economia e lavoro

Giulio Sapelli, una lezione di geopolitica

L’illustre economista ha presentato in un webinar di Confartigianato il libro "Nella Storia Mondiale: Stati Mercati Guerre".

Giulio Sapelli, una lezione di geopolitica
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"Il cuore della crisi mondiale è in Europa. Fino a quando reggerà quel filo che tiene insieme le nazioni europee senza che la sua lacerazione ci riporti indietro nella storia?".

L'avvertimento è chiaro e arriva dal professor Giulio Sapelli, ordinario di Storia economica all’Università degli Studi di Milano. Lo studioso giovedì 8 aprile, in modalità webinar, si è rivolto al mondo di Confartigianato Milano, Monza e Brianza, partendo dall'attualità del suo ultimo libro: "Nella Storia Mondiale: Stati Mercati Guerre".

L'evento

Un incontro interessante e stimolante aperto dal presidente di Confartigianato, Gianni Barzaghi, e dal segretario generale, Enrico Brambilla, che hanno presentato l’illustre economista ai numerosi imprenditori collegati.  Una lezione di geopolitica, la sua, declinata ai tempi che stiamo vivendo. Pochi riferimenti alla pandemia in corso. Tanti invece quelli incentrati sul lavoro di introspezione, crescita e ripartenza che attende il Vecchio continente affinché si risollevi dal suo declino. Perché si risvegli dal sonno profondo, scevro di prospettive, che ne ostacola lo sviluppo da un trentennio.

Le parole di Sapelli

In reazione a tutto ciò, la via giusta, secondo Sapelli, rimane quella del lavoro, del recupero della centralità della società civile, con le sue alleanze, in un'attività di lobbying da riprendere in mano e dove il bene comune deve tornare ad avere peso specifico. Facendo soccombere i meri tornaconti privati e nazionali. Per imprimere la svolta in Europa, quindi:

"è necessario abbattere il dominio del mercato e riconoscere il lavoro come strumento principe per garantire equità sociale, benessere, sicurezza e giustizia".

Tutte mancanze di cui oggi soffre l'Europa:

"Il Vecchio continente pare aver smarrito la rotta e aver dimenticato quegli insegnamenti legati alla diplomazia, alle regole della ragion di Stato, che gli avevano garantito prosperità e stabilità nella seconda metà del Novecento. Una risposta alle forze disgregatrici in atto non può essere l'attuale Unione europea. Deve passare per un'economia regolata e una finanza che guardi alle comunità e non al profitto del singolo individuo. Perché questo possa avvenire, i valori dell'Occidente come la democrazia, la libertà, i diritti della persona devono essere oggi ridiscussi. Non dimenticati, né tantomeno abdicati" ha affermato Sapelli.

Uno studio del mondo oggi

Un'opera che diventa viaggio nelle origini profonde di quanto accaduto al mondo dagli anni della cosiddetta "globalizzazione" alla pandemia da Covid.

"E' dedicata agli ultimi 30 anni, quando cioè in Europa siamo entrati in tre fenomeni uniti tra loro. Il disordine internazionale: c'è guerra dappertutto senza dichiarazioni. Poi una fase di cicli caratterizzati dalla deflazione secolare: abbiamo una continua stagnazione, nessuno cresce infatti più del 2/3% (la Cina dice di arrivare al 6% ma lo fa con numeri falsi e un'ottima capacità diplomatica). Ed infine, ma non per importanza, il nichilismo dei valori".

A livello economico, ha bacchettato Sapelli:

"manca la crescita economica. Invece c'è un indebitamento pubblico e privato che pervade tutto il mondo. E rispondiamo all'indebitamento attraverso la finanza. Non solo: siamo arrivati a chiamare inflazione l'aumento dei prezzi al 2%, roba mai sentita prima. L'inflazione deve cominciare a due cifre".

Giocoforza lo spaccato è quello di:

"un capitalismo contrassegnato dall'abbassamento dal tasso medio di profitto e salariale, accompagnato da un dualismo industriale, tra imprese solo export e e solo interne ma poche miste: il che continua a generare deflazione e stagnazione. Così la gente non spende, illudendosi che i prezzi si abbasseranno. Ecco spiegato il crollo degli investimenti in capitale fisso".

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