Allevamenti di polli nella morsa dell'aviaria: Aia in cassa integrazione
Il virus sta incidendo sull'economia di molti lavoratori, la preoccupazione dei sindacati.
L’aumento dei focolai di influenza aviaria in provincia di Verona - negli ultimi mesi del 2021 - ha portato il colosso Aia, capofila dell’industria alimentare avicola, a ricorrere alla cassa integrazione.
Il virus non si è rivelato una spina nel fianco solo per gli allevamenti veneti essendo arrivato, prima di Natale, a lambire anche la Bassa lombarda: Brescia, Cremona e Mantova sono state le province più colpite. Fortunatamente, però, la situazione in Lombardia risulta meno preoccupante e sta rientrando.
Influenza aviaria: Aia ricorre alla cassa integrazione
A causa dell’influenza aviaria anche un colosso come Aia ha deciso di ricorrere alla cassa integrazione. Lo stabilimento situato a Santa Maria di Zevio ha preso questa decisione fino al 31 marzo 2022. L’azienda si è ritrovata a fare i conti con i problemi derivanti dall’influenza aviaria considerando che, nonostante a livello di sicurezza alimentare non ci siano problemi, il virus ha colpito numerosi tacchini e gli allevamenti sono bloccati.
Non va meglio negli stabilimenti di Nogarole Rocca e di San Martino Buon Albergo la produzione è nettamente calata tant’è che i lavoratori hanno turni di 2-3 ore alla settimana oppure soltanto quello della mattina. L’influenza aviaria ha avuto un impatto pesante sulla produzione che ha determinato una riduzione del reddito. I sindacati hanno chiesto un tavolo in Regione per adottare un ammortizzatore sociale dedicato ai lavoratori a tempo determinato.
Le prime segnalazioni in autunno 2021
La prima segnalazione di influenza aviaria era stata effettuata venerdì 22 ottobre 2021 con l’individuazione di un focolaio H5N1 in un allevamento di tacchini a Ronco all’Adige. A distanza di una sola settimana, un altro allevamento di tacchini è stato contagiato dall’influenza aviaria interessando 11mila tacchini.
Martedì 2 novembre 2021 sono stati registrati altri focolai sempre del virus influenzale sottotipo H5N1 in altri due allevamenti di tacchini a Ronco all’Adige e uno invece all’interno di una struttura situata a San Bonifacio. Il fenomeno si è poi propagato velocemente in provincia colpendo numerosi allevamenti. Alla fine del 2021 si sono contati oltre 300 focolai.
“Dobbiamo restare ancora fermi in attesa di nuove disposizioni ministeriali – spiega Diego Zoccante, vicepresidente della sezione avicola regionale e presidente di quella scaligera -. Il nostro territorio è tutto in zona rossa, anche quello che non ha avuto focolai, come la Lessinia, in quanto possiede la più alta concentrazione di allevamenti avicoli. Ci auguriamo che non ci siano altri focolai, in modo da poter ripartire anche noi con la produzione”.
Cos'è l'aviaria?
L'influenza aviaria è una malattia virale che colpisce per lo più gli uccelli selvatici. Questi fungono da serbatoio e possono eliminare il virus attraverso le feci. Solitamente tali uccelli non si ammalano, ma possono essere molto contagiosi per gli uccelli domestici quali polli, anatre, tacchini e altri animali da cortile. L’influenza nel pollame si può presentare nella forma causata da ceppi a bassa patogenicità (LPAI) e da ceppi ad alta patogenicità (HPAI). La malattia è soggetta ad obbligo di denuncia.
In caso di emergenza il Ministero ha cura di predisporre, in collaborazione con il Centro di referenza nazionale, il Piano di vaccinazione con indicazione di scopo, obiettivi, metodo e applicazione. La vaccinazione di emergenza è autorizzata dall’Unione europea su esplicita richiesta degli Stati membri.