Vittime del Covid sul lavoro, Veneto virtuoso: ha il minor rischio di mortalità
È quanto emerge dalla prima istantanea della più recente indagine elaborata dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre sull’emergenza sanitaria nel Paese sulla base di dati Inail.
Molise, Campania, Abruzzo, Lombardia e Liguria. Sono queste le regioni con il più alto indice di mortalità per Covid sul lavoro rispetto alla popolazione occupata nel corso dei 17 mesi di pandemia. Mentre, purtroppo, proprio in Lombardia, come riporta Prima Saronno, si registra il maggior numero di vittime sul lavoro per Coronavirus: 181. Erano 159 a gennaio.
Vittime del Covid sul lavoro, Veneto regione con il minor rischio di mortalità
È la prima istantanea della più recente indagine elaborata dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre sull’emergenza sanitaria nel Paese sulla base di dati Inail. Mentre tra quelle in cui l’indice di mortalità risulta essere meno elevato si trovano Trentino Alto Adige, Basilicata, Sardegna, Toscana e Veneto.
E proprio il Veneto risulta essere la regione con il minor rischio di mortalità tra le regioni con il più alto numero di occupati.
Infatti, rispetto ad un’incidenza media nazionale pari a 27,9 il Veneto fa registrate un indice di 13,2. Ben lontano dai più preoccupanti valori di Lombardia (41,1) e Lazio (27,4). Tra gli indici più preoccupanti quelli di Molise (75,7), Campania (45,8), Abruzzo (43,0) e Liguria (38,3). Una nuova mappatura quella realizzata dall’Osservatorio mestrino che pone al centro dell’emergenza il rischio reale di mortalità.
Le percentuali di incremento delle denunce si abbassano
Intanto, per quanto riguarda i numeri assoluti da gennaio 2020 a maggio 2021, si contano 639 decessi. Ancora 39 vittime che si aggiungono a quelle rilevate a fine aprile 2021.
“Continuiamo a registrare nuove denunce di infortunio mortali e non mortali – sottolinea Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre – ma le percentuali di incremento si abbassano costantemente e questo è certamente dovuto all’effetto vaccini. I nostri grafici mostrano un costante decremento nel totale delle denunce di infortunio, mese per mese, che risultano essere addirittura dimezzate tra gennaio e febbraio e poi comunque in costante calo. Una tendenza favorita certamente dall’arrivo dei vaccini”.
In Lombardia 181 decessi. Tutti i dati regione per regione
In Lombardia il maggior numero di vittime sul lavoro per Covid con il 28,3% delle denunce (181 decessi), seguita da: Campania (74 decessi), Lazio (64 decessi), Piemonte (51), Puglia (43), Emilia Romagna (42 decessi), Sicilia (31), Veneto (28), Liguria (23 decessi), Abruzzo (21), Toscana (20), Marche (19), Molise, Calabria e Friuli Venezia Giulia (8), Umbria (6), Sardegna (5), Provincia Autonoma di Trento (3), Valle d’Aosta (2), Basilicata (2).
Gli uomini rappresentano oltre l’83,6% delle vittime.
I settori lavorativi
Sul fronte della mortalità per settore, scopriamo che l’89,8% delle denunce di morti sul lavoro per Covid rientra nell’Industria e Servizi. E in questa macroarea produttiva con il 25,1% delle denunce con esito mortale, troviamo ancora il settore Sanità e Assistenza Sociale; seguono con il 12,8% il settore Trasporti e Magazzinaggi e con il 12,1% dei casi le Attività Manifatturiere (lav. prod. chimici, farmaceutica, stampa, industria alimentare…); con il 10,4% invece si trova il settore dell’Amministrazione Pubblica e Difesa (attività degli organi preposti alla sanità es. Asl, legislativi, esecutivi) e con il 9,5% quello del Commercio.
Intanto, in 17 mesi di pandemia e di emergenza, anche le professioni più colpite dal dramma sono e rimangono anche a fine maggio 2021 quelle dei tecnici della salute (infermieri, fisioterapisti) con il 10,7% dei casi. Seguiti da: impiegati, addetti alla segreteria e agli affari generali (10,6%), conduttori di veicoli a motore (7%), i medici (5,9%). E ancora: operatori sociosanitari (4,5%), il personale non qualificato nei servizi sanitari e istruzione (portantini, ausiliari, bidelli) (3,7%).
I numeri degli infortuni regione per regione
Infine, accanto ai decessi sul lavoro per Covid, troviamo le denunce di infortunio totali legate al contagio da gennaio 2020 a maggio 2021; si tratta di 175.323 denunce, ovvero circa un quarto del totale delle denunce di infortunio pervenute (secondo dati Inail). L’incidenza degli infortuni del mese di maggio dall’inizio della pandemia è dello 0,4%.
Ancora sette contagiati su dieci sono donne. La fascia d’età maggiormente coinvolta è quella tra i 50 e i 64 anni.
Come rilevato per i decessi anche per le denunce di infortunio totali è l’Industria e Servizi il macrosettore più colpito con il 97,1% dei casi. E così accade anche per il settore più colpito, ovvero quello della “Sanità e Assistenza Sociale” che fa registrare il più elevato numero di denunce con il 65,9% del totale delle denunce. A seguire troviamo: il settore dell’Amministrazione Pubblica (vale a dire: attività degli organismi preposti alla sanità – Asl – e amministratori regionali, provinciali e comunali) con il 9,2% delle denunce); il settore dei servizi di vigilanza, attività di pulizia fornitura di personale e call center (4,4% delle denunce); traporto e magazzinaggio (3,4%) e le Attività Manifatturiere (3% delle denunce).
Le professioni coinvolte
Per quanto riguarda la classifica delle professioni più coinvolte, rimane piuttosto stabile e scopriamo che il 37,7% delle denunce di infortunio riguardano i tecnici della salute, seguiti dagli operatori sociosanitari OSS (assistenti nelle case di riposo) con il 18,5% delle denunce; dai medici (8,6%), e dagli operatori socioassistenziali (nelle strutture ospedaliere) 7%. E ancora dal 4,8% del personale non qualificato nei servizi sanitari e istruzione (portantini, ausiliari, bidelli); dal 4,5% di impiegati amministrativi; dal 2,3% del personale non qualificato nei servizi di pulizia di uffici, alberghi, navi, ristoranti, aree pubbliche e veicoli.
Ancora nel cuore dell’emergenza la Lombardia che guida le classifiche delle denunce di infortunio legate al Covid con il 25,6% del totale nazionale. Seguono: Piemonte 13,3%, Veneto 10,6%, Emilia Romagna 8,3%, Lazio 6,5%, Campania 5,7%, Toscana 5,4%, Liguria 3,9%, Puglia 3,8%, Sicilia 3,1%, Marche e Friuli Venezia Giulia 2,4%, Provincia Autonoma di Trento 1,6%, Abruzzo 1,6%, Provincia Autonoma di Bolzano 1,6%, Sardegna 1,5%, Umbria 0,8%, Calabria 0,7%, Valle D’Aosta e Basilicata 0,5%, Molise 0,3%.
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