truffa allo stato

Vaccini Covid: 100 "furbetti" non ne avevano diritto, si indaga a Biella

Fra loro ci sarebbero anche degli amministratori delle case di riposo.

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Avrebbero fatto in modo di figurare come personale sanitario, allo scopo di scavalcare la fila e assicurarsi la vaccinazione anti Covid durante la prima fase, riservata esclusivamente a sanitari e residenti nelle Rsa del Paese.

I presunti "furbetti" avrebbero messo in atto il proprio piano a Biella, tra Rsa e ospedale. I carabinieri del Nas hanno sequestrato gli elenchi delle Asl e alcune persone sarebbero indagate per truffa allo Stato. Fra loro anche alcuni amministratori di case di riposo.


Covid e furbetti del vaccino: primi indagati

Da Prima Biella

Prosegue nel più stretto riserbo anche se speditamente, l’inchiesta sui “furbetti del vaccino” che sarebbero riusciti a farsi vaccinare senza averne diritto scippando pertanto le dosi a coloro che ne avevano diritto. Truffa ai danni dello Stato, questo il reato ipotizzato. Le persone che gli inquirenti dovranno ascoltare, secondo quanto si apprende, sarebbero un centinaio. Fra i presunti 'furbetti' del vaccino ci sarebbero anche alcuni amministratori di case di riposo che non avevano diritto alla vaccinazione e altri che si sarebbero inseriti fra i lavoratori delle cooperative che operano all'interno delle Rsa e dell'ospedale.

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La conferenza stampa

Non ne avevano diritto, si indaga a Biella

Nella prima fase di somministrazione del vaccino anti Covid in Italia (in fase di conclusione quasi in tutte le regioni) i destinatari sono stati: i professionisti sanitari, il personale sanitario e sociosanitario di ospedali e servizi territoriali nonché gli ospiti e al personale dei presidi residenziali per anziani. Purtroppo i fatti di Biella non raccontano di un fenomeno isolato. Da nord a sud si è assistito a spregiudicati tentativi - spesso andati a segno - di farsi vaccinare senza averne alcun diritto come “mogli di”, “mariti di”, “amici di”. Un caso similare a quello biellese pochi giorni fa a Palermo, a cui ha fatto seguito il pugno duro della politica territoriale, intervenuta per chiarire: "Non avranno la seconda dose".

Intanto a Biella indagano sul caso i Carabinieri che lavorano in Procura, coordinati direttamente dal procuratore capo, Teresa Angela Camelio. Si ipotizza che, nel registro degli indagati, potrebbero essere iscritti più di cento persone.

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