Piaga da sconfiggere

Contro il lavoro nero e le morti sul lavoro, Meritocrazia Italia chiede interventi strutturali

Soltanto dal 2021 al 2024 i morti sul lavoro sono stati 4442 e a gennaio di quest’anno 60, il 33,3% in più rispetto allo stesso mese dell’anno scorso

Contro il lavoro nero e le morti sul lavoro, Meritocrazia Italia chiede interventi strutturali
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Soltanto dal 2021 al 2024 i morti sul lavoro sono stati 4442 e a gennaio di quest’anno 60, il 33,3% in più rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. ​Il lavoro sommerso costituisce, dal canto suo ed ancora oggi, una piaga sociale mal curata.

Lavoro nero e morti bianche, piaga da sconfiggere

Nonostante la normativa e i controlli, la realtà lavorativa è troppo spesso intrisa di situazioni ambigue, come spiega il presidente di Meritocrazia Italia Walter Mauriello:

"​Gli effetti del fenomeno sono devastanti soprattutto con riferimento alla questione sicurezza. Troppe morti e troppi infortuni pesano sulla società civile e sono il prodotto di ambienti di lavoro totalmente privi delle garanzie minime d’incolumità per il lavoratore.

​Al danno si aggiunge la beffa dello scandalo delle assunzioni fittizie, molto spesso funzionali ai canali dell’immigrazione irregolare.

Attualmente l’INL si occupa di verificare che le normative vengano rispettate, attraverso ispezioni periodiche non programmate e non obbligatorie, lasciando alle aziende la gran parte della responsabilità.

​Sotto il profilo del lavoro nero, invece, lo strumento più stringente adoperato per contrastare il fenomeno è dato dall’art. 14, d.lg. n. 81 del 2008. La norma prevede la sospensione dell’attività nei casi i cui i lavoratori irregolari superino il 10% della forza lavoro. L’imprenditore può ovviare regolarizzando i lavoratori ed effettuando il pagamento del 20% della sanzione aggiuntiva. Lo strumento si rivela, tuttavia, scarsamente efficace per alcune tipologie di imprese, come ad esempio quelle agricole od ortofrutticole oppure gli allevamenti. In questi casi, infatti, gli effetti della sospensione sono temperati dalle previsioni della circolare n. 3 del 2021 dell’ispettorato nazionale del lavoro, che prevede una serie di eccezioni legate proprio alla natura deperibile del prodotto.

Di là da controlli e sanzioni, serve uscire dalle narrazioni stereotipate che riducono la questione alla mera dicotomia datore-sfruttatore/lavoratore.

​Si tratta di rendere la salute e la sicurezza sul lavoro un processo condiviso, continuo e concreto, perché la sicurezza non può essere solo un obbligo da rispettare sulla carta, ma deve diventare una cultura condivisa, fondata su dialogo, responsabilità, competenza e trasparenza.

Oltre i giudizi di valore, il lavoro nero e la sua entità costituiscono pur sempre il frutto dell’incontro tra domanda e offerta. Esiste una domanda di lavoro che, mossa dalla necessità, o in certi casi dall’utilità, accetta prestazioni in condizioni di assoluta precarietà, ed esiste una imprenditoria che, per molteplici ragioni, poggia la sua produttività su fondamenta discutibili fatte di assenza di tutele, sicurezza inesistente e scarse garanzie.

​A creare le condizioni favorevoli al lavoro sommerso o irregolare è l’incrocio di una serie di fattori che non implicano esclusivamente lo stato di bisogno del lavoratore e la spregiudicatezza del datore.

Si dovrebbe partire dalla consapevolezza che il flusso di immigrazione irregolare costituisce proprio il terreno fertile del nero. Il lavoratore, infatti, in questi casi chiede di restare nell’ombra, non essendo in regola con la normativa. Ancora, non può sottacersi il fenomeno del lavoratore che, vivendo situazioni di incompatibilità o usufruendo di sussidi statali, cerca esplicitamente occupazione irregolare. Altro fattore, troppo spesso sottaciuto, è il costo del lavoro e la pressione fiscale. Ancora oggi il costo del lavoro per un imprenditore può costituire un onere eccessivo che si aggiunge agli oneri fiscali già elevati e al di sopra della media europea. Il datore, in molti casi, preferisce affrontare il rischio di controlli e sanzioni piuttosto che accollarsi costi fissi ingestibili".

Le proposte di Meritocrazia Italia

​Solo un’azione incrociata condotta su diversi fronti può contrastare efficacemente il fenomeno.

A tal fine, Meritocrazia Italia propone una serie di iniziative:

  1. l’adozione di una politica di flussi migratori che sia lontana da un principio di accoglienza senza prospettive, e soprattutto che sia coerente con ingressi regolari, agganciati a contratti rispettosi della normativa;
  2. interventi volti all’abbassamento della pressione fiscale per le imprese;
  3. l’adozione di un meccanismo di premialità per le imprese che investono in un modello di sicurezza sul lavoro collaborativo, partecipato, obbligatorio e verificabile, mediante la possibilità di sgravi contributivi, incentivi INAIL e semplificazioni burocratiche;
  4. l’obbligo di pagamento tracciato nel settore agricolo ed edile, per contrastare il fenomeno del caporalato e del lavoro nero,
  5. l’estensione di campagne informative, programmi educativi nelle scuole e iniziative di formazione per i lavoratori.

"Occorre costruire un nuovo modello di sicurezza sul lavoro fondato su di una rinnovata mentalità di legalità. prevenzione e programmazione, con abbandono dell’attuale logica dell’emergenza e del laissez faire non consona ad uno Stato di Diritto", conclude Mauriello.

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