Orrore a Torino: il patrigno aveva lanciato di proposito la bimba di tre anni dal balcone
La consulenza del medico legale avrebbe dimostrato che il punto di caduta della piccola Fatima non è compatibile con uno scivolamento e perciò neanche con la ricostruzione fornita dall’algerino.
Svolta clamorosa nelle indagini sulla morte della piccola Fatima, la bambina di tre anni deceduta a gennaio a Torino dopo essere precipitata dal balcone della sua abitazione, lanciata in aria dal compagno della madre, Mohssine Azhar, 32 anni. Cambia infatti l'ipotesi di reato: non più omicidio colposo ma volontario. Secondo la tesi del Pubblico ministero, accolta dal Giudice per le indagini preliminari, la piccola sarebbe stata gettata di proposito dal balcone.
Torino: lanciò di proposito la figlia della compagna dal balcone
La versione del patrigno
All'epoca dei fatti Azhar era il compagno della mamma della bimba e viveva nello stesso condominio di via Milano, dove abitava Fatima, ma al piano di sotto, il quarto. Quel giorno il 32enne avrebbe bevuto alcolici e consumato droghe. Inizialmente agli inquirenti aveva fornito una ricostruzione dei fatti che ha fatto pensare a una tragica fatalità: lui che fa volare in alto la bimba per gioco e poi la riprende. A un certo punto Fatima gli sarebbe sfuggita dalle braccia cadendo nel vuoto.
Una versione sostenuta anche dalla madre della bambina, Lucia Chinelli, che pochi giorni dopo però aveva cambiato idea, sostenendo che si sarebbe trattato di un gesto volontario.
"L’ha gettata apposta perché avevamo litigato e lui era arrabbiato".
Omicidio volontario
Da qui si era sviluppato un nuovo filone nell'indagine, e ora la tesi sarebbe avvalorata da nuove risultanze. La consulenza del medico legale avrebbe però dimostrato che il punto di caduta della piccola non è compatibile con uno scivolamento e perciò neanche con la ricostruzione fornita dall’algerino.
Da qui la decisione del Gip che convalida la tesi del pubblico ministero: la morte di Fatima non è stata una disgrazia ma un omicidio volontario con dolo d’impeto.