Per un pugno di like

Selfie con la nonna morta nella bara: rissa fra parenti nella camera ardente

E' successo a Pesaro: la giovane nipote ha ben pensato di rendere social il corpo senza vita della parente defunta.

Selfie con la nonna morta nella bara: rissa fra parenti nella camera ardente
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La piaga del cattivo gusto, nell'epoca dell'esposizione maniacale di sè tramite la combinazione selfie-social, assume ormai derive grottesche. E' successo infatti che una ragazza, recatasi alla camera mortuaria per l'ultimo saluto alla nonna, abbia ben pensato di rubare uno scatto alla defunta e pubblicarlo sui social. La situazione è presto degenerata quando i parenti si sono accorti della diffusione dell'immagine del cadavere.

Pubblica sui social la foto della nonna morta

Ormai siamo (purtroppo) abituati alla fame di like che spinge molte persone a condividere sui propri social anche situazioni che, solitamente, vengono gestite con riserbo e desiderio di privacy. Con buona pace del buongusto, se una persona decide di dare in pasto immagini e informazioni private di sè in cambio di qualche brandello di attenzione a buon mercato, è assolutamente libera di farlo. La musica cambia quando si utilizza un cadavere per catalizzare l'attenzione su di sè. E' questo il caso che ha portato alla rissa familiare in una camera mortuaria di Pesaro, dove una nipote ha ben pensato di socializzare lo scatto rubato della nonna morta nella bara.

Rissa fra parenti

La foto dell'anziana senza vita è stata visualizzata su Facebook da diversi amici della ragazza e da alcuni parenti, che non l'hanno presa bene. Così la camera mortuaria si è trasformata in pochi minuti nel teatro di una accesa lite. I parenti intimano alla ragazza di rimuovere la foto dai social. Non mancano urla e spintoni. A quel punto qualcuno chiama la polizia che riesce a sedare gli animi.

Comprensibile, scontato dirlo, la pretesa dei familiari della defunta che venisse immediatamente rimosso lo scatto rubato. E' un concetto estremamente banale, ma a quanto pare a qualcuno sfugge ancora: finché si tratta di disporre del proprio corpo ognuno ha massima libertà di mettersi in vetrina nella misura e nelle condizioni che ritiene adeguate. Ma non si dispone della rappresentazione e della diffusione del corpo altrui, soprattutto se l'oggetto del nostro "furto" non ha più la possibilità di imporre la propria volontà.

Ed è alquanto inquietante, per la nostra specie, che questo concetto elementare non sia chiarissimo a tutti, tant'è che la cronaca riporta episodi analoghi da tutti gli angoli del pianeta.

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