Ricetta vincente

Gattinoni su estate e covid: il turismo di prossimità funziona

La stagione turistica senza gli stranieri ha messo in crisi le città d’arte e le grandi strutture alberghiere.

Gattinoni su estate e covid: il turismo di prossimità funziona
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Franco Gattinoni, presidente dell’omonimo gruppo con un fatturato di 200 milioni e che occupa 530 dipendenti, traccia un primo bilancio: "Il turismo di prossimità è andato bene. Le strutture della montagna e dei laghi hanno lavorato a pieno regime, come alcune località marine, ma le grandi città d’arte - come Venezia, Firenze, Roma - e alcune località di charme - come Capri e Bellagio - stanno soffrendo. La mancanza dei turisti stranieri si sta facendo sentire: sono quelli che scelgono gli alberghi da 4 o 5 stelle, che frequentano i nostri ristoranti gourmet, che fanno acquisti nei negozi, che vogliono conoscere le eccellenze dei nostri prodotti e che spendono... Ecco perché le strutture ricettive di charme e alcune catene alberghiere non hanno aperto".

La sua azienda, però, aveva previsto queste difficoltà e aveva preparato un catalogo ad hoc dedicato all’Italia. Come è andata?

La montagna è stata molto richiesta anche se purtroppo non è un prodotto molto comprato tramite agenzie. Le proposte mare, soprattutto per Puglia, Sicilia e Sardegna, sono andate abbastanza bene, anche se le strutture italiane sono mediamente più costose rispetto a quelle di Grecia e Spagna. Il turismo sta riprendendo lentamente. Da qualche giorno sono ripartite le crociere di MSC, a breve seguiranno le navi di Costa; poi speriamo di iniziare a vendere meglio anche l’estero, soprattutto in quei Paesi solo sfiorati dalla pandemia come Emirati Arabi, Oman, Maldive...

Cosa consiglia a chi non ha potuto andare in vacanza in questi mesi e magari pensa di staccare a settembre o ottobre?

Si può scegliere una città d’arte se si vuole restare in Italia o una bella struttura in una località di mare italiana o estera come Oman e Maldive approfittando dei prezzi particolarmente vantaggiosi che in altri anni non si sarebbero mai visti. Una settimana fatta bene, con tutti i comfort, un periodo di relax fa bene. Però abbiamo bisogno di regole chiare, poche, ma chiare.

A cosa si riferisce?

Il caos dei tamponi che sta avvenendo negli aeroporti mi sembra l’indice di una confusione generale. Chiusa la fase di lockdown dobbiamo imparare a convivere con il virus. Le discoteche, forse, non dovevano essere aperte, mentre l’inizio del nuovo anno scolastico poteva essere posticipato a fine mese giusto per evitare le polemiche che probabilmente caratterizzeranno il voto del 20 e 21 settembre

Preoccupato dall’aumento dei contagi?

No. Il virus è meno forte o semplicemente i medici lo conoscono meglio e quindi riescono a gestire la situazione con maggiore tranquillità. I focolai vengono controllati. E infatti i malati nelle rianimazioni sono pochissimi. Poi, forse, si dovrebbe mettere fine al “bollettino di guerra” giornaliero perché rischiamo solo di enfatizzare il problema... Di questo passo è difficile tornare alla normalità. Dobbiamo imparare a convivere con il virus, stare attenti, seguire bene tutte le precauzioni del caso. Non possiamo permetterci un altro lockdown: rischiamo di far fallire il Paese. E poi basta con tutte queste forme di assistenzialismo, non possiamo vivere a lungo con la Cassa integrazione e il Governo deve essere più attento alle esigenze delle imprese che creano lavoro. Tutte le imprese. Compreso il turismo che rappresenta il 15% del Pil di questo Paese

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