Provvedimento allo studio

Addio ai controlli sulle caldaie in casa: cosa cambia per milioni di famiglie italiane con la riforma

La proposta del Ministero dell'Ambiente in nome della semplificazione. Ma gli artigiani avvertono: "Più rischi e inquinamento"

Addio ai controlli sulle caldaie in casa: cosa cambia per milioni di famiglie italiane con la riforma

La semplificazione amministrativa promessa dal nuovo decreto del Ministero dell’Ambiente potrebbe ridurre i controlli su circa 20 milioni di caldaie domestiche. L’Unione Artigiani di Milano e Monza Brianza chiede al governo di fermarsi:

“Così si risparmia oggi, ma si paga domani in sicurezza, salute e ambiente”.

La parola è sempre la stessa: semplificazione. Nel lessico amministrativo promette meno burocrazia, meno costi e meno obblighi per i cittadini. Ma non sempre semplificare significa migliorare. Almeno secondo l’allarme lanciato dall’Unione Artigiani delle province di Milano e Monza Brianza dopo aver esaminato una bozza ormai avanzata del nuovo decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, destinato a riscrivere le regole sui controlli degli impianti termici e ad abrogare il Dpr 74 del 2013.

Il punto più critico del provvedimento è contenuto nell’articolo 8, comma 3, una norma tecnica che avrebbe però conseguenze molto concrete: l’eliminazione delle ispezioni “in situ” per tutti gli impianti termici sotto i 70 kilowatt.

Stop alle ispezioni in casa per le caldaie domestiche

Tradotto in numeri, significa che quasi tutte le caldaie domestiche a gas – circa 20 milioni in Italia, di cui almeno 7 milioni con più di 15 anni di età – non sarebbero più sottoposte a controlli diretti nelle abitazioni. Al loro posto resterebbero verifiche documentali a distanza, effettuate dagli enti competenti sulla base dei dati caricati nei catasti regionali degli impianti termici.

Sulla carta, una misura che punta all’efficienza e alla riduzione dei costi. Nella realtà italiana, però, il sistema rischia di non reggere. I catasti degli impianti funzionano a macchia di leopardo, utilizzano piattaforme diverse che spesso non dialogano tra loro e raramente incrociano i dati con quelli dei contratti di fornitura del gas, dell’anagrafe o dell’abitabilità degli immobili.

“Affidare la sicurezza delle abitazioni a controlli ‘da scrivania’ significa presupporre un sistema informativo che oggi, semplicemente, non esiste”, denunciano gli artigiani.

Un controllo ogni quattro anni: il nuovo standard nazionale

Il nuovo schema di decreto introduce anche un altro cambiamento rilevante: un solo controllo di efficienza energetica ogni quattro anni come standard nazionale. Le Regioni potranno prevedere verifiche più frequenti, ma solo motivandole in modo “robusto” e ottenendo il via libera del ministero.

Secondo l’Unione Artigiani, questo meccanismo rischia di produrre un effetto paradossale: scoraggiare proprio i territori più virtuosi, quelli che negli anni hanno investito in modelli di controllo avanzati. È il caso della Lombardia, dove ogni anno viene ispezionato il 5% degli impianti, come previsto dalla normativa vigente, alternando il controllo dell’efficienza alla pulizia delle caldaie.

Un sistema che, soprattutto in aree critiche come la Pianura Padana, ha garantito minori emissioni inquinanti, maggiore sicurezza e risparmi sui consumi energetici.

Accornero (Unione Artigiani): “Così si risparmia a scapito della sicurezza”

“È evidente che questi controlli comportano un onere per le famiglie”, spiega al Corriere Marco Accornero, segretario generale dell’Unione Artigiani, “e l’impressione è che si voglia alleggerire questo peso. Però lo si fa a scapito della sicurezza e dell’ambiente”.

Il paragone è diretto:

“Sarebbe come togliere il controllo periodico sulle automobili perché costa. Con il rischio di avere più incidenti e più inquinamento”.

E i numeri, in questo caso, rafforzano le preoccupazioni. Secondo i dati del Comitato Italiano Gas, tra il 2019 e il 2023 gli incidenti legati al gas canalizzato per usi civili sono stati 1.119, con 128 decessi e 1.784 feriti. Episodi che avvengono in cucine, bagni e centrali termiche, non su carta.

L’impatto su salute e qualità dell’aria

Nelle grandi città, Milano in testa, il tema dei controlli sulle caldaie si intreccia con quello dell’inquinamento atmosferico. Ogni stagione di accensione dei riscaldamenti coincide con il superamento delle soglie di polveri sottili e con l’attivazione delle misure di emergenza.

Ridurre i controlli su impianti spesso vecchi e poco efficienti significa accettare più emissioni, più sprechi di gas e maggiori costi sanitari indiretti, proprio mentre il dibattito pubblico ruota intorno alla transizione energetica e alla riduzione dei consumi.

L’appello al Governo

Per questi motivi, l’Unione Artigiani chiede al Governo di fermarsi prima della promulgazione, riconsiderare il testo del decreto e valutare con attenzione gli effetti reali della norma.

Una “semplificazione” che rischia di apparire innocua solo a chi non entra mai nelle case, ma che potrebbe avere conseguenze pesanti su sicurezza, ambiente e salute pubblica.