Il post sui social

Chiusura discoteche, bufera sul vescovo che scrive: “Che lavoro è? Produce risse, morti e stupri”

Pioggia di critiche da parte degli imprenditori che ora dovranno subire un ulteriore danno economico.

Chiusura discoteche, bufera sul vescovo che scrive: “Che lavoro è? Produce risse, morti e stupri”
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E’ finito nella bufera del web per il suo post che parla della chiusura delle discoteche.

Quel post frettoloso...

Il vescovo Adriano Tessarollo, della diocesi di Chioggia ma che ha competenze anche su una zona del Bassopolesine è molto attivo sui social e, dopo aver saputo che le discoteche e i locali da ballo sono stati nuovamente chiusi, ha deciso di dire la sua. Il vescovo ha quindi pubblicato un post lunedì 17 agosto 2020 dove parla della chiusura ma, nello specifico, della richiesta di risarcire questi imprenditori. Tessarollo scrive:

Ecco il grande problema della perdita di posti di lavoro oggi: la chiusura delle discoteche. Ma che lavoro è questo! Cosa produce! Ubriacature, risse, morti mattutine di ragazzi ubriachi o assonnati, stupri e quant’altro. Sembra che la società attuale non possa vivere senza questa industria di sballo notturno… E adesso bisogna anche sostenerla con contributi pubblici derivanti da tasse sempre in aumento, o con i contributi che chiediamo all’Europa”.

Si scatenano i commenti

Nel giro di poche ore il post è stato “sommerso” dai commenti di coloro che, da un lato erano d’accordo con il vescovo, puntualizzando come le discoteche sono un luogo di “perdizione”, dall’altra parte invece, numerosi imprenditori hanno ribadito che la chiusura è un ulteriore danno economico.

Le spiegazioni del vescovo

Dopo le diverse critiche da parte dei cittadini e i commenti che il vescovo ha ricevuto sui social, questa mattina, mercoledì 19 agosto 2020, Tessarollo ha deciso di scrivere nuovamente sul suo profilo per spiegare le intenzioni del post che ha innescato la bufera (e che ha cancellato):

“Non ho ribattuto agli insulti in risposta al mio breve spot su un tema trasversale sul quale ho posto l’attenzione in questi giorni. Riconosco che mi sono espresso male in modo da sembrare di prendere di mira la sola vostra categoria. Nei giorni scorsi più volte posto la mia attenzione sugli interventi che parlavano di ‘distribuzione’ di denaro, a pioggia, a mio avviso, in tante direzioni e senza limiti, o con limiti di reddito abbastanza alti, per andare incontro a tutte le categorie (politici, amministratori, professionisti di vario genere ....). Parallelamente veniva comunicato che il debito pubblico dell’Italia era salito a 2500 miliardi. A questo punto è comparsa la notizia della disposizione di chiusura delle ‘discoteche’ e altro , fino ai primi di settembre,’ per precauzione diffusione pandemia, con le molte prese di posizioni di parere contrario, compresa la richiesta di risarcimento per la perdita dei relativi incassi derivanti da tale chiusura”.

Ha poi puntualizzato:

“Ho reagito scrivendo: ‘ma quale lavoro?’ intendendo che si tratta di sospendere un divertimento offerto che non sarà la fine del mondo se manca per circa un mese. Di fila quindi ho pensato: anche per questo ora viene richiesto un risarcimento pubblico per i mancati guadagni... . In fin dei conti si tratta di un passatempo, ripeto, che personalmente non ritengo necessario e di cui si può anche, in queste condizioni, fare senza. E ho pure aggiunto che, oltre al pericolo segnalato per la pandemia in questi ‘sballi notturni’ si corrono anche altri rischi come quelli citati.... . Quindi certamente non ho inteso ‘demonizzare’ le discoteche come cause di tutto ciò, ma sottolineare che questa attività notturna e prolungata fino a notte quasi finita, sia occasione, come sovente capita, di quanto messo nel post. E non credo di essere l’unico a pensarlo. Su questi molteplici dati reali volevo attirare l’attenzione”.

Tessarollo ha quindi concluso:

Riconosco che il post sbrigativo si è prestato a riferirsi alle sole discoteche. Poi visti commenti di tutte le sorta, non centrati sul tema,... ho ritirato il post senza più rispondere. In conclusione quindi non ritengo che le discoteche siano organizzatrici di malavita o altro, anche se gli orari prolungati e notturni dell’attività ludica possono prestarsi ai pericoli di cui ho parlato. Personalmente poi non sono favorevole ai risarcimenti generali pubblici per tante attività che in questi tempi hanno subito perdite o minori guadagni, se non dopo singola valutazione di necessità. Del resto tempo fa ho indicato la stessa cosa anche ai preti che segnalavano la mancanza o quasi di offerte in questo periodo, con la necessità di pagare le bollette e le assicurazioni che non cessano di pervenire. Ho detto di fare anche noi come fanno gli altri, stringendo i denti, e se qualcosa viene usiamolo per le richieste di aiuto che si fanno più urgenti nei mesi a venire. Mi scuso dell’equivoco nell’esprimere un pensiero che può anche non essere condiviso. Vedrei più volentieri investire i soldi pubblici in ciò che produce risorse per il necessario alla vita e per la formazione ed educazione dei giovani alla vita e al lavoro anche qui in Italia, senza dover per forza cercare altrove.”.

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