Nuovo capitolo

Caso Almasri, denuncia alla Corte penale internazionale sull'Italia

Tutto partirebbe dalla denuncia di un cittadino sudanese vittima del torturatore libico

Caso Almasri, denuncia alla Corte penale internazionale sull'Italia
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La vicenda Almasri non si ferma all'informativa in Parlamento e alle polemiche. E' notizia di pochi minuti fa - riportata da Avvenire - che la Corte penale internazionale dell'Aja ha ricevuto una denuncia sull'operato del governo italiano per "ostacolo all'amministrazione della giustizia ai sensi dell'articolo 70 dello Statuto di Roma".

La denuncia sarebbe nei confronti di  Giorgia Meloni, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi.

Caso Almasri, la Corte penale internazionale e la denuncia all'Italia

Il denunciante sostiene che alcuni membri del gruppo di cui faceva parte (compresi lui e la moglie) sarebbero stati vittime di violazione dei diritti umani nel 2019. La sua testimonianza sarebbe anche contenuta nell'atto d'accusa allegato al mandato di cattura internazionale per il generale libico.

L'atto conterrebbe alcune imprecisioni (su tutte, si cita la permanenza di Almasri in Italia per 12 giorni, quando in realtà il torturatore libico è stato nel nostro Paese dal 18 al 22 gennaio 2025), ma sarebbe al momento oggetto di integrazioni da parte dei legali del rifugiato.

La Cpi però annuncia che non è stato avviato alcun fascicolo e non sarà aperta alcuna indagine nei confronti del governo italiano. Si tratta di una delle centinaia di denunce che arrivano alla Procura internazionale ma non è stata presa alcuna decisione.

Cosa dice la denuncia

Secondo l'accusa, la premier e i ministri avrebbero "abusato dei loro poteri esecutivi per disobbedire ai loro obblighi internazionali e nazionali".

In particolare viene citato l'articolo 70 dello Statuto di Roma:

La Corte eserciterà la propria giurisdizione sui seguenti reati commessi ai danni della amministrazione della giustizia se sono perpetrati intenzionalmente:

  • fornire falsa testimonianza malgrado l'obbligo assunto di dire la verità in applicazione dell'articolo 69, paragrafo 1;
  •  presentare dementi di prova che le parti conoscono essere falsi o falsificati;
  •  subornare testi ostacolare o intralciare la libera presenza o testimonianza di un teste, attuare misure di ritorsione nei confronti di un teste per la sua testimonianza, o distruggere o falsificare elementi di prova o intralciare la raccolta di tali elementi;
  • ostacolare, intimidire o corrompere un funzionario della Corte allo scopo di obbligarlo o persuaderlo a non ottemperare, o ad ottemperare impropriamente ai Suoi obblighi;
  •  attuare misure di ritorsione nei confronti di un funzionario della Corte per il dovere espletato da questi o da un altro funzionario;
  •  sollecitare o accettare retribuzioni illecite in qualità di funzionario o agente della Corte, in relazione alle proprie mansioni ufficiali.

2. I principi e le procedure che disciplinano l'esercizio della giurisdizione della Corte sulle violazioni di cui al presente Articolo saranno quelli previsti nelle Regole Procedurali e di Ammissibilità delle Prove. Per fornire cooperazione internazionale alla Corte in relazione ai procedimenti di cui al presente Articolo ci si atterrà alla legislazione interna dello Stato a cui ci si rivolge.

3. In caso di condanna, la Corte può comminare una pena non superiore a cinque anni, o un'ammenda, in conformità con le regole procedurali e di AmmissIbilità delle Prove, oppure entrambe.

4. Gli Stati Parte estendono le norme del loro diritto penale che sanzionano i reati contro l'intensità dei propri procedimenti investigativi e giudiziari ai reati contro l'amministrazione della giustizia indicati nel presente Articolo commessi nel proprio territorio o da loro cittadini;

Su richiesta della Corte, ogni qualvolta lo riterrà opportuno lo Stato Parte sottoporrà il caso alle sue autorità competenti ai fini del procedimento. Dette autorità competenti tratteranno tali casi con diligenza e mobiliteranno risorse sufficienti perché si possano svolgere con efficienza.

Nordio: "Tutti indagano su tutti"

Non si scompone il ministro Carlo Nordio:

"Credo che a questo mondo tutti indaghino un po’ su tutto. Noi abbiamo fiducia nella giustizia umana. Postulo la giustizia divina proprio perché la giustizia umana spesso è fallibile, ma accontentiamoci di quella che abbiamo e vediamo come va".

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