Dazi, Meritocrazia Italia: "Equità, trasparenza e una strategia industriale integrata"
"Il merito deve essere il criterio con cui si sostiene chi innova, chi produce e chi porta valore nei territori"

Il recente accordo commerciale tra Europa e Stati Uniti, annunciato come un risultato strategico utile a scongiurare l’inasprimento di una guerra dei dazi, merita un’analisi più profonda. Dietro le cifre e le dichiarazioni ufficiali si cela una realtà articolata, che rischia di produrre seri squilibri settoriali e territoriali.
Dazi, in attesa della stesura definitiva
L’intesa è in corso di revisione e se ne attende la stesura definitiva, però i termini raggiunti durante l’incontro fra il Presidente Trump e la Presidente Von der Leyen, pur prevedendo una riduzione parziale delle tariffe sulle esportazioni europee, specie per alcuni comparti, e nuovi impegni europei su acquisti energetici e attrazione di investimenti statunitensi, presentano asimmetrie evidenti tra i settori industriali tutelati e quelli sacrificati.
A beneficiarne saranno comparti ad alta tecnologia, come l’aerospaziale e la componentistica avionica, che godranno dell’esenzione daziaria, i semiconduttori e le tecnologie digitali, messi al riparo da rincari e così rafforzando la competitività di filiere innovative, e le imprese legate alla transizione energetica, potenzialmente coinvolte nei nuovi flussi di investimento e importazione.
I comparti più colpiti sono invece:
- acciaio e alluminio, soggetti a tariffe fino al 50% con gravi impatti su acciaierie e lavorazioni metallurgiche, cardine della filiera industriale nazionale;
- automotive e meccanica, che dovranno affrontare dazi al 15% e costi più elevati per le materie prime, mettendo a rischio l’intera catena di fornitura;
- farmaceutica generica, minacciata da tariffe elevate e instabilità normativa che potrebbero compromettere l’export verso gli USA;
- agroalimentare, che, pur non coinvolto direttamente nell’accordo, potrebbe diventare oggetto di tensioni e misure ritorsive, con ricadute su vini, spiriti e trasformati di eccellenza italiana.
Le ricadute si avranno in tagli occupazionali, calo dell’export e perdita di competitività.
Meritocrazia Italia: "Servono chiarezza e coraggio"
Meritocrazia Italia ribadisce la necessità di intervenire con chiarezza e coraggio, proponendo misure non solo simboliche ma capaci di agire subito su chi rischia di restare indietro, ossia sgravi fiscali temporanei per le imprese colpite, incentivi per la diversificazione dei mercati di sbocco, fondi agevolati per l’acquisto di materie prime alternative o la riconversione produttiva, programmi di accompagnamento all’innovazione, soprattutto per le PMI.
Accanto a ciò, è indispensabile rafforzare l’accesso delle piccole e medie imprese italiane a programmi europei di finanziamento già attivi, come Eurostars, che finanzia progetti di ricerca e sviluppo condotti da PMI in collaborazione con partner internazionali. L’obiettivo è semplice: dare risorse a chi ha idee valide, anche senza grandi strutture. Meritocrazia ha già proposto – ben prima dell’accordo – che Eurostars venisse potenziato e reso più accessibile attraverso referenti dedicati, piattaforme informative chiare e criteri di selezione trasparenti.
Tavolo permanente di confronto
Infine, Meritocrazia propone la creazione di un tavolo permanente di confronto, un luogo dove siedano stabilmente le Istituzioni europee, che decidono le politiche industriali e commerciali, le rappresentanze produttive locali, che conoscono i bisogni reali delle imprese e dei distretti, e la società civile, che rappresenta i territori e i lavoratori.
"Un tavolo così strutturato servirebbe a valutare l’evoluzione dell’accordo, monitorare i suoi effetti economici, proporre correttivi e dare voce a chi spesso resta fuori dalle decisioni strategiche. Una politica commerciale che tutela solo alcuni settori e sacrifica altri non costruisce coesione, ma divisione. Il merito deve essere il criterio con cui si sostiene chi innova, chi produce e chi porta valore nei territori. Non possono essere solo gli interessi dei grandi gruppi a guidare le scelte, deve essere l’interesse collettivo di chi costruisce il Paese ogni giorno".