Cariplo: uno studio per capire cos'è successo in Lombardia
Obiettivo, scoprire esattamente quale impatto il virus SARS-CoV-2 ha avuto e avrà in futuro sul territorio regionale.
Sono almeno 2 i ceppi circolanti da metà gennaio. A rivelarlo uno studio promosso da Fondazione Cariplo e realizzato dai ricercatori dell'Ospedale Niguarda di Milano e del Policlinico San Matteo di Pavia.
Lo studio promosso da Cariplo
Sono stati presentati questa mattina i risultati dello studio promosso e sostenuto da Fondazione Cariplo. Si tratta dello studio più ampio condotto sino ad oggi sul sequenziamento del virus SARS-CoV-2 in Lombardia. La ricerca fotografa quanto è accaduto dall'inizio dell'anno attraverso un approccio scientifico "evidence-based". Sono state analizzate le sequenze genomiche virali da circa 350 pazienti, provenienti da aree diverse della Lombardia.
L'analisi fornisce importanti indicazioni per chi dovrà lavorare sul vaccino e sulle cure in futuro. Per questo motivo i dati sono stati messi a disposizione della comunità scientifica internazionale con la modalità open access, secondo la policy in uso ormai da tempo in Fondazione Cariplo. Tutti i ricercatori interessati potranno scaricare i dati riferiti alla ricerca sulla piattaforma.
Le parole del Presidente Fosti
"La ricerca che presentiamo oggi genera una conoscenza sul Covid19, che può contribuire a fare importanti passi avanti per contrastare la pandemia. Fondazione Cariplo considera fondamentale il proprio impegno a favore della ricerca di eccellenza, che metta a disposizione conoscenze importanti per il benessere di tutti. Mentre continuiamo a promuovere la ricerca manteniamo fermo il nostro impegno per l'ambiente, per la cultura e per il welfare. Soprattutto per supportare chi in questo momento sta affrontando le maggiori difficoltà." ha detto Giovanni Fosti, Presidente di Fondazione Cariplo.
I risultati emersi dalla ricerca di Fondazione Cariplo
"I risultati confermano che il virus è stabile anche in una molecola che è Spike, l'ancora che il virus usa per infettare le cellule. Stabile anche per le sequenze che vengono usate dal virus per mascherarsi. Questo è un dato importante per gli studi sui vaccini, e per le terapie con anticorpo, sia con plasma che con anticorpi monoclonali. Si tratta di informazioni molto utili per chi dovrà lavorare nella ricerca di terapie efficaci." ha commentato il professor Alberto Mantovani, coordinatore della Commissione Ricerca Scientifica di Fondazione Cariplo e Direttore scientifico di Humanitas.
"I dati raccolti mostrano inequivocabilmente che il virus è entrato in Lombardia prima di quel che si pensasse in origine. Lo ha fatto con assalti multipli e concentrici di ceppi virali diversi, in luoghi diversi ma in tempi molto vicini tra loro." spiega il responsabile scientifico dello studio Carlo Federico Perno, Direttore della Medicina di Laboratorio del Niguarda. "Il Virus ha caratteristiche genetiche molto più simili a quelli oggi presenti in Europa, che non a quelli circolanti in Cina. L'ingresso quindi non è stato diretto dalla Cina ma mediato da una fase Europea. Quando è stato riscontrato il primo caso a Codogno, in una forma leggermente diversa, lo stesso era già presente nella zona nord (includente Alzano e Nembro)." aggiunge Fausto Baldanti, Responsabile del Laboratorio di Virologia molecolare del San Matteo e professore dell'Universita di Pavia.Virus presente già da Gennaio
L'analisi comparativa dei genomi virali (condotta con metodi statistici), derivati da tamponi raccolti dal 22 febbraio al 4 aprile 2020, fa risalire l'ingresso di SARS-CoV-2 in Lombardia verso la seconda metà di gennaio. Il dato è corroborato dalla valutazione della sieroprevalenza di anticorpi neutralizzanti contro SARS-CoV-2 nei donatori di sangue della Zona Rossa di Lodi. Oltre a consentire di stimare precisamente la diffusione dell'infezione, il risultato ha identificato 5 soggetti sieropositivi nel periodo tra il 12 e il 17 febbraio 2020 (Percivalle et al, Eurosurveillance, accepted). Tenendo conto che gli anticorpi neutralizzanti si sviluppano circa 3-4 settimane dopo l'infezione, questi dati dimostrano la presenza del virus a partire dalla seconda metà di Gennaio 2020.
Variabilità del virus ed un possibile vaccino
Caratterizzando la variabilità virale riscontrata nel territorio e la distanza evolutiva rispetto ai virus circolanti nelle aree colpite dalla pandemia, è stato possibile identificare 2 maggiori catene di trasmissione virale. Qui verranno identificate come A e B, che sono state circolanti in modo preponderante in due diversi territori municipali lombardi. La catena di trasmissione A, caratterizzata da 131 sequenze, si è diffusa principalmente nel nord della Lombardia a partire dal 24 gennaio, con il territorio di Bergamo e dei suoi territori adiacenti (es. Alzano e Nembro) maggiormente rappresentati. La catena B, composta da 211 sequenze, piú variabile ha caratterizzato l'epidemia del sud della Lombardia almeno a partire dal 27 gennaio, con le province Cremona investite maggiormente.
Le differenze tra i ceppi virali sono comunque di numero limitato (appena 7 mutazioni nucleotidiche su un totale di circa 30.000 basi di genoma virale). "A latere dello studio, la scarsa variabilità virale riscontrata, sia nel tempo che nelle diverse aree geografiche, supporta l'ipotesi di un vaccino efficace. Spingendo ulteriormente la ricerca mondiale in questa direzione." spiega Perno.
"Non è possibile escludere, che tale circolazione silente, multipla e simultanea di ceppi diversi, possa aver esacerbato la già elevatissima trasmissibilità del virus. Portando a creare una vera tempesta virale in una regione cosi densamente popolata, come la Lombardia. Rendendo difficili gli interventi di contenimento dello diffusione stessa" concludono i ricercatori.