ACCORDO

Aumento spese militari: alla fine M5S dice sì (ma dilazionato in più anni)

Anche stavolta crisi di Governo scongiurata...

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Alla fine il Governo può tirare anche questa volta un sospiro di sollievo. E' arrivato al fotofinsh l'accordo in maggioranza sulle spese militari all'Ucraina dopo l'invasione della Russia.

Il Governo ha infatti deciso di porre la questione di fiducia sul cosiddetto "Decreto Ucraina", un documento che contiene diversi provvedimenti tra cui appunto l’invio di armi all’esercito ucraino (tra l'altro già approvato dalla Camera).

Governo e Ucraina crisi risolta, fumata bianca


Il documento oggi verrà votato dal Senato. L'Esecutivo guidato da Mario Draghi dovrebbe incassare la fiducia senza problemi, anche perché il testo non avrà più come allegato un ordine del giorno sull’aumento delle spese militari  al 2%.

Un provvedimento molto contestato dal Movimento 5 Stelle e dal suo presidente Giuseppe Conte. Tanto che dopo alcune esternazioni a stampa e in Tv dell'ex premier e dopo un duro confronto con Draghi la vicenda del riarmo sembrava aver messo a rischio la stabilità del Governo.

Aumento della spesa militare, il caso

L’ordine del giorno prevedeva infatti un aumento della spesa militare italiana fino al 2 per cento del prodotto interno lordo (PIL) entro il 2024. Era stato approvato dalla Camera e avrebbe dovuto ottenere l’approvazione delle commissioni congiunte Esteri e Difesa del Senato, prima del voto finale.

Ma le commissioni non hanno potuto votare emendamenti e ordini del giorno, in quanto non sono arrivati in tempo i pareri sul testo da parte della commissione Bilancio. E così il decreto verrà presentato al Senato, "azzoppato" senza relatore.

In buona sostanza tutto ciò porterà al decadimento di emendamenti e ordini del giorno, compreso quello sull’aumento delle spese militari che, secondo le previsioni iniziali dell'ordine del giorno e del decreto, sarebbero passati dagli attuali 25 miliardi di euro annui a circa 40 miliardi.

Il muro contro muro Draghi-Conte

Del resto, il premier Mario Draghi aveva accolto duramente le contrapposizioni di Conte del M5S sulla questione, anche perché l'aumento delle spese militari faceva riferimento a un impegno preso nel 2014 dall’Italia e da altri paesi della Nato a portare le spese militari al 2 per cento del PIL entro dieci anni.

Gli accadimenti dell'invasione in Ucraina hanno quindi semplicemente "accelerato" queste dinamiche.

Ma anche questo scenario, relativo ad accordi diplomatici e internazionali, non aveva convinto Conte che aveva invitato maggioranza e Governo a una pausa di riflessione e a fare un passo indietro.

Aumento delle spese militari, il "compromesso"

Alla fine ieri il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, (Partito democratico), ha confermato che l’intenzione del Governo è rispettare gli impegni presi con la Nato con gradualità (venendo un po' incontro di fatto alle richieste dal Movimento 5 Stelle).

Il titolare della Difesa ha detto che l’aumento delle spese militari fino al 2 per cento del Pil dovrà avvenire entro il 2028, e non più entro il 2024 come era previsto inizialmente dall’ordine del giorno approvato alla Camera.

Il Governo è ancora una volta dunque salvo. E la maggioranza in qualche modo si rinsalda ancora. Fino alle prossime schermaglie. Ormai periodiche e dietro l'angolo.

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