Il nuovo Piano Casa di Regione Lombardia
Mattinzoli: "serve una ristrutturazione che ridisegni la città, soprattutto nelle periferie"
Sono ben 1 miliardo e 250 milioni i fondi destinati al piano Casa e con questi ci si prepara a fare il grande balzo verso una nuova concezione di città e di abitazione, ma non solo. Ha parlato di questo, e di molto altro, l’assessore regionale alla Casa e all’Housing sociale Alessandro Mattinzoli, come le problematiche delle case Aler e le soluzioni pensate da Regione Lombardia per risolverle nel 2022; i nuovi “progetti pilota” incoraggianti, il recupero della sicurezza e del quieto vivere da restaurare non solo in città ma anche in provincia; la necessità di creare un sistema e gli altri obiettivi del 2022, tra cui spicca l’interessante progetto delle “Cooperative di quartiere”.
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Il piano Casa si nutrirà dei fondi derivanti dal Pnrr. Che cosa ci dobbiamo aspettare per l'abitare del domani?
Nonostante le idee ci fossero anche prima, la giustificazione era che non c’erano le risorse. Arriveranno 1 miliardo e 250 milioni e dovranno essere investiti in una ristrutturazione che ridisegni la città, soprattutto nelle periferie. La città ha bisogno di vincere nuove sfide come la sostenibilità demografica, i grandi flussi migratori, la transizione energetica: per fare questo non possiamo avere territori di Serie C rispetto a territori di Serie A, ma ci deve essere interconnessione tra le periferie e il centro sociale, economico e culturale della città. Non ci sono più giustificazioni, le risorse ci sono adesso bisogna avere il coraggio di pensare con una certa visione: risolvere le emergenze e far partire un grande piano di rilancio dell’edilizia residenziale pubblica.
Di recente avete deliberato le direttive regionali per il 2022 delle case Aler. Quali sono le azioni che metterete in campo?
Il piano casa non è scegliere alcuni progetti a seconda delle esigenze, ma cercare di portare delle leve, degli strumenti e dei servizi che mi piace definire integrati, perché devono fare sistema. Stiamo facendo dei progetti pilota e il monitoraggio di questi ha dato grande soddisfazione perché i cittadini si sentono rassicurati, si sentono ascoltati dall’istituzione e vedono concretezza. Non si potranno avere delle aspettative di riuscita di due o tre anni, ma l’importante è far vedere che si può iniziare da determinati quartieri, che hanno bisogno di recuperare la sicurezza.
Ovvero?
Riteniamo che chi vive nella legalità non possa essere terrorizzato dall’uscire di casa per paura che la casa venga occupata e non possa avere un’adeguata attenzione igienico sanitaria. Pensiamo anche agli scantinati, che non sono più di proprietà degli inquilini, ma vengono occupati. È chiaro che la realtà milanese amplifica e accentua questi problemi rispetto alle altre provincie, però bisogna provare a portare avanti un’azione che abbia come obiettivo la possibilità di far vivere in modo dignitoso l’inquilino, in tutte le province. Non è un sogno, si può fare. Per far lavorare bene le Aler c’è bisogno di risorse economiche e anche di forza lavoro. C’è bisogno di un’azione incisiva, di competenze nuove e di personale qualificato.
E per il 2022 quali sono gli altri obiettivi che il suo assessorato si pone?
L’obiettivo è proprio quello di far diventare sistemica questa modalità di ragionamento. Abbiamo visto quanta morosità incolpevole ha creato la pandemia. Abbiamo visto come la casa attraverso momento di lockdown e di smart working per tanti è diventata un posto inadeguato per le nuove esigenze: dove non c’è connessione o dove le superfici sono ristrette, a piani alti, senza un giardino, senza un balcone dove sfogarsi. Questo ha creato, anche a livello sociale, situazioni di degenerazione ulteriore. La violenza sulle donne è un tema che dobbiamo attenzionare con la massima capacità di intervenire puntualmente, non solo dal punto di vista normativo, ma anche dal punto di vista culturale. Questi immobili vanno rivisti se si vuole ridisegnare il nostro modello di città.
E avete progetti particolari per raggiungere tale obiettivo?
Uno dei più interessanti è creare delle cooperative di quartiere perché le prime manutenzioni, attraverso una formazione che guardi al giardinaggio, alla manutenzione idraulica, elettrica, alla tinteggiatura, possa essere fatta da chi ha perso il lavoro o da chi è disoccupato. Così si ridurrebbe la morosità perché vengono ricompensati per il loro lavoro, ma si avrebbe anche un’attenzione e un amore maggiori rispetto a quelli di una cooperativa che deve gestire 6mila unità abitative. Creare autoimprenditorialità, ma anche amore verso la prima manutenzione ordinaria è un altro obiettivo che vogliamo raggiungere.