incredibile intervento a torino

Neonato operato di un tumore al cuore durante il parto

Il nascituro è stato tenuto in vita grazie alla tecnica Exit e ad un eccezionale intervento cardiochirurgico.

Neonato operato di un tumore al cuore durante il parto
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Forse un miracolo di Natale, ma di certo mamma e neonato non si sarebbero salvati senza l'eccezionale intervento cardiochirurgico eseguito proprio durante il parto, quando il nascituro era ancora attaccato alla placenta. Il bimbo era affetto da un raro tumore al cuore e se non fosse stato subito sottoposto all'operazione, avrebbe avuto pochissime chance di restare in vita.

Neonato operato di un tumore al cuore

Fortunatamente, ora, entrambi stanno bene. Come raccontato da Prima Torino, in questi ultimi giorni, all'ospedale Regina Margherita, è stato eseguito un delicato intervento cardiochirurgico durante un parto. L'operazione ha riguardato un neonato affetto da un raro tumore al cuore che non gli avrebbe permesso di respirare appena messo al mondo.

Grazie alla tecnica Exit, il piccolo è stato prima intubato, quando ancora era attaccato alla placenta della mamma, per garantirne la sopravvivenza, e poi operato durante il parto stesso, grazie all’assistenza multidisciplinare di ginecologi - ostetrici, neonatologi, cardiologi, anestesisti rianimatori e cardiochirurghi pediatrici.

Affetto da raro tumore cardiaco

Il feto era affetto da una grave malformazione, diagnosticata in epoca prenatale, dalla dottoressa Simona Sdei dell’équipe della professoressa Chiara Benedetto, nel centro di Ecografia dell'ospedale Sant’Anna di Torino, di cui è responsabile il dottor Andrea Sciarrone, con la collaborazione della dottoressa Mariolina Tibaldi della Cardiologia pediatrica del Regina Margherita, diretta dalla dottoressa Gabriella Agnoletti: un raro tumore cardiaco potenzialmente fatale. Si tratta di una patologia molto rara, in cui la sopravvivenza del neonato è possibile soltanto se il tumore viene immediatamente asportato alla nascita.

La massa tumorale, che occupava quasi tutto il torace e comprimeva cuore e polmoni, avrebbe impedito ai polmoni di espandersi ed al neonato di respirare. Da qui la necessità di programmare il parto con l’équipe multispecialistica. Nelle due settimane precedenti la nascita, in una lotta contro il tempo, la mamma è stata ricoverata per scompenso ingravescente del bambino nel reparto di Ginecologia e Ostetricia 1 universitaria, diretta dalla professoressa Chiara Benedetto, di cui è referente il professor Luca Marozio.

Durante il ricovero, per guadagnare giorni preziosi, vista l’importante prematurità del feto, sono state somministrate alla mamma, con successo, terapie innovative discusse collegialmente tra tutti gli operatori coinvolti per correggere lo scompenso fetale. E’ stato così possibile arrivare a 33 settimane.

La tecnica Exit

L’intervento di taglio cesareo è stato effettuato con tecnica Exit, che prevede l’intubazione del neonato ancora collegato alla placenta al momento dell’estrazione della testa con un lavoro sinergico dei vari specialisti. La presenza del tumore nel torace però non consentiva una adeguata ventilazione del paziente, in quanto i polmoni erano schiacciati dalla massa.

Per questo motivo il neonato, con un peso di 1,9 kg, è stato trasferito presso la sala attigua, dove è stato immediatamente sottoposto ad un delicato intervento cardiochirurgico dal dottor Carlo Pace Napoleone, Direttore della Cardiochirurgia pediatrica e delle Cardiopatie congenite nell’ambito del Dipartimento di Patologia e Cura del Bambino “Regina Margherita” della Città della Salute, diretto dalla professoressa Franca Fagioli.

L’operazione, consistita nell’asportazione totale in sternotomia mediana del teratoma pericardico di 7.5 cm, è perfettamente riuscita ed il piccolo paziente è già stato dimesso dalla Terapia intensiva cardiochirurgica. Attualmente è ricoverato presso la Terapia Intensiva neonatale universitaria ed ha iniziato ad alimentarsi con latte di banca ed ora finalmente con il latte fresco della propria mamma.

Si è trattato di un grandissimo esempio di gioco di squadra, dove un’équipe multidisciplinare, composta da diverse decine di persone ha saputo portare a termine con successo un difficilissimo percorso terapeutico - assistenziale, permettendo ad un neonato, altrimenti senza alcuna speranza di sopravvivenza, una vita praticamente normale.

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