Governo

Il Centrodestra sembra ormai convinto a concentrarsi su nuove elezioni, caos e disorientamento regnano invece nel M5S.

Draghi lascia o raddoppia? Mercoledì il "giorno del giudizio" per il Governo
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Per il Governo suoneranno mercoledì 20 luglio 2022 i rintocchi del "giorno del giudizio". Il premier Mario Draghi è atteso alle Camere del Parlamento per le comunicazioni dopo le dimissioni (respinte) in seguito al "non voto" del Movimento 5 Stelle sul Decreto Aiuti.

Governo, l'appuntamento di mercoledì in Parlamento

Come molto enfaticamente fatto rimarcare dalla leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, dopodomani, mercoledì 20 luglio 2022 per Mario Draghi e il suo Governo potrebbe essere il "giorno del giudizio".

O comunque, ha ribadito la rappresentante degli ex An riproponendo un suo cavallo di battaglia, il giorno del giudizio sarà quando si esprimeranno gli italiani tornando al voto.

Il passaggio di Draghi a Camera e Senato

Molta è l'attesa per quelle che saranno le comunicazioni del presidente del Consiglio a Camera e Senato.

E intanto, sull'ordine dei lavori su cosa succederà, è intervenuto il presidente della Camera Roberto Fico che ha reso noto modalità e tempi della seduta.

Si tratterà di "comunicazioni fiduciarie", quindi con intervento del presidente del Consiglio, discussione e voto nominale su risoluzioni di fiducia. Al momento non è ancora stato deciso invece se il primo passaggio avverrà alla Camera o al Senato.

Dal giorno del giudizio al pressing per farlo restare: Draghi lascia o raddoppia?

Intanto, oltre all'attesa per le parole del premier, cresce il pressing per convincerlo a restare. In primis, da parte del Partito democratico.  Il segretario nazionale Enrico Letta è stato categorico nell'affermare che "l'Italia vuole che Draghi rimanga al proprio posto".

Una posizione che fa il paio con l'appello lanciato da numerosi sindaci di tutta Italia (la maggioranza in quota al Pd) per far tornare Draghi sulle sue decisioni.

Fiducia, Draghi bis con rimpasto o elezioni (più o meno) subito, sono i tre scenari che ci attendono.

L'appello di associazioni, rettori e presidi

E in queste ore il premier dimissionario ha incassato anche la richiesta a restare al suo posto anche dal mondo dell'associazionismo (Acli, Arci, Azione Cattolica, Confcooperative, Cnca, Fuci, Gruppo Abele, Legambiente, Legacoop Sociali, Libera, Meic, Movimento Politico per l'Unità) e dai rettori delle Università e dai presidi delle scuole.

Sulla stessa lunghezza d'onda del Pd, di associazioni, presidi e rettori c'è anche Matteo Renzi con Italia Viva. E allo stesso modo Pierferdinando Casini e Carlo Calenda di Azione.

Ciò nonostante in molti sono convinti che l'ex presidente della Banca centrale europea non tornerà indietro.

Matteo, Silvio e Giuseppe: i tormenti di Lega, FI e M5


Dal resto del Centrodestra, Matteo Salvini (Lega) e Silvio Berlusconi (Forza Italia) dopo un vertice in Sardegna in una delle residenze estive del Cavaliere, sembrano anche loro ormai decisi a percorrere la strada delle urne.

Il clima di totale di disorientamento è invece quello che si respira in casa Movimento 5 Stelle. Alle 14 di oggi, lunedì 18 luglio 2022, è ripresa l'ennesima riunione tra i pentastellati.

L'ex premier Giuseppe Conte sembra sempre più isolato all'interno del Movimento e altri 21 parlamentari sembrerebbero orientati a seguire il progetto di Luigi Di Maio e Insieme per il futuro, indebolendo ulteriormente la posizione dei Cinque Stelle.

La diaspora verso Di Maio, ma Di Battista lo stronca

A far da contraltare c'è però la posizione dell'altro ex leader del Movimento 5 Stelle, Alessandro Di Battista che non ha certo usato parole tenere verso l'(ex) amico, mentre è andato in difesa di Giuseppe Conte:

"Oggi addossare a Conte le responsabilità di questa pseudocaduta del Governo, che poi non so se ci sarà, è una falsità meschina che portano avanti giornali e politici, come Di Maio, a cui del Paese non interessa nulla, gli interessano le poltrone e il proprio potere".

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