De profundis sul Salva Milano: il Comune fa marcia indietro e si costituisce parte civile
Dopo la vicenda Oggioni, marcia indietro dell'Amministrazione Sala: "Non serve più"

L’arresto dell'ex dirigente del Comune di Milano Giovanni Oggioni, accusato di corruzione, frode processuale, depistaggio e falso e presunti illeciti nella gestione dei permessi per costruire nuovi palazzi, non solo ha creato scalpore a Palazzo Marino, ma segna probabilmente anche il de profundis per il decreto Salva Milano. Almeno per quanto riguarda le scelte del Comune, che ha anche deciso di costituirsi parte civile nella questione.
Salva Milano, marcia indietro del Comune
L'iter della norma del Salva Milano è in corso: è già stata approvato dalla Camera dei Deputati ed è al momento in Senato dove la presentazione degli emendamenti e degli ordini del giorno scadrà il 12 marzo 2025.
L'ultima novità sulla questione arriva invece dal Comune di Milano che improvvisamente fa marcia indietro sulla tanto contestata norma che avrebbe dovuto sbloccare lo stallo sull’urbanistica. Lo comunica l'Amministrazione comunale di Milano che afferma di "non sostenere più la necessità di proseguire nell’iter di approvazione della proposta di legge cosiddetta Salva Milano".
Oggioni è anche accusato di aver fatto pressioni su alcuni parlamentari della maggioranza di governo per contribuire a scrivere la legge, e a farla poi approvare.
La comunicazione di Palazzo Marino
Palazzo Marino in una comunicazione ufficiale ha voluto motivare la sua posizione:
"Alla luce delle ipotesi di reato emerse dall’ordinanza del Gip del 21 febbraio 2025, che il Comune di Milano ha ricevuto e ha potuto leggere integralmente, l’Amministrazione considera in più di costituirsi parte civile.
A partire dal 2020 il Comune di Milano ha reso obbligatorio per dirigenti e funzionari responsabili dichiarare eventuali condizioni di incompatibilità. E questo vale anche per i membri di Commissione, compresa la Commissione comunale per il Paesaggio, sia alla nomina sia in sede di trattazione di ogni pratica. Dichiarazioni che non risultano essere state rese da chi oggi indagato.
Teniamo a ricordare che il Comune di Milano, alla luce delle indagini che recentemente hanno riguardato l’urbanistica, ha già messo in atto diverse misure:
- con apposita delibera di Giunta, datata febbraio 2024, lo Sportello Unico per l’Edilizia si è adeguato alle interpretazioni del GIP in tema di pianificazione attuativa e ristrutturazione edilizia;
- a settembre 2024 è stato modificato il Regolamento della Commissione comunale per il Paesaggio, rafforzando ulteriormente il principio di trasparenza che lo guida e prevedendo che almeno 8 componenti su 15, compreso il Presidente, per l’intera durata dell’incarico non svolgano attività di libera professione nel territorio comunale;
- a novembre sono state introdotte regole molto restrittive sui contatti tra funzionari dello Sportello Unico per l’Edilizia e gli utenti privati;
- è datato 1° marzo 2025 l’avvicendamento di alcuni dirigenti;
- inoltre a maggio 2023 il Consiglio comunale ha approvato la delibera di Giunta relativa all’aggiornamento degli oneri di urbanizzazione e a novembre 2024 sono stati aggiornati anche i criteri di monetizzazione dello standard.
Nel frattempo sono stati avviati i lavori per un nuovo Piano di Governo del Territorio. Infine, gli elementi di novità, e purtroppo di maggiore gravità, descritti negli atti di accusa inducono questa Amministrazione a non sostenere più la necessità di proseguire nell’iter di approvazione della proposta di legge cosiddetta Salva Milano".
Cosa prevede il Salva Milano
Quella ribattezzata Salva Milano è una legge molto complessa (come gran parte dei documenti che concernono l'urbanistica). Di fatto - per spiegarla in parole semplice - la legge prevede che per costruire un nuovo palazzo al posto degli edifici già esistenti e più alto delle altezze consentite dalla legge urbanistica del 1942 sia sufficiente una Scia per ristrutturazione se ci si trova in un’area già edificata. In caso di approvazione, dunque, i costruttori non dovrebbero più aspettare i piani comunali previsti per autorizzare le demolizioni e le ricostruzioni, ma avrebbero la possibilità di muoversi senza particolari vincoli. In questo modo verrebbe autorizzato retroattivamente quello che viene contestato dalla Procura.
Verdi: "Bene lo stop, ora voltare pagina con Pgt"
Appoggiano subito senza se e ma il passo indietro i Verdi, che non sono mai stati d'accordo con la norma, con la dichiarazione del capogruppo a Palazzo Marino Tommaso Gorini e della collega consigliera Francesca Cucchiara.
"La decisione del sindaco di non sostenere più l’approvazione della norma Salva-Milano e di recepire le indicazioni della Procura è non solo giusta, ma necessaria. È ciò che abbiamo sempre richiesto e auspicato da tempo. Le rivelazioni odierne sulle intercettazioni dell’ex dirigente comunale, Giovanni Oggioni, confermano quelle che erano le nostre preoccupazioni: questa norma interferiva con l’operato della Magistratura. Oggi scopriamo che, stando a quanto denunciato dagli inquirenti, il testo della norma sarebbe stato scritto dalle stesse persone indagate con l’obiettivo preciso di evitare le ripercussioni giudiziarie.
Con questo passo indietro, il sindaco fa una scelta di buon senso e auspichiamo facciano altrettanto le forze politiche che compongono la maggioranza di questo Consiglio che hanno votato a favore della norma in Consiglio e in Parlamento. Alla luce di questa decisione, vogliamo e dobbiamo guardare avanti. A fronte di fatti così gravi, che toccano il funzionamento stesso della macchina amministrativa, dobbiamo rispondere dando un segnale forte di apertura e di trasparenza nella costruzione del nuovo Piano di governo del territorio.
È il momento di dare spazio alle energie e alle proposte di chi da dentro e fuori Palazzo Marino, nella società civile, nelle università, chiede un cambio di passo radicale per affrontare la crisi abitativa, dei salari ed ecologica. Milano si salva solo se ha davvero il coraggio di voltare pagina e aprire un nuovo capitolo sullo sviluppo urbanistico della città".
Movimento 5 Stelle, Sironi: "Sala ha gettato la spugna, ha vinto la legalità"
D'accordo sulla conclusione della vicenda anche la senatrice M5S Elena Sironi.
"Sala ha gettato la spugna. Ha vinto la legalità. Dopo mesi di dura battaglia, rispetto alla quale non ci siamo sottratti, come M5S, nemmeno nei momenti più difficili quando sembrava che lo scempio del Salva Milano fosse cosa fatta, ci possiamo ritenere soddisfatti. Mi sono battuta personalmente dal primo momento per la mia città, per i cittadini milanesi e per tutti gli italiani che sarebbero stati danneggiati da una legge folle. Chi ha sbagliato deve pagare".
Majorino (Pd): "Non ci sono le condizioni per andare avanti"
Sulla vicenda era intervenuta anche la segretaria del Pd Elly Schlein, che a margine di un evento a Roma aveva affermato che "dopo i gravi fatti emersi oggi dalla magistratura è evidente che non ci sono le condizioni per andare avanti in una discussione sul Salva Milano".
Parole che trovano riscontro anche in quelle di Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd in consiglio regionale e responsabile nazionale dem per il diritto alla casa.
“Mi trovo in totale sintonia con quanto espresso dalla nostra segretaria nazionale Elly Schlein, non ci sono le condizioni per andare avanti sul ddl Salva Milano. Aggiungo che ora serve un'ulteriore svolta nelle politiche espresse sia sul piano urbanistico che su quello della casa”.

Beatrice Uguccioni, capogruppo Pd a Palazzo Marino e Bruno Ceccarelli, presidente Pd della commissione consiliare Rigenerazione Urbana di Palazzo Marino concordano con la scelta del Comune di costituirsi parte civile e chiedono di fare chiarezza.
“Le notizie arrivate oggi rispetto agli sviluppi dell’inchiesta sull’urbanistica a Milano richiedono a chi amministra senso di responsabilità e capacità di prendere decisioni complesse. Per questo motivo siamo d’accordo con la scelta del Comune di costituirsi parte civile. Nel caso si accertasse, alla fine dell’iter giudiziario, che qualcuno ha approfittato del proprio ruolo per perseguire interessi personali è giusto che paghi. Essendo inoltre coinvolti da alcune intercettazioni alcuni politici di centrodestra concordiamo con la scelta del partito nazionale e del gruppo del Pd al Senato di fermare l’iter del decreto Salva Milano. Noi proseguiremo, come sempre abbiamo fatto in questi anni, a lavorare nell’unico interesse della nostra città e al servizio dei cittadini milanesi".
La voce dell'opposizione: Bestetti (FdI)
Critiche, naturalmente, da parte del centrodestra. A parlare per Fratelli d'Italia è il consigliere regionale Marco Bestetti:
"Il brusco dietrofront del Comune sulla legge cosiddetta Salva Milano è l'ennesima sbandata di Palazzo Marino, un testa coda che conferma il completo stato confusionale della sinistra e che, ancor peggio, suona come un'incredibile ammissione di colpa. Se la norma si fonda su solide basi di interesse pubblico, come si è sempre sostenuto fino ad oggi, per quali ragioni oggi l'Amministrazione batte in ritirata? I casi sono due: o la norma promossa da Palazzo Marino perseguiva in realtà interessi più privatistici che pubblici, oppure il Comune si sta piegando ancora una volta alla Procura abdicando al suo ruolo di decisore politico. In entrambi i casi, si tratta di ipotesi agghiaccianti".
Critico anche un ex Pd, Daniele Nahum, che in un post (ricondiviso anche da Carlo Calenda) ha sottolineato l'incoerenza della decisione:
"Se il 'Salva Milano' era un provvedimento giusto fino a ieri, non vedo per quale motivo non dovrebbe esserlo anche ora. A prescindere dalla logica perversa di piegarsi al volere della Procura".
Se il 'Salva Milano' era un provvedimento giusto fino a ieri, non vedo per quale motivo non dovrebbe esserlo anche ora. A prescindere dalla logica perversa di piegarsi al volere della Procura. #SalvaMilano
— Daniele Nahum (@DanieleNahum) March 6, 2025