Dal Governo altri 200milioni per l'Ilva: serviranno a pagare la cassa integrazione per 4000
Lo stanziamento rientra in un pacchetto più ampio di interventi mirati a fronteggiare le principali crisi industriali italiane

Il Governo ha stanziato 200 milioni di euro per fronteggiare l’ennesima fase critica dell’ex Ilva di Taranto, oggi Acciaierie d’Italia (Adi), attualmente in amministrazione straordinaria. Il provvedimento è stato approvato con un decreto-legge dal Consiglio dei Ministri, come annunciato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.
Pacchetto di interventi mirati per le crisi industriali
La somma, che si aggiunge ai 100 milioni già sbloccati a maggio, è destinata a garantire la continuità produttiva dello stabilimento, la sicurezza degli impianti e il pagamento della cassa integrazione per circa 4.000 lavoratori, fortemente penalizzati dalla drastica riduzione dell'attività industriale, aggravata dall’incendio che ha fermato l’altoforno 1. Il governo punta ora a riattivare l’altoforno 2, affiancandolo al numero 4, l’unico attualmente operativo e sottoposto a rigidi standard di sicurezza.
Lo stanziamento rientra in un pacchetto più ampio di interventi mirati a fronteggiare le principali crisi industriali italiane. Nel decreto sono state incluse misure specifiche anche per le situazioni di Piombino, Beko e La Perla. Ma l’attenzione resta concentrata su Taranto, che rappresenta il cuore nevralgico della siderurgia nazionale ed europea.

Oltre ai fondi, il decreto prevede anche l’istituzione di un commissario per la concessione delle autorizzazioni necessarie in caso di "significativi investimenti esteri". Una clausola che guarda con interesse alla possibile entrata di nuovi partner industriali, come Baku Steel, azienda azera in trattativa per l’acquisizione di Adi, nonostante la sua limitata capacità produttiva rispetto all’impianto tarantino.
Previsto anche il rafforzamento della società Dri Italia – partecipata da Invitalia – attraverso l’apertura a nuovi investitori privati e l’ampliamento del capitale, attualmente fissato a un miliardo di euro. Dri avrà un ruolo cruciale nel percorso di transizione industriale e decarbonizzazione dell’impianto, con l’obiettivo di realizzare tre forni elettrici e un impianto di preridotto di ferro entro i prossimi 12 anni.
Il ruolo degli enti locali
Fondamentale sarà ora il ruolo degli enti locali. L’accordo di programma per il rilancio dell’impianto è ancora in attesa della firma formale da parte del Comune di Taranto e della Regione Puglia. Il nuovo sindaco, Piero Bitetti, è chiamato a pronunciarsi su questioni chiave come le autorizzazioni per l’arrivo di una nave rigassificatrice e la realizzazione di un desalinizzatore.

Infine, è stata prorogata la norma già contenuta in un precedente decreto che consente alla Regione Puglia di utilizzare i residui di bilancio per sostenere l’indotto siderurgico. Una misura sollecitata nuovamente da Bari, anche alla luce della recente decisione della Procura di sequestrare l’altoforno 1, che ha ulteriormente aggravato le difficoltà economiche e occupazionali dell’intero comparto.