E’ il giorno di Giusi Bartolozzi.
Il capo di Gabinetto del ministero della Giustizia è stata infatti iscritta nel registro degli indagati dalla procura di Roma, nell’ambito del procedimento per il caso Almasri, il comandante libico arrestato e poi rimpatriato dall’Italia nel gennaio scorso.

Il Tribunale dei Ministri, lo scorso mese, aveva invece avanzato per la stessa vicenda alla Camera la richiesta di autorizzazione a procedere per il sottosegretario Alfredo Mantovano, il ministro Matteo Piantedosi e il guardasigilli Carlo Nordio (e non Giorgia Meloni, malgrado la premier avesse reagito ribadendo di essere sempre responsabile dell’operato del proprio Esecutivo).
Cosa viene contestato alla funzionaria della Giustizia
La procura ipotizza che Bartolozzi possa aver violato l’articolo 371-bis del Codice penale, che sanziona chi, durante un procedimento penale e su richiesta del pubblico ministero o del procuratore della Corte penale internazionale, fornisce informazioni false o omette di riferire, totalmente o parzialmente, ciò che conosce sui fatti oggetto dell’indagine.
La norma prevede una pena che può arrivare fino a quattro anni di reclusione.
Secondo quanto emerge da testimonianze e documenti del procedimento, Bartolozzi sarebbe stata coinvolta in maniera significativa nella gestione del dossier relativo al mandato d’arresto emesso dall’Aja nei confronti di Almasri e nelle comunicazioni successive all’interno del ministero tra il 19 gennaio, giorno dell’arresto del generale libico, e il 21 gennaio, giorno del suo rimpatrio.
L’arresto e il rimpatrio
Tanto per riassumere la vicenda, vale la pena ricordare che il generale libico Almasri, accusato di tortura, omicidio, crimini di guerra e contro l’umanità commessi nella prigione di Mittiga e ricercato dalla Corte penale internazionale, era stato arrestato in Italia nel gennaio 2025.
Pochi giorni dopo Almasri venne rilasciato dalle autorità italiane e rimpatriato in Libia su un volo di Stato.
Le proteste e le polemiche
Una dinamica degli eventi con la conseguente decisione del Governo e delle autorità del nostro Paese che aveva scatenato veementi polemiche da parte della Corte penale internazionale e delle opposizioni di Centrosinistra.

In quella circostanza, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi aveva rivendicato tale linea di azione “per ragioni di sicurezza, considerando la pericolosità del soggetto”.
Ma non solo, dal canto suo la premier Giorgia Meloni aveva invece sottolineato che la liberazione di Almasri era avvenuta sotto il controllo e la “supervisione” della Magistratura.
Gli avvisi e le accuse
Ad ogni modo il polverone delle polemiche politiche e il seguito giudiziario della vicenda non si era però arrestato.
E difatti la stessa premier Meloni, i ministri Piantedosi (Interno) e Nordio (Giustizia), e con loro il sottosegretario Mantovano, avevano ricevuto avvisi di garanzia con l’accusa contestata nei loro confronti è quella di favoreggiamento e peculato.

Un evolversi della vicenda che aveva portato il Ministro Nordio a parlare di “gravi anomalie” nelle procedure, mentre la posizione della presidente del Consiglio era stata successivamente archiviata.
Gli attacchi e la mozione
Come detto da allora e fino a queste ultime ore le opposizioni di Centrosinistra hanno attaccato la premier e il Governo per la gestione del caso.
Tanto è vero che in Parlamento era stata presentata una mozione di sfiducia contro il ministro della Giustizia Nordio, accusato di non essere intervenuto in maniera adeguata e secondo la prassi istituzionale richiesta nella vicenda, ma la mozione venne respinta.
Fino appunto all’evoluzione successiva che ha visto indagata anche la dirigente di via Arenula, Bartolozzi, che avrebbe fatto da tramite della trasmissione di notizie false ai Pm.
Il commento del Ministro Nordio

Nel frattempo, il Ministro Nordio ha difeso l’operato della sua funzionaria confermando la linea condivisa con la premier Giorgia Meloni:
“Piena e incondizionata solidarietà al mio Capo di Gabinetto. La dottoressa Giusi Bartolozzi, infatti, ha sempre agito nella massima correttezza e lealtà, informandomi tempestivamente ed esaurientemente delle varie fasi della vicenda Almasri e di tutti gli aspetti ad essa relativi. Sulla base di questi ho fondato le mie valutazioni”.