Allo Zucchi di Monza

I ragazzi del liceo a scuola in gonna: "Basta sessismo, liberi di essere chi vogliamo"

"Questo non significa vestirsi in modo non consono al contesto, ma semplicemente renderlo più inclusivo e aperto".

I ragazzi del liceo a scuola in gonna: "Basta sessismo, liberi di essere chi vogliamo"
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A Monza il liceo classico Zucchi è un'istituzione pressoché storica. Oggi, mercoledì 10 novembre 2021, i ragazzi iscritti hanno portato un vento di modernità presentandosi con la gonna. Come racconta Prima Monza, l'iniziativa, già proposta lo scorso anno e che ha anche un nome: "Zucchingonna", punta a scardinare gli stereotipi di genere. Coinvolti, ovviamente su criteri assolutamente discrezionali, ragazzi di tutte le classi: dalla quarta ginnasio fino alla terza liceo. Insomma, soltanto chi vuole lo fa.

I ragazzi del liceo Zucchi in gonna

A spiegare il fine dell'iniziativa sono stati proprio gli studenti su Instagram in occasione del lancio dell'iniziativa lo scorso anno.

Di recente sono diventati virali sul web diversi video, in cui ragazzi e ragazze di tutto il mondo si presentano a scuola indossando una gonna. Come mai? Esibizionismo, diranno alcuni, generazione deviata, diranno altri. O forse ci sono delle serie motivazioni alla base, che non sarebbero venute alla luce se non fossero sentite dalla sofferenza di molti di noi? Viviamo in una società che, per quanto ami definirsi libera e inclusiva, non si dimostra tale. Le problematiche riguardanti le discriminazioni sono tantissime, ma impossibili da affrontare tutte insieme. Come in tutte le cose infatti bisogna fare piccoli passi alla volta, e perché non partire da un oggetto semplice e concreto?

Una gonna, per esempio, ci permette di sollevare due importanti questioni, attuali ed evidenti a chi combatte per l’inclusione: la sessualizzazione del corpo femminile e la mascolinità tossica. Sono problematiche diffuse nella nostra società, e quale luogo migliore se non la scuola riflette il sistema nel quale ci troviamo a convivere con tanti altri. L’ambiente scolastico infatti dovrebbe farci sentire protetti e compresi nel nostro esprimerci liberamente. Questo non significa vestirsi in modo non consono al contesto, ma semplicemente renderlo più inclusivo e aperto. Per questo il 24 ed il 26 ottobre ci presenteremo a scuola indossando una gonna, ragazze e ragazzi insieme, per riaffermare quel diritto di libertà di espressione che spesso viene confinato sulla carta. Perché il progetto raggiunga il suo scopo, abbiamo bisogno della massima partecipazione possibile; perciò condividete più che potete.

 

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Un doppia valenza

 Carlotta Perego, rappresentante di istituto di terza liceo, non ha dubbi:

"E' un messaggio che coinvolge entrambi i sessi e che ha una doppia valenza. Da un lato vuole contrastare la mascolinità tossica che si traduce nella vergogna da parte del sesso maschile di mostrarsi fragili e sensibili e dall'altro vuole combattere l'ipersessualizzazione del corpo femminile. Alle donne risulta difficile indossare liberamente una gonna perché spesso viene ritenuto un atteggiamento provocante. C'è bisogno di maggiore apertura e inclusività a partire dalla scuola come luogo in cui non ci sia paura del giudizio".

"Hanno aderito sia le studentesse che gli studenti perché questa è un'iniziativa aperta a tutti - ha spiegato Federico Contini, rappresentante d'istituto e studente della terza liceo - Siamo soddisfatti anche perché sia i docenti che la dirigenza hanno dimostrato una grande apertura nei confronti delle nostre idee. La speranza è che ciò venga replicato anche nel resto di Italia. Sarebbe un segnale forte dei giovani verso il futuro contro gli stereotipi di genere".

Anche le studentesse della quarta ginnasio si sono dette a favore di questa iniziativa in quanto "utile a combattere il senso di vergogna nel vestirsi liberamente".

C'è chi dice no

L'iniziativa non è però piaciuta a tutti. Il consigliere regionale della Lega Alessandro Corbetta l'ha definita sconclusionata e poco rispettosa:

 “La battaglia contro il sessismo e a favore della parità di genere ovunque, sia nella scuola sia negli ambienti di lavoro, è sacrosanta. Non posso nascondere però più di qualche perplessità rispetto all’iniziativa adottata dagli studenti del liceo Zucchi di Monza che sembra confondere il tema della parità di genere con quello della cancellazione dell’identità sessuale. Una trovata sconclusionata e poco rispettosa delle vere battaglie del dopoguerra per l’emancipazione della donna.La gonna nella nostra cultura è simbolo di femminilità e, in particolare la minigonna inventata dalla stilista londinese Mary Quant, è stata negli anni ’60 un simbolo di emancipazione della donna perché ha rappresentato un passo importante verso la libertà di esprimersi, anche attraverso il modo di vestire, delle stesse donne”.

“Gli studenti dello Zucchi si cimentano poi in un concetto tutto loro di libertà, sostenendo che per loro la libertà è anche permettere ai ragazzi di andare a scuola in gonna. Io credo che prima di lottare per questo, sia oggi più che mai necessario difendere la libertà della donna di vestirsi e comportarsi liberamente a fronte di culture che la vogliono coperta da capo a piedi e sottomessa agli uomini. Così come dovremmo avere il coraggio di affermare che la bellezza tra uomo e donna è il completarsi a vicenda attraverso le diversità insite nei due sessi. Queste differenze andrebbero esaltate e non cancellate, nella piena consapevolezza e affermazione dei diritti della donna, fra cui quello di essere madre senza ad esempio rischiare di perdere il posto di lavoro o dover limitare il proprio ruolo nella società. Tra uomini e donne devono esserci pari diritti, ma la parità di genere va raggiunta senza eliminare i generi stessi.”

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