Milano 2035 nascono le "Mappe Collaborative"
Il programma di Welfare di Comunità di Fondazione Cariplo ha avviato un progetto per mappare i quartieri di Milano
Molto spesso per sentirsi a casa in un quartiere nuovo serve tempo: mesi, a volte anni. Per trovare i propri luoghi del cuore, un bar, una strada, ma anche i servizi utili, i negozi, i centri sportivi, gli autobus. E se il proprio quartiere è fuori dalle traiettorie più centrali e battute, scoprirli può essere ancora più difficile. È da questa consapevolezza che nasce il progetto delle “Mappe Collaborative”, avviato da Milano 2035 (milano 2035), il programma sostenuto dalla quarta edizione del bando Welfare di Comunità di Fondazione Cariplo con l’obiettivo di rendere Milano una città più accogliente e inclusiva per il target 20-35 anni, dando una casa ai giovani e costruendo reti di solidarietà nei quartieri per sostenere un nuovo modello dell'abitare urbano. Affiancando all’offerta di casa l’opportunità di essere accompagnati in percorsi di cittadinanza e attivazione.
Il progetto "Mappe Collaborative"
Racconta Ambra Lombardi, progettista di Milano 2035: "Abbiamo lanciato il progetto delle Mappe Collaborative nei cinque quartieri in cui siamo presenti con le residenze per giovani, Barona (residenza Zumbini); Quarto Cagnino- San Siro (Foyer di Cenni di Cambiamento); Lambrate (Residenza Coabitat Lambrate); Niguarda (Ospitalità Solidale); Quarto Oggiaro (Carbonia 3). Nessuno come altri giovani che lo abitano può dare consigli migliori su come vivere un quartiere".
Dal patrimonio di conoscenze condivise sono nate le “mappe collaborative dei quartieri”, continua Ambra:
"Con Fondazione Dar, la cooperativa La Cordata e le Acli milanesi abbiamo realizzato 5 worskhop all’interno dei vari quartieri delle residenze, a cui hanno preso parte circa 50 giovani abitanti. Nei laboratori, abbiamo guidato i ragazzi in un’attività di emersione e racconto del quartiere a partire da due domande: “Ospiti un amico per un week end, dove lo porteresti” e “Un tuo amico si traferisce nel quartiere, quali consigli gli lasceresti?”. Con la prima domanda l’idea era quella di far emergere i posti più speciali, anche per uscire dall’immaginario che nei luoghi periferici, dove hanno sede le residenze, non ci fosse nulla da scoprire.
L’ altra domanda lavorava più sulla “sopravvivenza urbana” e i ragazzi hanno messo in comune le informazioni utili: negozi, supermercati, campetti dove fare skate, i mezzi di trasporto più veloci per raggiungere il centro o l’università. Agli incontri abbiamo invitato anche ospiti esterni, come rappresentanti delle associazioni che da tempo operavano nel quartiere per integrare lo sguardo dei giovani. Hanno partecipato Mapping San Siro / West road project; la Casa Archè, l’EUMM (ecomuseo urbano metropolitano Milano nord); L'idea di Lidia, ma anche abitanti singoli o rappresentanti di associazioni di abitanti (come OG15).
Adesso le mappe con i punti e i consigli che sono emersi nei workshop sono nelle mani dei grafici: le pubblicheremo online e la versione cartacea verrà distribuita nelle università, nelle residenze, e in alcuni luoghi di quartiere individuati nelle mappe. L’idea è che possano essere utili anche agli inquilini futuri, visto che nelle residenze il turn over degli abitanti è molto veloce. E stiamo organizzando per settembre due biciclettate che abbracceranno Milano attraversando le residenze, e durante le quali i ragazzi racconteranno delle mappe e della loro esperienza di abitare collaborativo".
Il progetto di Carbonia 3
Come sottolinea Ambra:
"Il workshop più sfidante è stato quello di Carbonia 3 perché è ultima residenza inaugurata e i ragazzi che ne fanno parte sono lì da massimo 10 mesi, in cui non hanno potuto esplorare molto a causa del lockdown. Era anche il quartiere in apparenza più periferico e povero di offerta, ma mettendo insieme tutte le suggestioni dei ragazzi sono venuti fuori moltissimi spunti e una mappa ricca".
Miriam Pepe, architetta originaria di Altamura, abita a Carbonia 3 dal gennaio 2021:
"vengo da un’esperienza di abitare condiviso perché prima vivevo nel Foyer di Cenni. Volevo continuare a sperimentare questa forma di abitare perché mi appartiene molto più di un normale condominio ma cercavo anche un po’ di privacy perché volevo un appartamento con il mio ragazzo. A Carbonia viviamo in un monolocale: una dimensione che ci consente di avere la nostra casa ma all’interno di un contesto di abitare collaborativo. Prima di arrivare qui conoscevo Quarto Oggiaro solo per la fama non tanto lusinghiera che si porta dietro. Poco dopo essermi trasferita, ho letto sui social di Milano 2035 il progetto delle mappe e mi ha incuriosito subito perché quando vai a stare in un nuovo quartiere ti mancano i punti di riferimento e devi ricostruire tutto".