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La ripartenza del settore della cultura in Regione Lombardia

Galli: "ho parlato con gli operatori del settore culturale lombardo, per pensare ad una programmazione delle attività dell’anno prossimo in funzione delle loro istanze e urgenze"

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La nuova legge quadro sull’autonomia e i dubbi legati ad essa, dal suo inserimento nel calendario parlamentare all’accoglienza degli emendamenti presentati; il periodo di pandemia e post pandemia vissuto dai luoghi della cultura tra ripartenze inaspettate e tante difficoltà; ma anche i futuri progetti, i bandi, la digitalizzazione e tutto quel che concerne la cultura del futuro con alcuni obiettivi già prefissati per il 2022. Questi gli argomenti affrontati dall’assessore regionale all’Autonomia e alla Cultura Stefano Bruno Galli.

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Autonomia: i tecnici di Lombardia e Veneto sono al lavoro per perfezionare il dossier con le rispettive richieste di autonomia. Il dialogo con Roma è aperto. Che cosa vi aspettate? Quali saranno i prossimi passi?

Dopo l’accelerazione durante il governo Conte I, dove siamo arrivati ad un soffio dal chiudere la trattativa, e dopo il Conte II, che è stato un disastro, adesso con Draghi ci sono dei segnali da parte del Governo nel voler procedere in direzione dell’autonomia. Il Ministro Gelmini vuole assolutamente far approvare questa legge quadro che regolamenti il percorso dell’autonomia: c’è una bozza, noi abbiamo fatto i nostri emendamenti in accordo con il Veneto, con il quale condividiamo dei principi, e aspettiamo di vedere la versione finale. Questa legge quadro deve però fare i conti con il calendario parlamentare: l’elezione del Presidente della Repubblica porterà via tempo, così come la nuova legge elettorale e si arriverà in prossimità della fine della legislatura. Di conseguenza le mie perplessità sono legate sia alla definizione della versione definitiva della legge, sulla quale saremo molto esigenti e rigorosi, ma anche a come incastrarla nel calendario parlamentare, il che risulta oltremodo complesso.

Negli istituti e nei luoghi di cultura come è stata vissuta, e come si sta vivendo, questa fase di post pandemia?

La ripartenza negli istituti e nei luoghi della cultura lombardi ha avuto in alcune circostanze accelerazioni repentine, e in alcuni casi è stata un po’ più sofferta. Questo deriva sostanzialmente dal fatto che l’offerta culturale lombarda è sovradimensionata. Stiamo infatti parlando di 603 musei, 592 teatri, 686 cinema, 20 riconoscimenti Unesco. In questo panorama c’è stato chi è ripartito rapidissimamente e chi invece ha faticato e ancora verso la fine di questo settembre faceva il 10% dei visitatori rispetto alla fine di settembre del 2019. Per questa ragione abbiamo organizzato la settimana scorsa le “Giornate della cultura”, un confronto mio personale con tutti i direttori degli istituti e dei luoghi della cultura, per riuscire ad avere dei dati un pochino più concreti, che vadano oltre la sensazione e i contatti personali e, di conseguenza, consentano una programmazione le attività dell’anno prossimo in funzione delle istanze e delle urgenze che hanno.

Dal suo assessorato oltre 10 milioni di euro destinati ai Comuni per realizzare interventi di valorizzazione del patrimonio pubblico culturale lombardo. Quali gli obiettivi per il 2022?

Gli obiettivi sono mandare a regime i PIC (Piani Integrati della Cultura). Avevamo indetto il bando prima della pandemia, abbiamo sospeso istruttorie e graduatorie e le abbiamo emanate solo alla fine del 2020 per utilizzare i PIC come leva della ripartenza. Si sta parlando di 14 progetti, 12 milioni di euro, dei quali il 50% coperti da Regione Lombardia, il resto viene dal rapporto virtuoso tra pubblico e privato, con Fondazione Cariplo e Unioncamere. Personalmente punto molto sui PIC: portano alla valorizzazione integrata dell’offerta culturale di un territorio, costruendo delle reti territoriali. E sono convinto che la Lombardia possa fare scuola in questo ambito. Un altro settore dal quale mi aspetto molto è quello delle innovazioni tecnologiche: l’offerta museale di questa regione versa in uno stato di discreta arretratezza dal punto di vista tecnologico e informatico. Abbiamo deciso di indire un bando, “Innova Musei”, abbiamo selezionato le imprese culturali creative che lavorano sul terreno delle nuove tecnologie e le abbiamo incrociate con i musei disponibili all’elaborazione di un progetto di sviluppo dal punto di vista dell’adozione e del ricorso alle nuove tecnologie, e da questa operazione mi aspetto dei risultati particolarmente significativi. Abbiamo premiato sedici progetti, per cui sono degli interventi molto mirati e che devono essere da esempio per coloro che erano un po’ più titubanti di fronte a tale evoluzione.

Questo periodo ha cambiato qualcosa per quanto riguarda gli investimenti per il futuro?

Tutto il settore chiede risorse: la pandemia ha dimostrato che i luoghi della cultura non stanno in piedi senza l’intervento del pubblico, ma il pubblico deve fare delle scelte precise. Non può più distribuire risorse a pioggia, deve premiare le realtà meritevoli e virtuose e indurre quelle meno virtuose a diventarlo per essere premiate. Non si possono più dilapidare le risorse in un momento come questo: arriveranno i fondi del PNRR, ma anche quelli dovranno essere spesi bene

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