Casalinga incensurata e hater di professione: ecco la stalker di Bonaccini e Draghi
La sua "attività" sul web non è passata inosservata e le è costata una denuncia dalla Polizia postale: aveva letteralmente inondato le caselle mail del Governatore e del premier con insulti e minacce. Ma ne aveva anche per i virologi...
La mattina con i figli, la passeggiata al parco, i mestieri in casa... Una vita normale, insomma. Ma poi quando si collegava a internet cambiava faccia e si trasformava in una hater: e inondava la casella mail di politici e virologi con minacce di morte.
Casalinga incensurata e hater di professione
Spesso dietro ai leoni da tastiera, ammettiamolo, ci si immagina delle persone un po' abituate all'insulto, all'offesa, all'aggressività. Di certo non una mamma 40enne di Bologna, una casalinga insospettabile. E invece...
E' proprio lei la "regina" degli haters che si è guadagnata una denuncia dalla Polizia postale per la sua condotta decisamente sopra le righe. Nel suo mirino c'erano il Governatore dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, per cui si augurava la morte dei famigliari, e anche il premier Mario Draghi, al quale attribuiva appellativi come "mafioso".
E per farlo non si limitava a qualche commento sui social: quelli li vediamo tutti, sono quasi diventati un male inevitabile dell'era dei social network. No, lei inondava le due rispettive caselle mail con messaggi inquietanti, offese e minacce.
Ma gli agenti sono riusciti a individuarla, non senza una complessa indagine informatica: questo livore nei confronti delle due cariche rappresentative le è costato una denuncia per diffamazione aggravata e minacce. Nella morsa dell'hater, però, non c'erano solo Draghi e Bonaccini. Ne aveva anche per Salvini, Meloni e Papa Francesco.
Voleva la testa di Bonaccini e Draghi
Il caso della bolognese apre un capitolo "oscuro" sull'utilizzo dei social network. Quello che vede come protagonisti, appunto gli hater, figure che sfruttano la potenza della rete per dare libero sfogo e voce all'odio e alla violenza. E la pandemia, secondo gli inquirenti, ha fornito una vera e propria sponda a queste derive comportamentali, permettendo a molte persone di perdersi nel circolo vizioso dell'odio digitale. Persone "normali", vicini di casa, insospettabili, esattamente come la casalinga 40enne, che vivono due esistenze: quella quotidiana al parco con i bimbi, al lavoro con i colleghi, al bar con gli amici.
E poi quella oscura, quella dietro a una tastiera, cercando nuove prede da distruggere, nuovo odio per alimentare una violenza senza fine... L'unica speranza, per chi sta dall'altra parte, è che tutto questo zelo li conduca verso un errore. Che il loro volto, mascherato da quel sottile schermo digitale che è la rete, svanisca per qualche secondo, permettendo così agli inquirenti di riconoscerne l'identità. Per bloccare questo vortice di violenza prima che sia troppo tardi.