Carta nazionale aree idonee

Costanzo: "Depositi di scorie nucleari, per il Piemonte si avvicina la condanna"

La deputata torinese di Alternativa riporta l’attenzione su un tema cruciale per il nostro territorio.

Costanzo: "Depositi di scorie nucleari, per il Piemonte si avvicina la condanna"
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Si avvicina il giorno della verità sul fronte del deposito nazionale di scorie nucleari. Nel silenzio generale, il Piemonte è candidato a ospitare il deposito in 8 aree tra le province di Torino e Alessandria (comuni di Caluso, Mazzè, Rondissone, Carmagnola, Alessandria, Quargento, Bosco Marengo). La deputata torinese Jessica Costanzo riporta l’attenzione su un tema cruciale per il nostro territorio.

Costanzo: "Depositi di scorie nucleari, per il Piemonte si avvicina la condanna"

Spiega Jessica Costanzo:

"Se manca ancora la certezza ufficiale di questa scelta (attualmente Sogin, sulla base degli esiti della consultazione pubblica, compreso il Seminario Nazionale svolto dal 7 settembre al 15 dicembre scorso, sta ancora predisponendo la proposta di Carta nazionale aree idonee - Cnai, che sarà trasmessa al Ministero della Transizione Ecologica entro il 15 marzo) è in realtà abbastanza evidente che la decisione sia già stata assunta. Con tutte le conseguenze disastrose per il nostro territorio che abbiamo imparato a conoscere: tra queste la decisione di 'nuclearizzare' un nuovo sito vincolandolo a lungo termine alla presenza di scorie pericolose. Purtroppo in questi mesi la consultazione e il dibattito pubblico che formalmente ha coinvolto gli stakeholder della società civile e le istituzioni locali - che hanno formulato le loro osservazioni - non ha avuto alcun esito concreto e non porterà certo Sogin al ripensamento. Dopo alcuni passaggi autorizzativi, il Mite approverà la Cnai, che sarà pubblicata e che coinvolgerà la nostra regione e i paesi già individuati".

"Partita tutta politica, Sogin non all'altezza"

La deputata torinese aggiunge:

"La partita è stata tutta politica, vista anche la bufera che ha coinvolto Sogin, ancora oggi a forte rischio commissariamento: una società statale che si occupa dello smantellamento del vecchio nucleare ma che non è stata in grado smantellare le quattro centrali di Caorso, Trino Vercellese, Garigliano e Latina per cui era stata creata nel 1999, facendo solo lievitare i costi. Non solo: proprio l’identificazione del deposito nazionale per le scorie atomiche e tossiche sarebbe stata al centro delle perquisizioni che la Guardia di finanza ha condotto nella sede dell’azienda durante il periodo natalizio. Il blitz, ultimo di una serie, ha convinto l’amministratore delegato Emanuele Fontani a intervenire con avvicendamenti al vertice. Ma questo terremoto non ha avuto conseguenze: il Governo e i Ministeri hanno tirato dritto, e ora la Carta è pronta per essere pubblicata. Per questo la ritengo una partita solo politica: ci sarebbe stato margine - se ci fosse stata la volontà politica - di destituire Sogin dal ruolo di decisore, non riconoscendolo più come un soggetto autorevole ad assumere decisioni così importanti".

"Il tempo del dialogo è finito, bisogna organizzare il dissenso"

L'esponente di Alternativa conclude:

"Data la portata e l’impatto sulle vite dei cittadini, il tema del deposito nucleare non avrebbe dovuto essere affrontato con il paraocchi della politica: le bandierine avrebbero dovuto essere messe da parte. Personalmente in questi mesi ho lavorato per costruire il dialogo tra Governo e amministratori locali, facendo di tutto affinché le perplessità, le criticità e le difficoltà riscontrate dagli amministratori locali piemontesi sul tema arrivassero a Roma. Le difficoltà di dialogo con Sogin sono però continuate, il che mi fa ritenere come ormai non ci sia più margine di manovra. Il Governo, del resto, si era già mostrato sordo a istanze di buon senso: basti pensare che il mio emendamento che prevedeva dei ristori pari alla quota che ogni comune interessato dalla Cnapi ha dovuto sostenere da gennaio, cioè dalla desecretazione delle carte, fino a dicembre, è stato bocciato. Ora bisogna passare alla fase successiva: data l’assenza di comunicazione è il momento di organizzare il dissenso e di far sentire la propria contrarietà con decisione. Il tempo del dialogo è finito".

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