nel suo libro autobiografico

Ilda Boccassini svela l'amore con Giovanni Falcone e quella notte abbracciati in aereo

Non poteva passare in sordina la rivelazione contenuta nel libro "La stanza numero 30" firmato dall'ex magistrato italiano, e procuratore aggiunto della Repubblica.

Ilda Boccassini svela l'amore con Giovanni Falcone e quella notte abbracciati in aereo
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Ilda Boccassini e un amore segreto (fino a  ora) con Giovanni Falcone. Non poteva passare in sordina la rivelazione contenuta nel libro "La stanza numero 30" firmato dall'ex magistrato italiano, e procuratore aggiunto della Repubblica. Una delle poche che, con la tenacia, è arrivata a ricoprire ruoli professionali pressoché impensabili per le donne in Italia negli anni Ottanta. Ormai in pensione, sfruttando forse la giusta distanza o la galanteria del tempo, Boccassini apre il "suo" vaso di Pandora. Tanti gli argomenti trattati nel volume autobiografico ma la scena, inevitabilmente, se la prende lo svelato amore con Giovanni Falcone.

Tra Boccassini e Falcone  è stato amore

L'inquirente donna più famosa del Paese svela particolari inediti sul rapporto che la legava a Falcone, che conobbe negli anni ‘80:

"Nel ‘91 andammo in Argentina per interrogare un boss: passammo la notte abbracciati in aereo ascoltando Gianna Nannini e dedicandoci di tanto in tanto a dettagli dell’interrogatorio".

Ilda, tutta d'un pezzo, rivela la sua parte più intima e ammette di essersi innamorata del giudice istruttore:

"Me ne innamorai. È molto complicato per me parlarne. Sicuramente non si trattò dei sentimenti classici con cui siamo abituati a fare i conti nel corso della vita. No. Il mio sentimento era altro e più profondo, non prevedeva una condizione di vita quotidiana, il bisogno di vivere l’amore momento per momento. Ero innamorata della sua anima, della sua passione, della sua battaglia, che capivo essere più importante di tutto il resto. Sapevo di non poter condividere con lui un cinema o una gita in barca, pur desiderandolo, ma non ero gelosa della sua sfera privata, né poteva vacillare la mia. Temevo che quel sentimento potesse travolgermi. E così in effetti sarebbe stato, perché lo hanno ucciso".

Boccassini sposta dunque il rapporto quasi su un piano cerebrale, ma infine inciampa anch'essa nella legittima rete dell'emotività, in cui - in qualche notte insonne - pensa a una domanda che non avrà mai risposta:

"Cosa avrebbe riservato il destino a me e Giovanni, se non fosse morto così precocemente?"

E poi i racconti di tanti incontri - forse legittimati dall'idea del lavoro - come quella giornata al mare all'Addaura in cui Giovanni Falcone la invitò a fregarsene della piega dei capelli appena fatta dal parrucchiere: lei si tuffò e lo raggiunse in mare, dove iniziarono a nuotare insieme.

Dettagli ordinari di una storia straordinaria

Ed è impossibile quando Ilda racconta quei dettagli - se vogliamo del tutto ordinari - non pensare a quanto siano destabilizzanti rispetto all'immagine quasi ultraterrena che si ha di Falcone. Un uomo che ha deliberatamente e consapevolmente messo a rischio in maniera reiterata la propria vita, sino a perderla, nel nome di una causa. E che anche Falcone, forse in questo caso è più adeguato dire semplicemente Giovanni, faceva e diceva quelle cose - massì, anche un pochino banali - che fanno e dicono gli uomini affascinati: come gli apprezzamenti sugli occhi di Ilda o ricordarle quanto gli piacessero quei ricci rossi.

E poi, spietata ma anche attesa, la fine di lui. E in conseguenza anche una parziale fine di lei. Come scrive Boccassini il 23 maggio 1992 sarà: "il giorno in cui tutto finisce e tutto comincia".

Da quel momento l'ex magistrato racconta di aver iniziato a onorare l'eredità di Falcone: il metodo di indagine, la prudenza investigativa, l’uso mediatico delle proprie dichiarazioni, che non devono mai impattare sulla sua credibilità.

 

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