Caso Salis, dopo Salvini anche Letizia Moratti “non ci sta”.
Dopo che la Commissione giuridica del Parlamento europeo (JURI) ha respinto, con voto segreto, la richiesta presentata dall’Ungheria per revocare l’immunità parlamentare a Ilaria Salis, eurodeputata italiana eletta con Alleanza Verdi e Sinistra, nella tarda mattinata di oggi, da Bruxelles, la rappresentante di Forza Italia-Ppe (e già vicepresidente e assessore al Welfare di Regione Lombardia ed ex Ministro dell’Istruzione e Ricerca) ha espresso tutte le sue perplessità, commentando:
“Immunità parlamentare non può diventare uno scudo improprio. Giustizia e politica restino su piani distinti”.
La lettura “distorta” dell’immunità parlamentare, l’accusa di Moratti

L’europarlamentare azzurra (tra l’altro presidente della Consulta nazionale di Forza Italia) in una nota stampa ha poi ulteriormente articolato il suo pensiero:
“Da sempre mi riconosco nei principi del garantismo, che considero un cardine imprescindibile dello Stato di diritto e della democrazia liberale. È proprio in nome di questo garantismo che desidero esprimere la mia posizione critica. L’istituto dell’immunità parlamentare nasce con l’obiettivo di tutelare i parlamentari nello svolgimento libero e indipendente del proprio mandato, proteggendoli da pressioni indebite o da procedimenti giudiziari legati direttamente alla loro attività politica. È uno strumento di salvaguardia delle istituzioni, non un mezzo per sottrarsi a eventuali responsabilità personali che precedono l’elezione”.
Stato di diritto e diritti della persona
La rappresentante del Partito popolare europeo e di Forza Italia ha infatti sottolineato un particolare che ritiene fondamentale nella valutazione della questione:
“In questa vicenda, i procedimenti penali a carico di Salis in Ungheria erano già stati avviati ben prima della sua elezione al Parlamento europeo. Utilizzare l’immunità per bloccare tali processi significherebbe snaturare la funzione stessa dell’istituto e trasformarlo in uno scudo improprio”.
Europa tra stato di diritto e diritti della persona
Nella sua presa di posizione, l’ex Ministro ha completato la sua disamina della vicenda guardando agli aspetti legati alla difesa dei principi dello stato di diritto e dei diritti fondamentali della persona:
“E’ un impegno fondamentale, ma senza permettere che strumenti pensati per garantire la libertà del mandato parlamentare vengano distorti o piegati a fini diversi. Proprio perché garantista, ritengo necessario ribadire che giustizia e politica devono restare su piani distinti: nessuno deve subire processi per le proprie idee o per la propria attività parlamentare, ma nessuno deve neanche potersi sottrarre a processi legati a fatti estranei al mandato ricevuto dai cittadini”.
La vicenda, la palla passa ora all’Aula del Parlamento Europeo
Come detto, ieri, martedì 23 settembre 2025, La Commissione Juri del Parlamento europeo, nel primo voto, ha deciso di mantenere l’immunità per Salis. Ora la parola passa al voto dell’Aula.
Vale la pena infatti ricordare che il voto in Commissione non è definitivo: la decisione spetta all’assemblea plenaria del Parlamento europeo, chiamata a pronunciarsi nei primi giorni di ottobre.
L’iter proseguirà con una valutazione politica oltre che normativa: la composizione dei gruppi, la sensibilità degli eurodeputati e la linea del Ppe saranno elementi decisivi.
In particolare, trascenderà il dibattito sull’equilibrio tra tutela del mandato e responsabilità giudiziarie pregresse.
Caso Salis, la bocciatura anche di Salvini
Oltre a quella di Moratti, ieri c’era stata anche la sonora bocciatura del leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini alla decisione della Commissione Giuridica di Bruxelles:
“Chi sbaglia non paga. Vergogna. Poltrona salva, dignità persa”.