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Prima paziente trattata con anticorpi monoclonali Covid via intramuscolo

I vantaggi, secondo le prime evidenze, sarebbero molteplici: dalla rapidità di somministrazione alla durata della protezione.

Prima paziente trattata con anticorpi monoclonali Covid via intramuscolo
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Sperimentata una nuova modalità di somministrazione di anticorpi monoclonali: per via intramuscolare. I vantaggi, secondo le prime evidenze, sarebbero molteplici: dalla rapidità di somministrazione alla durata della protezione. Efficace sulle varianti attualmente in circolazione.

Monoclonale somministrato per via intramuscolare

Come racconta Prima Verona, nell'ambulatorio di Malattie Infettive dell’Ospedale Borgo Roma è stata trattata la prima paziente con infezione da SARS-CoV-2, sintomatica immunodepressa di 55 anni, con l'Anticorpo Monoclonale per via intramuscolo (Evusheld).

"L'obiettivo, nell’ambito della ricerca da parte dell'Azienda Ospedaliera è quello di individuare la migliore terapia ambulatoriale per i pazienti fragili con COVID-19. “Questo Anticorpo Monoclonale è una grande innovazione per il paziente” - afferma il Direttore Generale dott. Callisto Marco Bravi – “poiché la tempistica di somministrazione da un'ora si riduce a cinque minuti”.

Terapia e studi

La terapia è disponibile in quattordici centri italiani. Nello studio si compara l’efficacia di un Anticorpo Monoclonale per via endovenosa (Sotrovimab) sia con il nuovo Anticorpo Monoclonale Evusheld somministrato per via intramuscolare, sia con la terapia orale in compresse (Paxlovid), analizzando anche le varianti del virus responsabile dell’infezione.

"L'innovazione di questa terapia oltre che nella rapidità di somministrazione sta anche nella durata dell'effetto” - afferma la prof.ssa Evelina Tacconelli, Direttore dell’Unità Operativa Complessa Malattie Infettive di Verona - “gli anticorpi infatti permangono nel sangue per almeno sei mesi proteggendo il paziente da ulteriori infezioni".

Al di fuori degli studi clinici Evusheld è al momento disponibile in Italia solo come profilassi pre-esposizione nei pazienti severamente immunocompromessi.

"Questa terapia” – prosegue la prof.ssa Tacconelli - “è utilizzabile sia nei pazienti vaccinati che non vaccinati ed è efficace sulle varianti attualmente circolanti".

"E’ davvero essenziale oggi poter diminuire l’ospedalizzazione dei pazienti severamente immunocompromessi” – conclude il Direttore Generale  Bravi- “nei quali la vaccinazione potrebbe non essere sufficiente a ridurre il rischio.”

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