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Difesa comune europea, Meloni chiede garanzie di sicurezza per le forze di pace a Kiev

Salvini dice no, Crosetto ricorda: "Serve voto in Parlamento, soldati non sono fax"

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La sicurezza dell'Ucraina deve necessariamente essere garantita nel contesto dell'Alleanza Atlantica. È questo il messaggio che la premier italiana, Giorgia Meloni, ha inviato con fermezza ai partner europei, in particolare al Regno Unito e alla Francia, che spingono per l'invio di peacekeeping in terra ucraina. Secondo la leader italiana sarebbe più utile fornire "concrete garanzie di sicurezza" a Kiev, per evitare che si ripetano le condizioni che hanno portato al conflitto degli ultimi tre anni. Questo il sunto di quanto espresso dalla Presidente del Consiglio, nella giornata di mercoledì 26 febbraio 2024, durante il collegamento tra i leader europei.

Un'affermazione ancora più netta arriva dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, che sottolinea come "i contingenti non si inviano come si invia un fax". Un chiaro segnale rivolto soprattutto a Emmanuel Macron, presidente francese, e al leader laburista britannico Keir Starmer, con cui Meloni avrà un incontro a Londra domenica prossima.

Soldati italiani in Ucraina: confronto con la Svezia e il coordinamento europeo

L'importanza della coesione europea sulla questione ucraina è stata ribadita anche durante il recente incontro tra Meloni e il primo ministro svedese, Ulf Kristersson. La discussione ha ripreso i temi trattati durante il vertice Nord-Sud in Lapponia, con un focus sulla sicurezza dei confini e sulla difesa comune in un contesto di "grandi sfide", come evidenziato dal premier svedese.

Kristersson ha riconosciuto a Meloni l'impegno per rafforzare il legame transatlantico, ritenendolo essenziale per affrontare le attuali minacce geopolitiche.

Nel corso di una breve call con gli alleati europei, Meloni ha ribadito la posizione italiana: l'invio di truppe europee in Ucraina non è una soluzione efficace e comporta rischi elevati. Secondo la premier, sarebbe invece più utile fornire "concrete garanzie di sicurezza" a Kiev, per evitare che si ripetano le condizioni che hanno portato al conflitto degli ultimi tre anni. Una linea di pensiero condivisa con la Svezia, il cui governo sostiene la necessità di una risposta strutturata e coordinata a livello europeo e transatlantico.

La risposta all'attivismo di Macron

L'iniziativa di Emmanuel Macron di proporre contingenti europei in Ucraina ha suscitato una reazione decisa da parte del governo italiano. Guido Crosetto ha espresso il suo dissenso sui social, criticando l'idea di "contingenti europei" proposti da "un presidente di una nazione comunitaria e uno di una nazione extracomunitaria", senza un adeguato confronto con gli altri Paesi membri dell'UE.

Il ministro della Difesa ha ribadito che quando si prende la parola a nome dell'Europa su questioni militari, sarebbe opportuno coinvolgere tutti gli attori interessati.

Le parole di Crosetto trovano eco nelle dichiarazioni del vicepremier Matteo Salvini, il quale ha sottolineato che "mandare soldati italiani in terra di guerra non ha senso".

Secondo Salvini, prima di qualsiasi decisione militare, è necessario che "Putin e Zelensky depongano le armi". Inoltre, il leader della Lega ha espresso preoccupazione per l’aumento delle spese militari, ritenendo che non debba avvenire a scapito di settori cruciali come la sanità.

Difesa e stabilità economica: la proposta italiana

Un punto di convergenza tra le forze di governo riguarda l'esclusione delle spese per la difesa dal Patto di Stabilità, una decisione accolta con favore dall'esecutivo italiano. Meloni ha definito questa scelta della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, come "un primo passo" nella giusta direzione, ma ha insistito sulla necessità di ulteriori soluzioni.

In questo contesto, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha avanzato la proposta di un "Recovery Plan per la difesa" durante il vertice ministeriale del G20 in Sud Africa. L'obiettivo sarebbe quello di rilanciare l'industria e la crescita economica, rispondendo al tempo stesso alle nuove esigenze di sicurezza. Secondo Giorgetti, un fondo comune europeo per la difesa eviterebbe che ogni Stato membro proceda autonomamente, generando un incremento dei costi in maniera inefficiente.

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