I piani di pace per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina potrebbero essere presentati alla Russia entro pochi giorni. Lo ha annunciato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky parlando con i giornalisti in partenza da Berlino, spiegando che le proposte negoziate con gli Stati Uniti sono in fase di finalizzazione e che una serie di documenti definitivi potrebbe essere pronta “oggi o domani“. Secondo quanto riferito, una volta completati, gli inviati statunitensi dovrebbero presentarli al Cremlino, seguiti da consultazioni con la Russia e da possibili incontri ad alto livello già nel fine settimana.
Zelensky: “Negoziati più intensi e mirati”
Zelensky ha chiarito che il Congresso degli Stati Uniti dovrà votare sulle garanzie di sicurezza, che dovrebbero essere giuridicamente vincolanti.

“Contiamo su cinque documenti. Alcuni di essi riguardano garanzie di sicurezza: votate e approvate dal Congresso degli Stati Uniti”, ha affermato.
Il presidente ucraino ha definito questa fase come la più avanzata dall’inizio del conflitto. “Siamo nel mezzo dei negoziati di pace più intensi e mirati dall’inizio di questa guerra“, ha detto intervenendo al Parlamento olandese, sottolineando che non si tratta di una pausa temporanea ma di uno sforzo per arrivare a una conclusione definitiva del conflitto. In quell’occasione Zelensky ha anche rinnovato la richiesta di un forte sostegno politico internazionale a Kiev.
Resta vivo il nodo Donbass
Il principale punto di scontro nei negoziati resta però la questione territoriale, in particolare il Donbass. Zelensky ha ribadito che la posizione russa “non è cambiata: vogliono il nostro Donbass. E noi non vogliamo cedere il nostro Donbass“. Al centro del piano discusso con gli Stati Uniti vi sarebbe una proposta che prevede una radicale concessione territoriale, con l’Ucraina chiamata a cedere l’intera regione orientale del Donbass, comprese le aree ancora sotto controllo ucraino.
Attualmente la Russia ha occupato quasi tutti i villaggi dell’Oblast’ di Luhansk, mentre l’Ucraina controlla ancora parti significative dell’Oblast’ di Donetsk, incluse città chiave come Sloviansk e Kramatorsk. Secondo il piano in discussione, le forze ucraine dovrebbero ritirarsi da queste aree, che verrebbero designate come zona demilitarizzata e riconosciute a livello internazionale come territorio russo, pur con il divieto di ingresso per le truppe di Mosca.

Zelensky ha però respinto questa impostazione, sottolineando che non esiste un consenso con Washington sul tema territoriale.
“Gli americani vogliono trovare un compromesso, offrono una ‘zona economica libera’. E lo sottolineo ancora una volta: ‘zona economica libera’ non significa sotto la guida della Federazione Russa”, ha dichiarato.
Il presidente ha aggiunto che l’Ucraina non riconoscerà “né de jure né de facto” il Donbass come territorio russo, definendo il tema uno dei nodi centrali ancora irrisolti dei colloqui.
Ryabkov: “Nessuna concessione su Donetsk”
Dal lato russo, il viceministro degli Esteri Sergej Ryabkov ha ribadito che Mosca non intende fare concessioni su Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia, Kherson e Crimea e ha escluso qualsiasi presenza di truppe Nato sul territorio ucraino, anche nell’ambito di garanzie di sicurezza. Allo stesso tempo, Ryabkov ha affermato che le parti sarebbero “sul punto” di raggiungere una soluzione diplomatica, dichiarando che la Russia è pronta a raggiungere un accordo il prima possibile.

Funzionari dell’amministrazione statunitense – e lo stesso Donald Trump – hanno indicato che un’intesa potrebbe essere più vicina che mai, sostenendo che circa “il 90%” delle questioni tra Russia e Ucraina sarebbe stato risolto. Resta tuttavia aperto il nodo del Donbass, che Zelensky continua a considerare una linea rossa non negoziabile nel percorso verso la pace.