non c'è festival senza polemiche

Achille Lauro "si battezza" al Festival, il vescovo di Sanremo: "Spero che la gente non paghi più il canone per venire offesa"

Sul tema intervengono anche l'Osservatore Romano e Amadeus.

Achille Lauro "si battezza" al Festival, il vescovo di Sanremo: "Spero che la gente non paghi più il canone per venire offesa"
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"Non possiamo trovarci di fronte a un canone obbligatorio sulla bolletta della luce, per poi essere offesi a domicilio"

A tuonare dopo l'esibizione di Achille Lauro al Festival 2022 è  il vescovo di Sanremo, Antonio Suetta, che accusa il cantante in gara di aver "deriso i simboli della liturgia cristiana", nel caso specifico il sacramento del Battesimo.

L'ESIBIZIONE DI ACHILLE LAURO A SANREMO 2022

Achille Lauro fa infuriare il vescovo: "Basta pagare il canone per essere offesi"

“Mi auguro che la gente si attivi per non pagare più il canone Rai. Non possiamo, infatti, trovarci di fronte a un canone obbligatorio sulla bolletta della luce, per poi essere offesi a domicilio. E questo sarebbe servizio pubblico? Dite pure la vostra opinione, qualunque essa sia, ma non offendete per favore”.

Come racconta Prima la Riviera, il vescovo di Sanremo, Antonio Suetta, non ha accettato di buon grado l'esibizione del 31enne.

“Mi auguro che sia fatta chiarezza dalle autorità dello Stato, dalla Commissione di vigilanza Rai - aggiunge - e devo dire che non ha neppure fantasia come artista. Una canzone senza alcun senso, se non quello di evocare dei simbolismi di fede cristiana, in contesti che sono insulsi e offensivi”.

Sempre secondo Suetta:

“Più che di Achille Lauro, la colpa è di chi gli consente simili rappresentazioni: il servizio pubblico e un direttore artistico. Qualunque altro attacco contro una realtà religiosa, istituzionale o civile, sarebbe stato giustamente impedito. Non si sarebbe accettato uno scempio fatto contro le istituzioni dello Stato, simboli civili e argomenti sensibili”.

In soldoni, per il vescovo si tratta di:

“Una triste apertura del Festival della Canzone Italiana 2022, che ha purtroppo confermato la brutta piega, che, ormai da tempo, ha preso questo evento canoro e, in generale, il mondo dello spettacolo, servizio pubblico compreso. Il brano presentato, già nel titolo ‘Domenica’ e nel contesto di un coro gospel, alludeva al giorno del Signore, celebrato dai cristiani come giorno della fede e della risurrezione, collocandolo in un ambiente di parole, di atteggiamento e di gesti, non soltanto offensivi per la religione, ma prima ancora per la dignità dell’uomo”.

E ancora:

 “La penosa esibizione del primo cantante ancora una volta ha deriso e profanato i segni sacri della fede cattolica evocando il gesto del Battesimo in un contesto insulso e dissacrante. Non stupisce peraltro che la drammatica povertà artistica ricorra costantemente a mezzi di fortuna per far parlare del personaggio e della manifestazione nel suo complesso. Indeciso se intervenire o meno, dapprima ho pensato che fosse conveniente non dare ulteriore evidenza a tanto indecoroso scempio, ma poi ho ritenuto che sia più necessario dare voce a tante persone credenti, umili e buone, offese nei valori più cari per protestare contro attacchi continui e ignobili alla fede; ho ritenuto doveroso denunciare ancora una volta come il servizio pubblico non possa e non debba permette situazioni del genere, sperando ancora che, a livello istituzionale, qualcuno intervenga; ho ritenuto affermare con chiarezza che non ci si può dichiarare cattolici credenti e poi avvallare ed organizzare simili esibizioni; ho ritenuto infine che sia importante e urgente arginare la grave deriva educativa che minaccia soprattutto i più giovani con l’ostentazione di modelli inadeguati.”

E conclude:

“Vero è, come dice il proverbio, che “raglio d’asino non sale al cielo”, ma stimo opportuno sollecitare le coscienze ad una seria riflessione e i credenti al dovere della riparazione nella preghiera, nella buona testimonianza della vita e nella coraggiosa denuncia”.

L'Osservatore Romano: "Non ci sono più i trasgressivi di una volta"

Sulla questione è intervenuto anche l'Osservatore Romano. Il direttore Andrea Monda, nella rubrica Lettere dal direttore, ha usato l'ironia e non ha mancato di lanciare una stoccata al cantante.

"Chiamati in causa da Fiorello alla cui simpatia non si può resistere, eccoci qui a dire la nostra, come richiesto, su Achille Lauro. In punta di piedi. Perché Sanremo è Sanremo. L’Osservatore è L’Osservatore. Ci limitiamo a osservare che, volendo essere a tutti i costi trasgressivo, il cantante si è rifatto all’immaginario cattolico. Niente di nuovo. Non c’è stato nella storia un messaggio più trasgressivo di quello del Vangelo. Difficilmente dimenticheremo la recita del Padre Nostro, in ginocchio, di un grande artista come David Bowie. Non ci sono più i trasgressori di una volta»

 

La replica di Amadeus

E se Fiorello aveva capito fin da subito che la polemica era in agguato e, con una battuta molto "sul pezzo" si era detto curioso di conoscere che voto l'Osservatore Romano, dalla sala stampa, avesse riservato a Lauro dopo la performance, Amadeus ha dovuto replicare alla bufera nelle ore seguenti lo show:

“Rispetto il parere del Vescovo, sono credente e non trovo l’esibizione di Achille Lauro abbia offeso nessuno. Non sono turbato. Non manca di rispetto a nessuno e ogni artista deve potersi esprimere liberamente”.

Stefano Coletta, direttore di Rai Uno, ha aggiunto:

“Vorrei dire una volta per tutte che dietro dei profili personali non c’è mai nessuna volontà di veicolare ideologie di veicolare trasgressioni. Nessun artificio di Achille Lauro, ogni arte ammette una libertà. L’esibizione dell’artista segna più la rinascita".

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