Consulta su procreazione assistita, il Centrodestra: "Attacco a famiglia naturale". Le opposizioni esultano e chiedono una legge
Augusta Montaruli, vice capogruppo di Fratelli d’Italia, ha commentato che “ogni bambino ha diritto a una mamma e a un papà”. Nota congiunta di Zan e della segretaria Pd Shlein: "Ora una legge nazionale"

Con la sentenza n. 127 del 22 maggio 2025, la Corte Costituzionale ha acceso un acceso dibattito politico e culturale sul tema della procreazione medicalmente assistita (PMA), pronunciandosi su un punto delicato e cruciale: la possibilità per la madre non biologica, all’interno di una coppia di donne, di essere riconosciuta legalmente come genitore del figlio nato da PMA effettuata all’estero, pratica vietata dalla legge 40/2004 in Italia.

La decisione della Consulta ha dichiarato incostituzionale il divieto di riconoscimento della genitorialità per la madre intenzionale, quando la PMA è stata praticata legalmente in un altro Paese. Secondo la Corte, questa proibizione viola i diritti costituzionali del bambino e ne compromette il miglior interesse, principio cardine nel diritto minorile.
Le reazioni del centrodestra: “Un attacco al modello familiare naturale”
La pronuncia ha suscitato la dura reazione di diverse voci del centrodestra. Augusta Montaruli, vice capogruppo di Fratelli d’Italia, ha commentato che “ogni bambino ha diritto a una mamma e a un papà” e che la sentenza della Corte rende ancora più urgente affrontare il tema della responsabilità del padre biologico, anche in casi di fecondazione avvenuta all’estero. Montaruli ha sottolineato che la legge 40 non è stata toccata nella sua legittimità, ma che la Corte ha aperto un pericoloso spiraglio verso una cancellazione del ruolo paterno, ledendo – a suo dire – il diritto del minore ad avere una figura maschile di riferimento.
Sulla stessa linea la deputata leghista Laura Ravetto, responsabile del Dipartimento Pari Opportunità della Lega, che ha ribadito come per il suo partito sia fondamentale tutelare “il diritto dei bambini ad avere una madre e anche un padre”. Una visione che, afferma, si fonda sul buonsenso e sulla protezione dell’infanzia, contro ogni “deriva ideologica”.
Anche l’ex senatore della Lega e avvocato Simone Pillon ha espresso una netta condanna, parlando di “fatto gravissimo” e di “cancellazione della figura paterna con un tratto di penna”. Secondo Pillon, la sentenza apre scenari pericolosi che potrebbero portare, a suo dire, alla legittimazione dell’utero in affitto e a un indebito protagonismo della magistratura su temi che spettano al Parlamento.
LA CORTE COSTITUZIONALE CANCELLA IL PAPÀ
Trovo gravissima la decisione della Consulta che legittima le due madri, cancellando la figura paterna con un tratto di penna.
I bambini nascono da mamma e papà. Imporre costrutti ideologici che sovvertono il diritto naturale è pericoloso… pic.twitter.com/jaeE8GEqy5— Simone Pillon (@SimoPillon) May 22, 2025
Dura anche la reazione della ministra per la Famiglia, Natalità e Pari Opportunità, Eugenia Roccella, che pur riconoscendo l’interesse del bambino ad avere due figure genitoriali, ha criticato la sentenza per aver completamente ignorato i fondamenti biologici della genitorialità. “Cancellare il padre – ha dichiarato – non è un progresso, ma una sottrazione di un diritto fondamentale al bambino”.

Le reazioni del centrosinistra: “Una vittoria per i diritti e la dignità delle famiglie”
Di tutt’altra opinione il Partito Democratico, che ha accolto la decisione con entusiasmo. Alessandro Zan, europarlamentare e responsabile diritti del partito, ha parlato di “sentenza storica” che “smonta la crociata ideologica del Governo Meloni contro le famiglie arcobaleno”. Secondo Zan, la Corte ha affermato un principio chiaro: se due donne decidono insieme di avere un figlio, anche la madre che non partorisce deve essere riconosciuta fin dalla nascita.
Oggi la Corte Costituzionale, con una sentenza storica, smonta la crociata ideologica del Governo Meloni contro le famiglie arcobaleno: è incostituzionale negare la genitorialità a chi decide di avere un figlio con la procreazione medicalmente assistita avvenuta legalmente… pic.twitter.com/MwpGQcEI3h
— Alessandro Zan (@ZanAlessandro) May 22, 2025
Zan ha inoltre denunciato la strategia del governo, accusandolo di aver trascinato “genitori e figli nei tribunali, calpestando affetti e diritti”. Insieme alla segretaria Elly Schlein, ha firmato una nota congiunta in cui si chiede una legge che riconosca pienamente le famiglie omogenitoriali, ponendo fine a una discriminazione che ha colpito soprattutto i bambini.
Oggi la Corte Costituzionale, con una sentenza storica, smonta la crociata ideologica del Governo Meloni contro le famiglie arcobaleno: è incostituzionale negare la genitorialità a chi decide di avere un figlio con la procreazione medicalmente assistita avvenuta legalmente… pic.twitter.com/MwpGQcEI3h
— Alessandro Zan (@ZanAlessandro) May 22, 2025
Mara Carfagna, segretaria di Noi Moderati ed ex ministra, ha invece espresso un'opinione più equilibrata. Pur appartenendo all’area centrista, ha definito la sentenza “importante” perché “sana un vulnus che penalizzava i minori” e ribadisce che “il legame genitoriale vale alla stessa maniera per la madre biologica e per quella intenzionale”. Per Carfagna, il focus dev’essere sempre e comunque il benessere del bambino.
Magi (Più Europa): “Una battaglia di civiltà vinta in Corte”
Riccardo Magi, deputato di Più Europa, ha esultato per una sentenza che considera “un principio di civiltà e umanità che il Parlamento non ha saputo tutelare”. Ha ricordato come il suo partito avesse già presentato tre anni fa una proposta di legge in linea con quanto affermato ora dalla Corte, e ha criticato il Ministero dell’Interno per aver fatto “la guerra ai bambini, punendo loro per colpire le madri”. Per Magi, “famiglia è dove c’è amore, e ogni famiglia deve essere riconosciuta allo stesso modo”.
Una sentenza che segna un punto di svolta
La decisione della Consulta rappresenta un momento di svolta per la legislazione e la giurisprudenza italiane. Per la prima volta, si afferma che la genitorialità non può essere negata sulla base dell’orientamento sessuale o del metodo con cui il figlio è stato concepito, se la PMA è avvenuta nel rispetto delle leggi di un altro Stato.
Resta ora la sfida politica e parlamentare di colmare il vuoto normativo che la sentenza evidenzia. Se da un lato c'è chi teme l'annullamento del modello familiare tradizionale, dall’altro c'è chi vede finalmente riconosciuti affetti e relazioni familiari che esistono di fatto, ma che finora non trovavano tutela legale.