Scout in calzoncini sorpresi da una bufera di neve: hanno rischiato la vita
Il gruppo, composto da 15 ragazzi, è stato soccorso e portato in salvo: tre giovani sono state trasportate in ospedale per un principio di ipotermia.
"Non esiste buono o cattivo tempo ma solo buono o cattivo equipaggiamento".
Questa una delle frasi più celebri di Robert Baden-Powell, fondatore dello scoutismo, che ciascuno scout si ripete come un mantra mentre fa lo zaino, prima di indossare l'uniforme e partire per una nuova avventura. Purtroppo però troppo spesso capita di sottovalutare il maltempo e di sopravvalutare le proprie capacità, partendo male attrezzati e rischiando così la vita. E' quanto successo questo fine settimana a un gruppo di 15 scout sorpreso da una bufera di neve vicino al Corno alle Scale, sul crinale spartiacque che divide la Toscana dall’Emilia Romagna.
Bufera di neve sorprende gruppo di scout
La comitiva, composta da 14 ragazzi scout e un'accompagnatrice residenti nella provincia di Firenze, domenica 24 aprile 2021 era partita dal Rifugio Montanaro di San Marcello Pistoiese diretto verso il Rifugio Duca degli Abruzzi (quel giorno chiuso proprio a causa della bufera): nonostante il meteo fosse in peggioramento sull'Appennino i giovani avevano comunque deciso di avventurarsi sul sentiero.
Quando però il tempo è peggiorato e non sono più riusciti a vedere e seguire il sentiero vicino al Corno alle Scale la capa scout ha deciso di chiamare i soccorsi, già in precedenza preallertati da chi li aveva visti partire (nonostante i suggerimenti per non farlo) non vedendoli più tornare.
Come riporta Prima Firenze, sembra che dal rifugio avessero mandato loro un messaggio con l’allerta meteo, ma non essendoci segnale il messaggio è arrivato quando ormai erano in mezzo alla bufera.
L'intervento dei soccorsi
Per riuscire a trarre in salvo i 15 giovani, colpiti da una bufera di neve mentre si trovavano con i calzoncini corti e un abbigliamento non equipaggiato, sono intervenute due squadre del Soccorso Alpino e Speleologico delle stazioni Corno alle Scale, con una unità cinofila e la stazione Monte Cimone.
I soccorsi sono stati allertati quando i ragazzi, tra freddo e paura, hanno chiamato il 112. Nel frattempo il 118 aveva inviato due ambulanze, l’automedica e un pulmino presso l’ambulatorio delle Polle.
Una volta tratti in salvo, tre di loro (due di 18 anni e una di 17) sono stati portati all’ospedale di Porretta con un principio ipotermia.
Gli altri ragazzi sono stati caricati dal pulmino delle Croce Rossa e dai mezzi del Soccorso Alpino e portati presso la sede della CRI di Lizzano in attesa dei loro genitori.
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Hanno sottovalutato il pericolo
Purtroppo la sconsideratezza del gruppo è messa in evidenza anche dalle parole di Alessandro Bini, presidente del Cai di Maresca, che ha dichiarato di averli incrociati mentre erano in partenza domenica 24 aprile, al rifugio Montanaro.
Nonostante Bini abbia cercato di farli desistere, ben sapendo che era prevista neve nelle ore successive, i giovani scout gli avrebbero risposto con leggerezza decidendo di partire lo stesso, senza verificare se il rifugio in cui sarebbero dovuti arrivare fosse aperto e senza dare peso alle parole dell'esperto.
Probabilmente il gruppo non aveva considerato il reale potenziale aggravamento delle condizioni meteo che poi, di fatto, si è verificato mettendoli in pericolo e obbligandoli a farsi soccorrere.
Il post sui social
Antonio Tabanelli, gestore del rifugio Rifugio Duca degli Abruzzi dove il gruppo sarebbe dovuto arrivare, quel giorno proprio a causa delle condizioni meteo avverse era rimasto a casa decidendo di tenere chiuso. Su Facebook ha condiviso il proprio pensiero sulla vicenda, così che possa essere di insegnamento (e non di condanna, com'è invece accaduto in queste ore sui social):
«L’epilogo non è stato tragico, solo tre ragazze portate in ospedale per conseguenze all’ipotermia. Che dire ai capi Scout di questa incosciente comitiva? Penso che l’esperienza vi abbia lasciato qualcosa, spero per voi che sia un balzetto verso la maturità e la coscienza e spero per noi che la prossima volta ci chiamiate per sapere se siamo aperti, per chiederci che clima c’è a 1800 metri, e se è il caso di mettere a rischio voi e chi vi viene a soccorrere».
E seppur "gli scout sorridono e cantano anche le difficoltà" questa volta più che sorridere devono prendere appunti, imparare e ricordarsi quanto importante sia partire preparati.