ce lo dicono i numeri

Casi in calo: la Lombardia allontana la zona arancione

Gli ospedali però al momento non si svuotano, anche se l'occupazione delle terapie intensive ci terrà in zona gialla.

Casi in calo: la Lombardia allontana la zona arancione
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La zona arancione sembrava a un passo, e invece la Lombardia sembra poterne allontanare lo spauracchio. Lo dicono i numeri, che certificano che (diciamolo piano, però) forse il peggio - vedi il picco dei contagi - è passato.

La Lombardia allontana l'arancione

Come racconta il Giornale dei Navigli, cominciano a delinearsi dati più chiari, potendo ormai confrontare gli ultimi 7 giorni rispetto ai precedenti senza avere il dato "troppo sporco" di giornate festive dove il numero dei test (e dei conseguenti casi positivi) si riduce notevolmente. E i numeri confortato: calano i casi, anche se gli ospedali non si svuotano molto velocemente. Ma la discesa pare iniziata.

Pur avendo in questo conteggio ancora il dato del festivo extra del 6 gennaio, il numero dei nuovi casi in Lombardia ormai da giorni ha iniziato a scendere. Attenzione, non vuol dire che non ci siano più molti positivi, più di mezzo milione di lombardi sono ancora in quarantena. Ma possiamo dire che abbiamo appena iniziato la discesa dopo l'impennata del periodo natalizio: il nuovo rialzo per effetto dei cenoni, pranzi e riaperture attività e scuole (quest'ultimo, in particolare, forse è un po' presto per archiviarlo definitivamente) sembra scongiurato.

Allacciare le cinture: ci aspetta una brusca discesa?

Sappiamo benissimo che ogni Paese ha le sue peculiarità e che per tale ragione non è possibile guardare un altro Stato, più avanti con la curva del contagio, e avere la certezza che tutto andrà come a "casa loro". Ma abbiamo imparato in questi due anni che alcuni Paesi possono essere indicati come "sentinella", con la consapevolezza le cose andranno bene o male in quel modo.

Nel nostro caso, lo Stato di riferimento sempre davanti a noi (come ondata pandemica, come vaccinazioni, come variante presente, anche se non come misure restrittive, da noi più decise) è il Regno Unito. Lì la fiammata di Omicron è iniziata nei primi giorni di dicembre; cosa che da noi è accaduta solo intorno alla terza decade dello stesso mese.

Da qualche giorno il numero dei nuovi casi in Uk è in brusco rallentamento, complice la caratteristica di quest'ultima variante Omicron: contagiosità elevata, meno casi "polmonari" negli ospedali quando incontra soggetti vaccinati. In Italia siamo ancora in cima alla curva e guardiamo la discesa che sarà, ci auguriamo, repentina come osservato altrove. Nello specifico, la Lombardia, dove Omicron si è diffusa velocemente, siamo un po' più "avanti" rispetto ad altre regioni d'Italia.

Lombardia caccia via l'arancione: scendono i casi

La progressione della discesa lombarda è ben riscontrabile nelle variazioni percentuali dei casi in sette giorni: -3,4% il giorno 13 gennaio, +12,5% il 14 gennaio (ma 7 giorni prima era il dato dell'Epifania a falsare i dati), +0,9% il 15 gennaio e, nonostante il "ponte della befana", -12,6% il 16 gennaio. La conferma anche nel bollettino del 17 gennaio, con un robusto -16,7%.

Le variazioni percentuali dei casi in sette giorni

A spiegare bene questo parametro all'interno del grafico è il  dottor Paolo Spada per Pillole di Ottimismo:

"La linea orizzontale corrisponde allo 0% di variazione e ad Rt uguale a 1: al di sotto di essa (area verde) si prevede rallentamento dell'epidemia, mentre al di sopra (area rossa) il contagio è previsto in aumento. Appare chiaramente che la curva della stima Rt è in ritardo di 13 giorni rispetto alle variazioni percentuali dell'incidenza (in viola), specialmente in occasione delle più repentine risalite del tasso di contagio, che le variazioni sono dunque in grado di rilevare in modo decisamente più tempestivo".

Insomma, il dato è chiaro: la Lombardia ha iniziato la discesa. Lo stesso non possiamo ancora dire per quanto riguarda gli ospedali: qui la fiammata relativa all'alto numero dei casi è ancora in corso.

Uno su tre scopre in ospedale di essere positivo

C'è da dire però che gli ospedali lombardi non stanno vivendo un inferno come un anno fa. Anche se il carico di tanti pazienti ricoverati per sintomi riconducibili al Covid rallenta notevolmente la cura di tutti gli altri malati. A questo si aggiunge un dato: circa un terzo dei positivi in ospedale non si trova in cura per Covid. Parliamo di pazienti che sono ricoverati per operazioni, altre patologie, totalmente asintomatici dal punto di vista del contagio da SARS-CoV-2, e che scoprono solo in tale circostanza di essere positivi. Questa percentuale scende al 12%, secondo i dati diffusi dalla Regione lunedì 17 gennaio, se consideriamo le terapie intensive, ma parliamo comunque di un numero considerevole di posti letto "Covid" di malati "non Covid".

Nel confronto rispetto a  una settimana fa, il dato che più ci avvicinerebbe inesorabilmente alla zona arancione è quello legato ai ricoveri nei reparti ordinari: l'ultimo bollettino, datato 17 gennaio, ci mostra un'occupazione in Lombardia pari al 34,9%, in crescita del 22% rispetto ai sette giorni precedenti. Una settimana fa, il 9 gennaio, l'occupazione era al 27,6%, in crescita del 41% rispetto alla settimana precedente.

Discorso differente per quanto riguarda i ricoveri in terapia intensiva: la Lombardia ha attualmente un'occupazione al 14,8% (il dato è in calo perché sono stati attivati nuovi posti letto), in crescita del 9% rispetto ai sette giorni precedenti. Una settimana fa, il 9 gennaio, l'occupazione era al 15,9%, con un incremento però del +13%.

Primi segni di rallentamento anche dagli ospedali guardando agli incrementi ridotti? Forse è presto per dirlo, ma attualmente il dato delle terapie intensive ci tiene ancora lontani alla zona arancione.

Andrea Demarchi

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