Caporalato

Costretti a lavorare 17 ore al giorno a meno di due euro all'ora

Erano sottoposti a forme di sfruttamento lavorativo e in più dormivano in condizioni di sovraffollamento e promiscuità.

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Costretti a turni lavorativi di diciassette ore per meno di due euro all'ora. Dormivano in locali fatiscenti, in condizioni di sovraffollamento e promiscuità, senza neanche i più elementari presidi di protezione individuale. Questo è quanto emerso da una maxi operazione della Polizia di Stato che ha fatto emergere un grave episodio di caporalato e sfruttamento lavorativo avvenuto in provincia di Novara.

Un grave episodio di caporalato

Una maxi operazione per contrastare odiosi reati contro la persona e gravissime forme di sfruttamento lavorativo. Come raccontato da Prima Novara, il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Novara ha emesso ordinanze cautelari per due cittadini pakistani di 32 e 44 e anni, con velleità imprenditoriali, e un italiano di 44 anni, ritenuto la mente del gruppo.

I tre indagati si sono resi protagonisti di un gravissimo episodio di caporalato avvenuto in provincia di Novara e smascherato dalla Polizia di Stato. In particolare il 44enne italiano aveva anche a proprio carico precedenti penali e di polizia, anche di natura societaria, ed era coinvolto processualmente in una delle più atroci vicende di cronaca nera accaduta in questa provincia.

IL VIDEO:

L'indagine trae origine da una importante attività effettuata nell’agosto del 2020 dalla Questura di Novara per arginare situazioni di degrado di determinate zone della città ad alta concentrazione di residenti di origine extracomunitaria. Nell’ambito di una di queste verifiche il personale della Questura aveva riscontrato, in appartamenti siti nel quartiere Sant’Agabio, la presenza di cittadini pakistani in contesti di sovraffollamento. Costoro, provati dalla condizione in cui erano assoggettati, avevano fornito le prime ammissioni inerenti alla propria attività lavorativa (nel settore della distribuzione di volantini) ed il pagamento di un corrispettivo in denaro per l’affitto del proprio posto letto.

Costretti a turni di 17 ore al giorno a meno di due euro all'ora

Quanto emerso dalle attività accertative svolte dagli uomini della Questura è apparso di particolari gravità. Ai lavoratori veniva corrisposta una retribuzione palesemente sproporzionata alla quantità del lavoro prestato.

I malcapitati erano costretti a lavorare anche per diciassette ore al giorno, e retribuiti per meno di due euro all’ora, senza i più elementari presidi di protezione individuale, e costretti a dormire in condizioni di sovraffollamento e promiscuità, soprattutto in un periodo come quello attuale caratterizzato dal rischio di diffusione epidemiologica da Covid-19 posto che, per consentire la collocazione di sufficienti posti letto nelle stanze a ciò dedicate, erano allestiti soprattutto letti matrimoniali.

Nel corso dell’indagine ci si è trovati di fronte a persone prive di mezzi alternativi di sussistenza (per sé e per i propri familiari dimoranti nel Paese d’origine) e, pertanto, in stato di bisogno oggettivo. Reclutati dall’estero o da diverse zone d’Italia e condotti a Novara dove erano costretti a vivere in condizioni precarie.

Da questo capoluogo venivano portati a lavorare in lontane località del Piemonte, della Valle D’Aosta, della Liguria e della Lombardia, a bordo di furgoni obsoleti e spesso fatiscenti, scaricati in vari punti delle città, e costretti, a piedi, distribuire migliaia di volantini, anche in presenza di avverse condizioni climatiche senza l’uso dei dispositivi di protezione individuale come le pettorine.

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