POLVERIERA LIBANO

Caschi blu dell'Onu non si piegano a Israele, opposizione incalza Meloni su Netanyahu: "Criminale"

La Forza ad interim delle Nazioni Unite in Libano ha rifiutato infatti di ritirarsi, telefonata della premier al primo ministro israeliano

Caschi blu dell'Onu non si piegano a Israele, opposizione incalza Meloni su Netanyahu: "Criminale"
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Medio Oriente, Libano gli attacchi di Israele, gli ultimatum e la fermezze dei soldati Unifil che non arretrano.

Una situazione sempre più intricata tra strategie di guerra e diplomazia.

I presidi notturni Unifil
I presidi notturni Unifil

Fatto sta che la "fotografia" di quanto sta accadendo in Libano dopo gli attacchi iniziati giovedì sera dalle milizie israeliane si sta facendo sempre più preoccupante.

Sono circa 10 mila i caschi blu impegnati nel Sud del Libano.

Gli attacchi di Israele e i soldati Unifil che non arretrano

Di fronte all'ultimo bollettino di guerra riguardante gli attacchi alle postazioni Onu (gravissimi danni a mezzi e strutture e un quinto soldato rimasto ferito), la novità è rappresentata dal comportamento dei militari dell'Unifil.

La Forza ad interim delle Nazioni Unite in Libano ha rifiutato infatti di ritirarsi cinque chilometri più a nord, in territorio libanese, come era richiesto loro dall'esercito israeliano.

Una posizione illustrata dal portavoce delle forze Unifil Andrea Tenenti: 

La bandiera Onu sventolata dai soldati Unifil
La bandiera Onu sventolata dai soldati Unifil

"Le forze israeliane ci hanno chiesto di lasciare le nostre posizioni lungo la Linea Blu, dal confine fino a cinque chilometri dalla Linea Blu, ma c’è stata una decisione unanime per noi di restare, perché la bandiera delle Nazioni Unite deve sventolare in questa zona".

La fermezze dei militari, in Libano come Sigonella

L'atteggiamento dei soldati Unifil con la forte partecipazione del nostro contingente e la decisione di non arretrare hanno ricordato a molti quanto accaduto a Sigonella nell'ottobre del 1985.

I nostri soldati Unifil in Libano
I nostri soldati Unifil in Libano

In quell'occasione nella base militare in Sicilia si rischiò una crisi diplomatica tra Italia e Stati Uniti.

L'accaduto rischiò di sfociare in uno scontro armato tra la Vigilanza Aeronautica Militare e Carabinieri da una parte, e i militari della Delta Force (il reparto speciale delle forze armate statunitensi) dall'altra, all'indomani di una rottura politica tra il Presidente del Consiglio italiano Bettino Craxi e il Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan circa la sorte dei terroristi palestinesi che avevano sequestrato e dirottato la nave da crociera italiana Achille Lauro uccidendo un passeggero statunitense.

I carabinieri italiani mentre non arretrano impedendo lo sbarco dei terroristi palestinesi
I carabinieri italiani mentre non arretrano impedendo lo sbarco dei terroristi palestinesi

Anche in quel caso (come fino almeno a venerdì con Israele) i rapporti tra i due Paesi erano ottimi.

Gli Stati Uniti erano Paese amico, ma quel tentativo (allora come oggi) di "forzare la mano" non fu tollerato.

La telefonata della premier Meloni a Netanyahu

Intanto, dopo la convocazione dell'ambasciatore israeliano a Roma avvenuta a ridosso del fine settimana, la premier Giorgia Meloni ha telefonato al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Nel colloquio telefonico il nostro presidente del Consiglio ha sostanzialmente ripetuto il giudizio degli ultimi giorni riguardo gli attacchi di Israele definendoli appunto, come già accaduto, "inaccettabili". 

La premier ha chiesto a Netanyahu di evitare ulteriori azioni ostili. Ma non solo. Al primo ministro israeliano ha rinnovato l'impegno di Roma attraverso Unifil:

Benjamin Netanyahu
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu

"L'obiettivo è la piena applicazione della risoluzione 1701 per contribuire alla stabilizzazione del confine israelo-libanese".

L'opposizione: "Netanyahu criminale, va fermato"

Come già accaduto in occasione del primo attacco, l'opposizione è tornata in pressing sul Governo e sul presidente del Consiglio esprimendo una stroncatura unanime sull'operato di Netanyahu, bollandolo come "criminale" e sottolineando la necessità di "fermare l'azione di Israele".

Come evidenziato dall'ex presidente del Consiglio e leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte:

Il leader del M5S Giuseppe Conte
Il leader del M5S Giuseppe Conte

"Quando si apriranno gli occhi e si deciderà di fermare i crimini di guerra del Governo Netanyahu? Noi lo diciamo da mesi, nel silenzio di troppi. Quando il Governo italiano e le Istituzioni europee si decideranno per l'embargo delle armi a Israele, per le sanzioni economiche e commerciali, per andare oltre le parole? Fermiamo la follia di Netanyahu, prendiamo decisioni serie per imporre il cessate il fuoco e la soluzione due popoli due Stati per Israele e Palestina".

Una linea sostanzialmente condivisa anche dal segretario nazionale del Pd, Elly Schlein:

Il segretario del Pd Elly Schlein
Il segretario del Pd Elly Schlein

"Netanyahu va fermato, le sue azioni criminali non possono essere più tollerate. Ma gli appelli alla de-escalation restano vani se non proviamo a fare tutto ciò che è nella nostra disponibilità per fermare questa spirale di guerra. Il Governo sostenga la posizione già espressa da altri leader europei per fermare ogni esportazione di armi a Israele. Il governo italiano riconosca subito lo Stato di Palestina come già hanno fatto altri paesi europei come Spagna, Norvegia e Irlanda, per iniziare a costruire la soluzione dei due popoli, due Stati".

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