Giornata mondiale persone anziane

Che cosa significa avere 100 anni oggi?

Nelle Residenze Sanitarie Anni Azzurri Gruppo Kos oggi se ne contano più di 50. A raccontare come vivono i centenari e le loro esigenze assistenziali è la dottoressa Chiara Monti.

Che cosa significa avere 100 anni oggi?
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Anni Azzurri, aumentano i centenari.     Sono circa 15000 i centenari in Italia secondo i dati Istat 2019. Nelle Residenze Sanitarie Anni Azzurri Gruppo Kos oggi se ne contano più di 50. Ospiti che richiedono un’assistenza specialistica e professionisti formati. A raccontare come vivono i centenari e le loro esigenze assistenziali è la dottoressa Chiara Monti, direttore medico e qualità delle Rsa Anni Azzurri Kos.

Centenari: chi sono, come vivono la loro degenza?

“Gli attuali centenari sono nati durante la Grande guerra e  hanno vissuto la gioventù durante la Seconda Guerra mondiale. Sono persone temprate dalle sfide, le avversità ed i successi della vita. Durante la pandemia sono stati proprio i grandi anziani e i centenari che hanno mostrato una maggior resilienza alle difficoltà ed hanno anche dimostrato maggiore stabilità emotiva rispetto ai più “giovani”. In questi mesi pandemici abbiamo osservato con stupore il loro stato d’animo e la loro capacità di mantenere un atteggiamento positivo ed uno sguardo ottimista sul futuro. Tra l’altro hanno appreso nuove competenze, come ad esempio l’utilizzo dei tablet per comunicare con la famiglia. C’è un modo di dire in spagnolo, quando qualcosa sembra non finire mai, si compara alla costruzione della Sagrada Familia. La costruzione infinita di una bellissima cattedrale: questa è per noi la lunghissima vita dei tanti ultracentenari ospiti delle nostre Residenze. La costruzione di una cattedrale, tanto bella da rasentare la perfezione: guglia dopo guglia, ruga dopo ruga, i giorni cesellano e danno forma al tempo che passa. I centenari, questa popolazione che non deve più portare i nipotini a scuola roba da giovani quella, che non deve più pensare al futuro dei figli, anziani a loro volta. Che deve solo godersi la vita ed investire nel tempo che ha. Sono i giovani del grande Gatsby questi centenari, è gente che sa come vivere.”

Quali sono le principali problematiche dei grandi anziani?

“Il grande anziano è condizionato dal progressivo depauperamento delle risorse biologiche. Lo sviluppo culturale, il progresso della Medicina, il progresso della tecnologia sono valenze che aiutano il grande anziano nel vivere quotidiano, ma la sua esistenza diventa impegnativa e difficile qualora il soggetto non riesca a darne un senso positivo. Studiosi come Barthe, Caradec, Bergman, Balthes hanno approfondito l’analisi sociologica delle caratteristiche peculiari dell’età avanzata: abbandono, fragilizzazione, routinizzazione, contraddizione. Caradec parla della “prova della grande vecchiaia” proprio a connotare la difficoltà che il grande anziano deve affrontare per stare in un mondo da cui però si sta progressivamente allontanando; per stare in un mondo in cui è determinante avere buona salute e soprattutto buona funzionalità, mentre salute e performance funzionale si riducono. Il mondo familiare spesso si estranea perchè frammentato e lontano; la vita di relazione si riduce perchè fisicamente diventa più difficile e perchè diminuisce il numero degli amici e dei parenti coetanei.Deambulare e ricordare è più difficile ed anche la perdita sensoriale rende l’ambiente più lontano e lo spazio sociale più ridotto, proprio per queste motivazioni il contesto fisico e sociale diventano fondamentali. Dice Margaret Mead che il grande anziano è un immigrato nel tempo, viene da un tempo che non c’è più.

Quali sono le nostre competenze specifiche nell’assistenza ai centenari?

“La polipatologia del grande anziano, declinata in progressiva degenerazione della funzione degli apparati fisiologici, determina anche una rilevante necessità di cura che spesso si articola in molte ore del giorno. E tra queste patologie entra spesso prepotentemente il declino cognitivo che progressivamente allontana dal grande anziano tutto il mondo fisico e affettivo.”Per assistere il grande anziano si deve fare riferimento ai suoi bisogni, valutare in una dimensione multidisciplinare di cosa il soggetto ha bisgono e sarà sempre individuato un bisogno fisico, relativo alla perdita di salute, e un bisogno affettivo- relazionale. Questo è il punto focale che in RSA si attua: valutare e prendersi cura.”

Cosa si intende per prendersi cura...

“Prendersi cura della salute fisica, approntando le terapie necessarie somministrate in sicurezza e appropriatezza; valutando l’autonomia fisica e il rischio residuo per attivare una cura fisioterapica volta al recupero, se possibile, o al mantenimento funzionale. Prendersi cura dell’ambito affettivo relazionale del grande anziano; ambito che l’età rende delicato e fragile, pur nella assoluta necessità che non venga meno il piacere del vivere e della relazione. In quest’ambito l’RSA crea il setting in cui vivere la vita di relazione, permettendo ai grandi anziani di socializzare coi propri coetani e di dedicarsi ad attività della vita quotidiana che permettono di non perdere di vista gli aspetti che riguardano la vita sociale di ciascuno di noi, per esempio: l’utilizzo del servizio bar e ristorante, il praticare il proprio credo religioso, la partecipazione ad attività ludico-ricreative e di integrazione col territorio, fruire del servizio parrucchiere ed estetista.”

Come è organizzata l’assistenza?

“Vengono redatti piani assistenziali individuali, attraverso riunioni di equipé multidisciplinare nel corso delle quali si pianificano gli interventi sanitari e socioassistenziali del singolo ospite; tutti gli aspetti del vivere sono valutati, dalla qualità del sonno alla dieta alimentare, dal monitoraggio clinico quotidiano alla rete familiare. In RSA si ricrea una comunità di tipo familiare; i soggetti sono accomunati dall’età e quindi dall’esperienza del vivere; sono accomunati dai ricordi, e dalla tipologia degli affetti, sostanzialmente declinati nella storia delle famiglie e delle generazioni. Il personale della RSA viene orientato proprio a questa cultura del prendersi cura, del gestire relazioni empatiche, vicine. Anche nei confronti dei familiari ci adoperiamo per realizzare una empatia includente che ci veda vicini e sensibili alla relazione tra ospite e familiare. Vogliamo che entrambi ci percepiscano come partecipi al loro mondo, pur nella discrezione e nel rispetto della privacy.”

Quanto conta la qualità di vita?

“Senectus ipsa est morbus” è sostituito da figure professionali che concorrono a fornire qualità di vita a chi vive la quantità del tempo. Infatti le nostre Residenze sono caratterizzate da un alto livello di umanizzazione delle cure, che si traduce in elevate competenze professionali adattate alle diverse tipologie di pazienti. Tutto questo è ancor più vero per i grandi anziani, per i quali si enfatizzano tutte le modificazioni fisiche e psicologico- affettive che l’età avanzata comporta ed il garantire dignità all’esistenza diventa valore fondamentale.

Come si raggiungono questi obiettivi?

“Per raggiungere questi obiettivi nelle nostre RSA si ricorre a formazione, momenti di valutazione e condivisione dei risultati, approccio integrato alle necessità dell’ospite, ma anche alla valutazione del suo vissuto quotidiano, fisico e affettivo. In questo senso operano educatori per gestire spazi ricreativi e necessità relazionali specificìhe del singolo soggetto accanto a medici e infermieri che erogano cure sanitarie e partecipano però anche alla relazione in un’ottica olistica della singola persona e della sua salute.Crediamo che rientri nella giusta filosofia di lavoro “guardarci dal di fuori” tutti i giorni per crescere e migliorare continuamente.”

Qual è il segreto della longevità?

“Avere un “buona genetica” di partenza e stili di vita salutari sono gli elementi fondamentali per vivere quanto più possibile per il singolo soggetto. Familiarità di vite lunghe ed in buona salute psico-fisica si accompagna spesso ad aspettativa di vita elevata. Ma non basta, è necessario che il corredo genetico performante sia manutenuto nel tempo con cura; l’epigenetica ci insegna che gli stili di vita possono danneggiare il nostro DNA, alterandone il complessivo funzionamento attraverso modificazione di espressività genica, di funzionalità genica, di integrità genica (si pensi ai telomeri). Quindi sana attività fisica, salutare alimentazione in termini qualitativi e quantitativi, vissuto relazionale soddisfacente e serenità psico-affettiva sono gli obiettivi che possono portare a una lunga sopravvivenza. Curiosità, desiderio di imparare sempre, accettazione delle proprie defaillances fisiche sono modalità efficaci per vivere a lungo e pienamente. La conoscenza dei neurotrasmettitori e della loro funzionalità ha in un certo senso riparato “l’anello spezzato” che nella nostra cultura scientifica scollegava psiche e fisicità: star bene è questione fisica e psico-affettiva.La mia vita di domani la determino oggi e si può sempre “far qualcosa” in termini migliorativi, credo sia questo il segreto della buona longevità”:

“Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe, i capelli diventano bianchi, i giorni si trasformano in anni...
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.
Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Però non trattenerti mai”
S. Madre Teresa Di Calcutta

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