Vittore De Carli racconta la pandemia
"C'è una veste bianca anche per noi" è il nuovo libro di Vittore De Carli edito dalla Libreria Editrice Vaticana.
C’è una veste bianca anche per noi raccoglie le storie di sedici persone che hanno contratto il coronavirus. Sedici storie che hanno nell'esperienza della malattia il denominatore comune. A raccontarle, per la Libreria Editrice Vaticana – Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, è Vittore De Carli.
L'opera di De Carli
"Non è un libro da leggere, da studiare", o per imparare a "fare" qualcosa. Questo "è un libro per conversare". Per avviare un dialogo, per cercare insieme "una sapienza più alta, un pensiero più umile, una preghiera più sincera". Per scoprire, insieme, che "c'è una veste bianca anche per noi".
Così l'arcivescovo di Milano, Mario Delpini, metropolita di Lombardia, scrive nella prefazione al volume. Il racconto della pandemia è infatti solo un primo livello del discorso. Perché c'è qualcosa di più profondo, ad accomunarle: la dimensione della testimonianza. I sedici intervistati, padri e madri di famiglia, professionisti e operai, medici e infermieri, laici ma anche preti e, fra loro, pure un vescovo, quello di Cremona, assumono infatti, grazie a De Carli il ruolo di testimoni.
Il racconto della pandemia
C'è chi è guarito e ha potuto raccontare a De Carli la sua esperienza in prima persona. E c'è chi non ce l'ha fatta, e la sua storia è affidata alla voce di chi l'ha conosciuto, affiancato, amato. Ma tutti e sedici hanno in comune un fatto: ovvero, usando il linguaggio dell'Apocalisse al quale si riferisce il titolo del libro, di essere passati attraverso la "grande tribolazione" e di aver lavato le proprie vesti "rendendole candide nel sangue dell'Agnello".
La "grande tribolazione" è naturalmente la pandemia di coronavirus che nella primavera del 2020 ha avuto in Lombardia l'epicentro italiano. I testimoni sono infatti tutti lombardi, anche se le loro storie assumono un valore che supera ogni confine e appartenenza. Non parlano di sé e per se stessi, ma agli altri e per gli altri. Con le loro storie di malattia, sofferenza, solitudine, solidarietà, l'autore vuole provocare l'intelligenza, la libertà, il cuore, e la fede di chi legge.
La dimensione della fede
In queste storie De Carli vuole mettere in gioco il senso della vita e delle relazioni fondamentali con gli altri, con noi stessi, e con Dio. Sono testimonianze che chiamano a "una sapienza più alta", come riconosce l'arcivescovo Delpini. Lo fanno non con i discorsi edificanti, ma con il racconto di esperienze concrete, spesso drammatiche e commoventi. Così, nella tragedia della pandemia, riescono a insinuarsi i raggi di sole di una solidarietà, un sorriso, una speranza. Incontrati camminando "nella compagnia" di amici, familiari, di medici, infermieri, cappellani, e di Dio.
La famiglia e la fede sono i due appigli sicuri nella prova della malattia che queste storie vogliono restituire. Messi a dura prova, certo. Ma alla fine affidabili. Il libro, inoltre, cerca di mostrare soprattutto il bene, che è rimasto nascosto nei mesi terribili della prima ondata.
I testimoni
Il libro, inoltre, raccoglie e restituisce storie di persone sconosciute al grande pubblico. Solo la malattia e la guarigione del vescovo di Cremona, Antonio Napolioni, e il sacrificio di Gino Fasoli, medico in pensione rientrato in servizio per aiutare i colleghi in emergenza, e ucciso dal virus, hanno avuto una qualche risonanza mediatica. Per il resto nel libro si incontrano madri e padri, lavoratori, pensionati, sacerdoti, persone diversamente abili, volontari, tutti ignoti al circo mediatico.
La dedica di De Carli
L'impegno nell'Unitalsi, della cui Sezione Lombarda è presidente De Carli, è un altro dei tratti che accomuna persone e storie narrate in queste pagine. Nel 2021 l'Unitalsi Lombarda celebra i suoi cent'anni di vita, quest'anniversario oggi più che mai rappresenta un'occasione per rinnovare l'identità e la missione dell'associazione. La sua testimonianza di carità, servizio, prossimità. Anche per questo De Carli ha voluto dedicare il libro ad una persona che ha vissuto l'amore per gli ultimi nel nascondimento e fino al dono totale di sé: don Roberto Malgesini, il prete della diocesi di Como ucciso il 15 settembre 2020 da uno dei poveri che aiutava.
"Lui, la sua veste bianca, l'ha indossata ogni giorno senza che nessuno se ne avvedesse. Ed è una nuova testimonianza, a illuminare il cammino di ciascuno alla scoperta che davvero c'è una veste bianca anche per noi".