BCC Brianza e Laghi: il futuro della banca del territorio

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É un momento storico estremamente complesso quello che stanno affrontando le banche, soprattutto le più piccole e strettamente interconnesse con le realtà economiche del territorio in cui sono nate. Eppure proprio la "piccola" banca potrebbe fare la differenza nella resilienza di un territorio, perché ben conoscono i punti deboli e di forza dell'economia locale. Della pandemia, del periodo di crisi ma anche della ripartenza e del futuro abbiamo parlato con Giovanni Pontiggia, presidente della BCC Brianza e Laghi, nata nel 2017 dalla fusione di BCC dell’Alta Brianza – Alzate Brianza e BCC di Lesmo.

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Che ruolo sta giocando la banca di credito cooperativo nella ripresa post pandemia?

"Ritengo sia stata fondamentale la presenza del Credito Cooperativo nel momento dello scoppio della pandemia. Abbiamo dimostrato l'importanza di avere una  Banca del Territorio e  cosa significa concretamente essere Banca del Territorio, Banca di Comunità. Abbiamo immediatamente e velocemente dato convinta e piena adesione alle iniziative economico finanziarie emanate dal Governo, svolgendo un ruolo attivo e propositivo con risposte puntuali a tutto cio che ci veniva richiesto. Sono convinto che grazie al nostro sostegno e contributo professionale, molti operatori hanno saputo e potuto affrontare questi ultimi due anni con serenità e tranquillità. Siamo stati attori convinti rispettando tempi, superando problemi burocratici e normativi. Personalmente giudico positivi i risultati raggiunti e avuti. E' il riconoscimento che ci viene rivolto dalla nostra clientela a renderci orgogliosi di cio che abbiamo fatto in questo periodo di crisi pandemica. Di tutto questo debbo essere grato al personale TUTTO della nostra Banca per l'abnegazione e serietà dimostrata sia in termini comportamentali che professionali”.

Che tipo di rapporto avete avuto con il terzo settore e il territorio più in generale in questo periodo di crisi?

"Abbiamo dovuto affrontare temi e problemi importanti. Un elemento distintivo credo sia stato saper cogliere anche le esigenze sociali del territorio. Abbiamo elargito contributi diretti a enti e associazioni e abbiamo condiviso iniziative con Enti e altre Istituzioni del territorio. Porto come esempio lo stretto rapporto che abbiamo avuto con le Fondazioni Provinciali di Comunità (Comasca , Lecchese , Monzese) alle quali abbiamo elargito sostegni per le strutture ospedaliere e materiale sanitario. In particolare vorrei ricordare l'importante contributo per il potenziamento della Terapia intensiva dell'ospedale Fatebenefratelli di Erba. É chiaro che questo sostegno socio-sanitario ha comportato un sacrificio rispetto agli aiuti che regolarmente elargiamo nei confronti delle associazioni sportive e culturali ma ci ripromettiamo di tornare a sostenere e rilanciare queste ultime convintamente con forme innovative che facciano recuperare il senso dello stare insieme. Siamo contenti e orgogliosi di essere riusciti a mantenere il sostegno alle Mostre di Pittura lecchesi e al Festival del Cinema di Lecco, occasioni particolari e importanti di aggregazione e cultura che possono contribuire a farci riscoprire l’importanza dello stare insieme”.

Come siete stati invece al fianco delle famiglie?

"La pandemia ha portato alle famiglie una serie di difficoltà non di poco conto, fra le quali quelle di scadenze e impegni. La nostra banca è intervenuta direttamente e ha cercato di affiancare associazioni sul territorio per dare sostegno a chi più ne aveva bisogno. Siamo stati i primi ad aderire all'Emporio della Carità di Ponte Lambro e lo stesso abbiamo fatto con altre realtà solidali del territorio in cui operiamo. Credo fosse un dovere, anche se la pandemia ha solo evidenziato un fenomeno che prima l'opulenza copriva. Credo che durante la pandemia ognuno di noi é diventato più povero, ognuno a suo modo ha perso qualcosa.

A diverso titolo ha guidato questa banca per 40 anni. Come l'ha vista cambiare, cosa ha funzionato e cosa no?

"Sono direttamente coinvolto nella gestione della banca da 40 anni: 30 anni come Presidente e 10 come Consigliere. Negli ultimi due, complice il lockdown, ho fatto ricerche sui giornali dal 1953, anno in cui mio padre insieme ad altri soci fondó la banca, fino ad oggi. Da una prima sommaria lettura numerosi sono gli episodi positivi che dimostrano come questa banca sia fortemente radicata con l’economia del territorio, ma soprattutto come abbia partecipato attivamente alla sua crescita. Evidenziarne qualcuno non serve, posso solo dire che tutti gli amministratori che si sono succeduti, così come tutti i dipendenti, hanno contribuito al suo sviluppo. Le attestazioni sono chiaramente riscontrabili nel forte rapporto con le associazioni imprenditoriali e con tutti i cittadini della zona operativa che a diverso titolo hanno operato con noi.  Due soli sono i momenti che nella loro negatività, dal lato imprenditoriale, hanno comunque esaltato lo spirito di attaccamento del corpo sociale all’azienda e soprattutto la capacità di affrontare le vicende negative rilanciandosi.  Mi riferisco al 1973, anno in cui la Banca venne commissariata e al 2004, anno in cui presentammo un bilancio in perdita perché avevamo fatto un importante affidamento a sostegno della Casa di Cura Villa San Giuseppe di Anzano del Parco. Alcuni giudicarono quell'investimento inopportuno, ricordo al riguardo un'assemblea burrascosa. Ma, grazie alla compattezza del Consiglio e alla fiducia del corpo sociale, la Banca seppe superare quei momenti.
Al riguardo, come Banca, siamo orgogliosi di aver dotato il territorio, con la scelta del 2004, di una Struttura Sanitaria al servizio della collettività e della Comunità, a cui la riforma sanitaria regionale in itinere sta ponendo attenzione come componente del Sistema Regionale. Di questo ce ne danno atto tutti i soggetti istituzionali e associativi della zona”.

L'obiettivo quindi é continuare a essere banca a servizio del territorio?

"A partire dal sottoscritto a tutti i consiglieri e direttori che si sono succeduti in tutti questi anni c'è sempre stata solo la volontà di sostenere in modo disinteressato l'economia del territorio. Siamo sempre stati al fianco degli imprenditori piccoli e grossi e ci auguriamo di poter continuare a farlo anche in futuro. Serve però una visione e una strategia per creare una banca cooperativa di comunità e del territorio con una giusta dimensione e in grado di sempre meglio servire e sostenere sia dal punto di vista finanziario che consulenziale, le aziende del territorio. Tutto questo sulla base di un progetto industriale che non si riduca alla pura dimensione perché il credito cooperativo non ha mai fatto della dimensione il suo obiettivo, bensì della giusta dimensione per fare servizio non solo finanziario ma anche sociale per la collettività".

Ha già annunciato che questo sarà il suo ultimo mandato: quali obiettivi vuole conquistare?

"Negli ultimi quattro anni ci siamo concentrati sugli obiettivi che ci eravamo posti al momento della fusione con Lesmo. E devo dire che li abbiamo brillantemente raggiunti. Ad ogni modo siamo consapevoli che la nostra dimensione é paragonabile a quella di un artigiano che non é più imprenditore individuale ma non é ancora industria. Serve una dimensione più grande, a parità di servizi, per competere con i grossi player. Vogliamo condividere il futuro con chi la pensa in questo modo. Quando, al momento della fusione con Lesmo, abbiamo scelto il nome di BCC Brianza e Laghi non lo abbiamo fatto casualmente. Entrambe le banche facevano parte di una identità territoriale che si é sempre considerata non omologabile con le città che la circondavano: era la Brianza. Io penso a un Credito Cooperativo della Brianza. Spenderò questo anno e mezzo che mi resta alla guida della banca per questo, con il sostegno di tutto il Consiglio di Amministrazione e spero dei Soci”.

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