“È bufera sul nuovo sistema di accesso ai corsi di laurea magistrale in Medicina e chirurgia, in Odontoiatria e Medicina veterinaria – scrive il movimento politico Meritocrazia Italia in una nota -. Come noto, è stato eliminato il test d’ingresso, sostituito dal c.d semestre “filtro”, ovvero un primo semestre con accesso libero, alla fine del quale lo studente deve sostenere tre esami relativi ai corsi ricevuti. Sono previste la composizione di una graduatoria sui voti ottenuti per il conseguimento degli esami, l’ammissione al proseguimento degli studi in Medicina soltanto per gli studenti con i voti più alti fino alla copertura del numero programmato (che dunque permane) e, infine, la possibilità per coloro che non superano il semestre di iscriversi ad altri Corsi di Laurea previa convalidazione degli esami sostenuti”.
“A conti fatti, la riforma (fortemente voluta per superare il cosiddetto “numero chiuso” e aumentare gli aspiranti camici bianchi) si sta rivelando poco efficiente – prosegue Meritocrazia Italia -. Se all’inizio vi era la speranza che potesse rappresentare un passo avanti nella selezione del personale medico, con la creazione di un metodo più equo, più trasparente, legato al merito e non alla casualità di un test a risposta multipla, l’esperimento sta invece evidenziano un quadro sconfortante: percentuali di idoneità estremamente basse, con interi corsi in cui solo una parte marginale degli studenti ha superato gli esami. Non si parla di mancanza di impegno o di preparazione da parte dei candidati, ma di un sistema carente nella struttura e inadeguato rispetto agli obiettivi dichiarati. Molti studenti dichiarano di aver affrontato prove formulate in modo poco chiaro, sproporzionato o non coerente con quanto annunciato nelle linee guida. Non sono mancate segnalazioni di irregolarità, disorganizzazione e disparità evidenti tra una sede universitaria e l’altra“.
“Migliaia di ragazzi rischiano di vedere sfumare mesi di studio non per carenza di capacità, ma per via di un meccanismo difettoso, poco controllato e incapace di valutare realmente le competenze. Dati alla mano, per la prima volta il numero di studenti ammessi a Medicina potrebbe essere inferiore ai posti disponibili. Il rischio è che l’80% degli aspiranti camici bianchi possa essere tagliato fuori. Gli esiti del nuovo sistema rischiano di risultare insufficienti per coprire tutti i 19.757 posti messi a bando nei corsi di laurea delle università pubbliche italiane”.
“Il punto è anche che, nei fatti, gli studenti iniziano le lezioni a settembre e sostengono le prime prove decisive già tra novembre e dicembre. Due mesi di frequenza universitaria non possono realisticamente compensare differenze pregresse di formazione, metodo di studio e contesto socio-economico. È ovvio che l’Università, in questo arco temporale così ristretto, non possa essere realmente messa nelle condizioni di portare tutti gli studenti a un livello di preparazione adeguato per competere ad armi pari”.
“Allora il sospetto è quello di aver semplicemente sostituito un test a monte con una selezione a valle, più lunga, più costosa in termini emotivi e organizzativi, e non necessariamente più giusta. Un ulteriore nodo riguarda la graduatoria nazionale – prosegue MI -. La mobilità, è vero, è un valore e la libertà di scelta va preservata. Tuttavia, la mobilità deve essere una possibilità, non una costrizione. Un sistema che obbliga uno studente, magari proveniente da contesti economicamente fragili, a trasferirsi a centinaia di chilometri di distanza per poter proseguire gli studi rischia di trasformare il merito in un privilegio per chi può permetterselo”.
“La vera meritocrazia non ignora le condizioni materiali di partenza, ma le compensa. La questione dell’accesso a Medicina non è un tema settoriale. È uno specchio di un problema più ampio che riguarda il futuro dei giovani e, con esso, il futuro del Paese. Un sistema percepito come opaco, eccessivamente competitivo, poco orientato al sostegno e alla valorizzazione dei talenti rischia di diventare demotivante, alimentando frustrazione, abbandoni e, nel lungo periodo, fuga di competenze”.
“Meritocrazia Italia ritiene che il merito vada selezionato, ma messo nelle condizioni di emergere; l’istruzione pubblica debba essere rafforzata, non messa sotto pressione; le riforme non possano prescindere da un serio investimento strutturale; i giovani vadano considerati non come numeri in graduatoria, ma come risorsa strategica per la crescita sociale, economica e culturale dell’Italia”.
“Meritocrazia Italia già da tempo ha affrontato il problema del c.d. imbuto formativo, sostenendo la necessità di aumentare in maniera significativa il numero dei posti disponibili in specializzazione e presso il corso di formazione in medicina generale. Esprime da sempre l’esigenza di riformare la modalità di accesso alle facoltà di medicina e chirurgia chiedendo una riforma dei test di ingresso, troppo lontani dalle materie oggetto di studio durante la scuola secondaria”.
Alla luce dello stato dell’arte, MI oggi propone di:
- mantenere ferma l’abolizione dei test d’ingresso alle facoltà di Medicina e chirurgia, Odontoiatria e Medicina veterinaria eliminando, altresì, le preclusioni e gli sbarramenti previsti dopo il semestre filtro, che ledono, oltre al principio di meritevolezza, anche la dignità degli studenti, imponendo loro di ripiegare su scelte secondarie e alternative che potrebbero non essere perfettamente in linea con le loro reali ambizioni;
- predisporre percorsi exrta-scolastici di introduzione alle professioni sanitarie già dalle scuole superiori, con valutazioni finali valide per l’accesso postumo all’Università valutando nel concreto l’ attitudine e le capacità necessarie allo svolgimento della professione sanitaria, anche prevedendo l’inserimento di attraverso stages selettivi che sappiano valorizzare le competenze logiche e culturali dei candidati e quelle emotive, empatiche e motivazionali (soft-skill).
“Occorre ristabilire criteri equi, uniformi e trasparenti, garantire controlli rigorosi durante le prove, correggere gli errori emersi e assicurare che nessuno studente si veda sacrificato mesi di studio per colpe che non gli appartengono. Non si tratta di contestare ma di pretendere un sistema che funzioni, che valuti correttamente il merito e che non lasci indietro nessuno a causa di decisioni improvvisate o mal gestite. – conclude Meritocrazia Italia -. Senza una visione che tenga insieme equità, qualità e sostegno, il rischio non è solo quello di selezionare male i futuri medici, ma di indebolire la fiducia dei giovani nelle istituzioni e nel valore dello studio stesso“.