Primi effetti della guerra in Ucraina: nei supermercati si raziona l'olio e i ristoranti tolgono il pesce dal menù
Succede in Liguria, dove si vendono razioni limitate per garantire la continuità delle forniture.
Qualcuno lo ha già detto, altri sperano che non si arrivi a tanto. Ma il fantasma di una devastante crisi economica aleggia in modo inquietante sull'Italia. Conseguenza diretta della guerra in Ucraina, che non solo ha portato (insieme ad altri fattori) all'incremento delle bollette e della benzina, ma che potrebbe anche generare altre situazioni.
Guerra in Ucraina: nei supermercati si raziona l'olio
Succede in Liguria, dove come racconta Prima la Riviera, ci sono supermercati che hanno iniziato a razionale l'olio limitandone l'acquisto.
E' il caso, ad esempio, della Metro di Ventimiglia. La catena di market all'ingrosso ha introdotto il limite di acquisto di 50 litri al giorno, con decorrenza immediata e fino a nuova comunicazione.
“Gentile Cliente - si legge in un cartello affisso all'ingresso - ti informiamo che per gli oli a base di semi (olio di girasole / oli di semi vari/ di soia/ olio per friggere / incluso olio di palma) potrebbero verificarsi temporanee indisponibilità di prodotto a seguito dei recenti eventi che coinvolgono Ucraina e Russia”.
Un esempio seguito, sempre in Liguria, dall'Eurospin di Vallecrosia (Imperia), dove all'ingresso e sugli scaffali sono comparsi cartelli che annunciano il razionamento dell’olio di semi. E’ infatti possibile acquistare fino a cinque pezzi da un litro di olio di semi di girasole, per scontrino, e due pezzi da un litro di olio di semi di mais, "a fronte della grave situazione internazionale, per garantire continuità di rifornimento".
I ristoranti che tolgono il pesce
Ma non è solo l'olio a scarseggiare. Alcuni ristoranti liguri, infatti, sono di fatto stati costretti a eliminare alcuni piatti di pesce dai propri menù per evitare di applicare spropositati rincari.
Questo a fronte della grave situazione denunciata dalle associazioni di categoria dei pescatori. Come racconta Prima Venezia, infatti, il caro gasolio che sta coinvolgendo anche il carburante agevolato usato dai motopescherecci e sta influendo pesantemente sulle attività già duramente colpite dalla riduzione delle giornate di pesca e dalla crisi economica connessa agli effetti dell’emergenza sanitaria Covid-19 Le spese per il carburante incidono fino a oltre 50 per cento sui costi che le aziende ittiche devono sostenere e spesso le imprese non riescono a coprire le voci di spesa con i ricavi.
La situazione è davvero difficile e i pescatori hanno chiesto un intervento delle istituzioni per sostenere il settore. Ma il rischio di veder sparire dagli scaffali dei supermercati e dai nostri tavoli alcuni prodotti sembra davvero concreto.