Cosa vuol dire che Fratelli d'Italia tende una mano agli alleati sul "terzo mandato"
Il partito di maggioranza non esclude un confronto politico futuro sulla questione e apre così ai leghisti

Terzo mandato sì o terzo mandato no, questo è il problema. Non si spegne il dibattito, ma dopo giorni di tensioni interne alla maggioranza, Fratelli d’Italia cerca la mediazione.
Terzo mandato, FdI tende una mano ai leghisti
Il tema è esploso di nuovo dopo che il Consiglio dei ministri ha deciso di impugnare la legge approvata il 9 aprile dal Consiglio provinciale di Trento che consentiva al presidente della Provincia autonoma – oggi il leghista Maurizio Fugatti – di candidarsi per un terzo mandato consecutivo.

Una mossa che ha riaperto una frattura tra FdI e Lega, già emersa in Friuli e Veneto e pronta a riproporsi in vista delle prossime scadenze elettorali. Ora, però, Fratelli d’Italia tende la mano agli alleati.
La tensione in Friuli Venezia Giulia
Il tentativo è quello di ricucire lo strappo e proprio in nome di una ritrovata serenità (più apparente che concreta), dal partito di Meloni fanno sapere che non ci sono "posizioni pregiudiziali" sul numero di mandati. In poche parole, se ne può discutere.
Un cambio di tono rispetto alla linea degli scorsi mesi che arriva a pochi giorni dalla tensione con la Lega anche in Friuli Venezia Giulia dove il presidente Massimiliano Fedriga è al lavoro per ricomporre i rapporti tra le forze di maggioranza.
Attesa per la decisione della Corte costituzionale
Il ministro Francesco Lollobrigida (FdI) ha però ammonito: "Gli enti locali devono smetterla di andare per conto proprio".
Il riferimento è ai tentativi di alcune giunte regionali o provinciali di aggirare i vincoli sui mandati tramite leggi locali, come già accaduto in Campania con Vincenzo De Luca. La Corte costituzionale, lo scorso aprile, aveva bocciato proprio quella norma sancendo che non si può ricoprire tre volte consecutive lo stesso incarico di presidente di Regione.
Ma per Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, i tempi saranno più lunghi. Bisognerà attendere un nuovo pronunciamento della Corte costituzionale che possa chiarire se e come le Regioni a statuto speciale possano legiferare in materia di mandati.
"Solo allora se ne discuterà"
Per questo motivo, il governo – ha precisato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi – ha deciso “in punta di diritto”, ma non esclude un confronto politico futuro sulla questione.

Solo quando la Corte si sarà espressa sarà possibile una "discussione politica seria" e magari anche una revisione normativa a livello nazionale.
Il tentativo di mediazione
Oltre al caso Trentino, dove Fugatti punta a ricandidarsi, anche il Veneto è una Regione cruciale per il futuro della maggioranza. La Lega insiste sulla continuità amministrativa e vorrebbe mantenere la guida del governo regionale.
Ma dentro Fratelli d’Italia, ora primo partito, i veneti scalpitano e chiedono spazio. Il rischio è che le tensioni territoriali degenerino, mettendo a rischio l’unità del centrodestra.
La posizione attuale di Fratelli d’Italia sembra quindi un tentativo di mediazione: da un lato, ribadire il rispetto delle regole costituzionali, dall’altro non rompere con gli alleati della Lega, con cui la convivenza si fa sempre più complessa.