Malo

Alpini in lutto: addio a Giovanni Pettinà, a 106 anni era il più vecchio d'Italia!

Avrebbe compiuto 107 anni il prossimo agosto e già si preparavano i festeggiamenti. Ma lui se n'è andato prima, nel sonno. Il ricordo dell'Ana Vicenza.

Alpini in lutto: addio a Giovanni Pettinà, a 106 anni era il più vecchio d'Italia!
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Se n'è andato a 106 anni l'alpino più vecchio d'Italia, Giovanni Pettinà.

Il congedo dell'artigliere alpino

Avrebbe compiuto 107 anni il prossimo 5 agosto: invece è "andato avanti" prima, nel sonno. Addio a Giovanni Pettinà, l'alpino più vecchio d'Italia. Se n'è andato nella notte tra lunedì e martedì scorso, in silenzio. Classe 1913, figlio di un alpino, fu artigliere alpino del gruppo Conegliano a partire dal 1940. Scartato dalla leva, fu richiamato per partecipare alla campagna di Grecia: da lì cinque anni di guerra, quasi due in un campo di internamento lavorando in uno zuccherificio, dopo la cattura da parte dei tedeschi.

L'ultimo compleanno

L'ultimo compleanno lo aveva festeggiato lo scorso agosto, celebrando il traguardo dei 106 anni: per lui una messa e una festa con 200 invitati. Assieme alla famiglia anche i compagni Alpini dei gruppi Ana di Malo e del Vicentino, il parroco e il sindaco. Una festa che, con tutti gli accorgimenti legati al Covid-19, era in programma anche quest'anno, ma che purtroppo non ci sarà. Inizialmente destinato all’Africa, Pettinà fece la campagna di Grecia fino al 1943. Seguì la cattura da parte dei tedeschi a cui seguì il lavoro in uno zuccherificio e come raccoglitore di barbabietole. Numerose nella sua casa le fotografie che raccontano il suo passato. Giovanni ricorda la partenza dalla Lombardia con carri e cannoni attraverso i Balcani, la cattura, la prigionia, la fame, la liberazione e il ritorno a casa. Ricordi forti che scrivono la storia. Incredibile la sua autonomia e il suo spirito, legame prezioso con un passato che non va dimenticato.

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Il ricordo dell'Ana Vicenza

Un congedo ufficiale, denso di ricordi e riconoscenza, è apparso anche sul sito ufficiale della sezione vicentina dell'Ana, a firma Gil. Ecco la testimonianza:
"Erano gli ultimi giorni del carnevale scorso quando fuori dal duomo di Malo ho incontrato Giovanni Pettinà, vecchio (anzi, antico) artigliere alpino, lucido e grintoso come sempre. Ciao Vecio, gli dico, sempre in gamba eh! Uomo di poche parole, alpino vero, portato più ad ascoltare che a parlare. Stamattina, martedì 12 maggio 2020, mentre albeggiava appena gli è sembrato di udire ancora il suono della tromba, forse la sveglia? Era ancora in dormiveglia ma ascoltando meglio, quasi sveglio, capì che aveva confuso le note,  ora le sentiva bene: erano quelle del silenzio che gli arrivavano nitide e struggenti. Incantato, Giovanni le ascoltava mentre si riassopiva e serenamente richiudeva gli occhi, rapito dal sonno dei giusti, quello della pace senza più guerre e sudore. Soddisfatto di quello che la vita gli ha dato e contento di aver ricambiato con tutto quello che ha potuto.
E ancora:
"Centosette anni il prossimo agosto: l'artigliere alpino Giovanni oggi ha deciso di posare il suo zaino a terra e con il braccio alzato per dirci addio, raggiungo i verdi pascoli ove aspettano i miei cari e i tanti amici che mi hanno preceduto. Vi affido il mio orto, le viti, le piantine di pomodoro appena trapiantate e l'insalatina fresca già nata. Ho combattuto su vari fronti,  prigioniero di guerra scampato alla fame, al freddo e agli stenti. La forza di volontà e l'istinto di sopravvivenza mi hanno consentito di tornare tra le braccia di volti cari, tra le mura domestiche e le strade del mio paese. La mia è stata una vita normale, vissuta nel lavoro, con i sani principi che dovrebbero guidare l'esistenza di tutte le brave persone che vivono a Malo e ovunque la civiltà ha vinto sull'arroganza. A chi ogni tanto mi ripeteva: "Attento Giovanni, non strafare e abbi cura della tua salute", ho sempre risposto "Xe quel che fasso da più de zento ani!".

Il cordoglio di Zaia

"Come dicono gli Alpini, Gianni Pettinà - penna nera di Malo - è andato avanti. Oggi non perdiamo solo la Penna nera più vecchia del Veneto alla veneranda età di quasi 107 anni. Per la nostra regione e per tutto il Paese si chiude una vera pagina di storia, un testimone della nostra vita dalla prima guerra mondiale a questi tristi giorni del Coronavirus. È incredibile pensare a cosa ha assistito Gianni in pace e in guerra. Superando di gran lunga il secolo di vita ha visto questa nostra terra distrutta e rialzarsi dalla distruzione materiale e morale di due conflitti mondiali. Ha visto i combattimenti, la prigionia, gli anni della miseria nera e poi gli anni del benessere diffuso, di cui è stato uno dei veneti artefici, lavorando sodo a testa bassa. Era un vero campione delle Penne Nere, un monumento per i suoi ricordi, per la sua esperienza, per il valore del sacrificio che rappresentava.

E il Governatore ha aggiunto:

"Esprimo la vicinanza mia e di tutto il Veneto ai familiari, così come partecipo al dolore dell’Ana che per tantissimi anni lo ha accolto nelle sue fila come una famiglia. Passata questa bufera della pandemia torneranno ancora le adunate delle Penne nere e ci sembrerà di vederlo ancora sfilare perché uomini come lui sono un simbolo della storia del corpo e della terra dove sono cresciuti!"

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