La Sanità piemontese si ferma domani per protestare in piazza a Torino: ecco perché
I sindacati chiedono di stabilizzare i precari e rivedere la programmazione universitaria. I posti nei corsi di laurea crescono dell’1%, l’aumento più basso in Italia.
Si scaldano nuovamente gli animi in corsia. Gli operatori della sanità piemontese torneranno a protestare, domani 21 aprile davanti al Consiglio Regionale del Piemonte, a Torino, per chiedere di essere stabilizzati e dare così continuità alla cura delle persone nei nosocomi della regione. Durante i mesi più difficili della pandemia sono stati definiti "eroi" ora, però, questa parola attribuita a medici e infermieri sembra stonare di fronte a quanto sta accadendo.
Cosa chiedono i sindacati
Come riporta Prima Torino, a sostegno della manifestazione regionale indetta delle categorie dei lavoratori della sanità, i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Piemonte, Giorgio Airaudo, Alessio Ferraris e Gianni Cortese.
“È necessario un incremento strutturale degli organici – ha detto Airaudo - dato che il piano di rientro tra il 2010 e il 2016 ha pesantemente ridimensionato il personale. Non possiamo indebolire il servizio sanitario regionale, lasciare senza lavoro degli operatori e penalizzare ulteriormente il personale che rimane in servizio con altri aumenti dei carichi di lavoro. Indispensabile che l’Assemblea faccia tutto quello che può in sede di bilancio, altrimenti molti andranno a lavorare in altre Regioni, dopo che il Piemonte li ha formati”.
I sindacati chiedono di stabilizzare i precari e rivedere la programmazione universitaria. I posti nei corsi di laurea crescono dell’1%, l’aumento più basso in Italia.
“La sanità piemontese – spiega Massimo Esposito della Cgil Fp – conta oggi 5.700 precari fra infermieri, oss e personale sociosanitario. In base alle norme e ai requisiti, solo 1.136 possono essere stabilizzati, mentre a molti dei rimanenti al 30 giugno non verrebbe rinnovato il contratto. Alla Regione abbiamo chiesto l’applicazione del Decreto Calabria che permette di bypassare i tetti di spesa imposti a livello nazionale aumentandoli del 10%. Questo per il Piemonte significa 58 milioni di euro, somma esigua rispetto al bilancio regionale della sanità, ma in grado di garantire la stabilizzazione di tutto il personale precario”.
“Gli infermieri – ha aggiunto Alessandro Bertaina della Cisl Fp – sono introvabili, farsi sfuggire questa opportunità può essere pericoloso. Non dobbiamo commettere gli errori del passato: la situazione Covid non è ancora sotto controllo, in inverno potremmo trovarci in una situazione simile a quella degli ultimi due anni”.
“Siamo molto preoccupati – ha sottolineato Antonio Di Capua della Uil Fpl – per la tenuta complessiva del sistema. Il venir meno questi lavoratori provocherebbe un crollo drammatico di professionalità sanitarie”.