Il consigliere leghista No vax chiama Liliana Segre con il numero di matricola che aveva ad Auschwitz
Bufera sul consigliere provinciale brianzolo Fabio Meroni, che poi chiede scusa. La Lega: "Prenderemo provvedimenti".
In aperta polemica contro le parole pro-vaccini della senatrice Liliana Segre, il consigliere comunale e provinciale della Lega Fabio Meroni - che è anche ex sindaco di Lissone, in Brianza - al posto di citarla per nome, utilizza il numero di matricola con il quale fu internata nel campo di concentramento di Auschwitz. E scoppia la bufera.
Leghista No vax chiama Liliana Segre "75190"
Come racconta Prima Monza Meroni, volto noto della Lega in provincia di Monza e Brianza, non è nuovo a prese di posizione critiche sia rispetto al coronavirus in sé che rispetto alla gestione della campagna vaccinale.
Solo qualche settimana fa durante una seduta del Consiglio comunale aveva abbandonato i lavori in polemica con la decisione di chiedere il green pass - lui non è vaccinato - per accedere alla Sala consiliare del Palazzo del Comune.
E evidentemente non gli sono piaciute le parole di sostegno alla campagna vaccinale, pronunciate ieri - venerdì 19 novembre 2021 - dalla senatrice a vita Liliana Segre a margine della kermesse Bookcity che si è tenuta a Milano.
La senatrice, che nel 1944 fu deportata insieme alla sua famiglia nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, è infatti intervenuta a gamba tesa sul tema dei vaccini, accostando chi nega l'esistenza del virus a chi ancora nega la Shoah e l'Olocausto.
Ci sono i negazionisti della Shoah e ora c'è, anche se io non vorrei paragonarli, chi nega che ci sia un nemico invisibile. Per chi nega il Covid e per chi usa il nazismo c'è una sola parola: silenzio.
Queste sono state le lucide parole di Liliana Segre che ha anche aggiunto:
"La gente diceva andrà tutto bene, e io invece ero estremamente pessimista. Ai nov-vax vestiti con costumi da lager si risponde con il silenzio".
Il post shock di Meroni
Il leghista ha commentato la presa di posizione della senatrice a vita sulla sua pagina social pubblica, ma al posto di citarla con il suo nome e cognome ha pensato bene di utilizzare il numero di matricola con cui la donna, all'epoca solo una ragazzina di soli 14 anni, fu deportata in un campo in Polonia partendo dal binario 21 della stazione centrale di Milano.
Un'uscita di cattivo gusto (e, forse, inaccettabile per chi riveste anche un ruolo istituzionale) che, tra l'altro, ha scatenato le proteste di gran parte del mondo politico che ha chiesto pubblicamente le scuse.
Dopo la polemica, arrivano le scuse
Lo stesso Meroni, dopo le pesantissime critiche arrivate da tutto il panorama politico, ha deciso di fare un passo indietro e di chiedere pubblicamente scusa.
In questo clima d’odio purtroppo anch’io mi sono lasciato coinvolgere e in modo totalmente sbagliato ho cercato di esprimere il mio pensiero. Voglio chiedere scusa alla senatrice Segre, che non intendevo in nessun modo offendere e se un giorno avrò l’onore di poterle parlare spiegherò personalmente il mio pensiero. Ribadisco la mia stima nei suoi confronti. Lascio ad altri, odiatori da tastiera, sfogarsi contro di me.
Questo è stato il commento del capogruppo della Lega nel Parlamentino lissonese. Nel frattempo il post al centro della polemica (e anche tutti gli altri legati alla tematica no-vax) è stato prontamente cancellato.
La Lega: "Prenderemo provvedimenti"
La vicenda però non finirà qui. Il coordinatore della Lega Lombarda Fabrizio Cecchetti, che è anche vicecapogruppo del Carroccio alla Camera dei Deputati, ha preso le distanze dall'ex borgomastro.
"Ognuno ovviamente può esprimere liberamente il suo pensiero e le proprie critiche politiche, verso chiunque e su qualunque tema, ma il modo in cui il consigliere Fabio Meroni si è rivolto alla senatrice Liliana Segre è inaccettabile e non rappresenta il pensiero di nessuno. E per questo chiederò provvedimenti".