Battaglia ideologica su “Fine vita” continua: il Governo ricorre al Tar contro la Regione Emilia Romagna
Bonaccini: "Scontro politico sulla pelle di pazienti in condizioni drammatiche”
Ricordiamolo in premessa: l'Associazione Luca Coscioni ha presentato in tutte e 20 le regioni dello Stivale altrettante proposte di legge sul "Fine vita" per fissare - dato che il suicidio assistito è legale dalla sentenza Cappato del 2019 della Corte Costituzionale - tempi certi per chi si trova in questa delicata situazione (20 giorni dalla richiesta del paziente all’esecuzione del trattamento).
Nel frattempo, in Emilia, una delibera di Giunta ha fissato a 40 giorni le tempistiche: un passo avanti, malgrado i 20 giorni indicati dalla Coscioni, anche se non con una legge vera e propria. Ora l'Esecutivo nazionale ha deciso di impugnare la decisione della Giunta regionale emiliana.
Bonaccini: "Politica sulla pelle dei pazienti"
“Il Governo Meloni fa una battaglia politica sulla pelle dei pazienti che si trovano in condizioni drammatiche”.
Durissimo il governatore dell’Emilia Romagna e presidente del Partito Democratico Stefano Bonaccini. Gli fa eco la sua ex vice in Regione, oggi segretaria del partito a livello nazionale, Elly Schlein:
“Si tratta di un ricorso ideologico, è necessario fare una legge in Parlamento”.
Il Governo ricorre al Tar contro la Regione Emilia Romagna
E’ stata la stessa consigliera regionale emiliana di Forza Italia Valentina Castaldini, che in marzo, assieme ad alcune associazioni, aveva depositato un ricorso contro le delibere della Giunta regionale in materia di suicidio assistito, a dare notizia del fatto che anche il Governo Meloni ha intrapreso la sua stessa strada.
Lo scorso 12 aprile 2024 è stato depositato dal Governo al Tar dell'Emilia Romagna un ricorso contro la Regione, in particolare contro la Direzione sanitaria Salute della persona, per chiedere l'annullamento delle due delibere che davano attuazione al suicidio medicalmente assistito.
Castaldini sostiene che vi sarebbe carenza assoluta di potere da parte della Regione in merito al tema. Tra gli elementi di scontro anche l'istituzione del Corec, Comitato regionale per l'etica della clinica, chiamato a esprimere parere anche se non vincolante sulla richiesta dei pazienti.
“Sono molto contenta che il Governo con questo atto formale confermi e rafforzi il mio lavoro di questi mesi”.
Ma la Regione nello scorso febbraio aveva provato le due delibere col solo obiettivo di mettere le Aziende Sanitarie nella condizione di garantire il diritto dei malati e sancito da una sentenza della Corte Costituzionale.
Battaglia ideologica su “Fine vita”, la risposta dell'Associazione Coscioni
Filomena Gallo e Marco Cappato, segretaria e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni hanno risposto a stretto giro:
"Sull’aiuto medico alla morte volontaria – che è un diritto stabilito, a determinate condizioni, dalla Corte costituzionale – la competenza delle Regioni è evidente, perché legata alla responsabilità di gestione del sistema sanitario e comunque stabilita dall’articolo 117 della Costituzione".
E a questo punto la mossa del governo potrebbe anche rivelarsi un boomerang, perché la risposta del Tar potrebbe essere essere l’occasione per confermare questa competenza.
"Sostenere, come fa il Governo, che non esiste alcun diritto per il cittadino né dovere in capo al Servizio sanitario si scontra con l’evidenza di quanto già accaduto: le competenti Aziende sanitarie sia della Regione Marche che della Regione Friuli-Venezia Giulia sono state in passato condannate dai Tribunali per non avere dato seguito alla richiesta di aiuto medico alla morte volontaria. Anche in assenza di una legge nazionale, avendo la sentenza della Consulta forza di legge, esiste dunque una competenza – e un dovere!- di intervento da parte delle Regioni.
Per quanto riguarda la Regione Emilia-Romagna, avremmo preferito – e continuiamo a chiedere – che la Regione seguisse la strada della legge regionale, non della delibera di Giunta, proprio per dare maggiori certezze e garanzie alle persone che soffrono. Su questo, prosegue la nostra campagna a sostegno della legge Liberi subito, che impone alle Asl di verificare entro 20 giorni le condizioni della persona che chiede di porre fine alle proprie sofferenze .
Quanto al Parlamento, le principali proposte che si confrontano sono tutte peggiorative: quella della maggioranza, che vuole addirittura cancellare il testamento biologico, e quella di Pd e Cinque Stelle, che vogliono restringere il campo di ciò che è già legale. Le nostre speranze di riforma sono, dunque, affidate alla strada delle disobbedienze civili e del nuovo pronunciamento della Corte costituzionale previsto a giugno".
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