Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky lancia un nuovo allarme all’Europa: secondo Kiev infatti, la Russia si starebbe preparando a scatenare una guerra di grandi dimensioni sul continente europeo entro il 2029 o il 2030.
Zelensky: “Niente soldi e armi alla Russia”
“Dobbiamo riconoscere che vogliono una grande guerra – ha dichiarato Zelensky in un’intervista a Bloomberg TV e in un messaggio su Telegram – si stanno preparando per essere in grado, nel 2029 o nel 2030, di iniziare un conflitto così grande in Europa. È una vera e propria sfida per tutto il continente”.
Il leader ucraino ha invitato l’Occidente a fermare Mosca ora e a tagliare ogni fonte di sostegno economico e militare al Cremlino:
“Dobbiamo fare tutto il possibile per ridurre le loro capacità. Non dare loro i soldi che possono ancora ottenere dalle risorse energetiche e non fornire loro armi”.

Zelensky ha descritto una situazione “molto difficile” sul fronte orientale, in particolare nella zona di Pokrovsk, dove l’avanzata russa continua.
“Nessuno costringe i nostri soldati a morire per il bene delle rovine – ha affermato – la cosa più importante per noi sono i nostri uomini. Sosterrò i comandanti nelle loro decisioni sul campo”.
Secondo il presidente ucraino, Mosca punta a una vittoria simbolica a Pokrovsk “per convincere Donald Trump che l’Ucraina deve ritirarsi dall’intero Donbass orientale”. Ma, ha ribadito, “non possiamo abbandonare l’Ucraina orientale. Nessuno lo capirebbe, e soprattutto non c’è alcuna garanzia che, se conquistano una città, non avanzeranno ulteriormente”.
Nel frattempo, la guerra continua a mietere vittime civili: tre persone sono morte e una è rimasta ferita in un attacco con droni russi contro un convoglio di automobili nella regione di Kharkiv, secondo quanto riferito dalle autorità locali.
Mosca: “Kiev dovrà negoziare da una posizione peggiore”
Dal Cremlino arriva una risposta netta alle dichiarazioni di Kiev. Il portavoce Dmitry Peskov ha affermato che “prima o poi l’Ucraina dovrà negoziare, ma da una posizione molto peggiore”.

“La posizione del regime di Kiev si sta deteriorando di giorno in giorno – ha detto Peskov – La Russia continuerà l’operazione militare speciale fino al raggiungimento degli obiettivi prefissati dal presidente Putin, vista l’impossibilità di proseguire il dialogo con Kiev”.
Peskov ha aggiunto che Mosca “è aperta a una soluzione politica e diplomatica”, ma ha accusato Kiev di “aver chiuso le porte al dialogo” dopo la sospensione dei colloqui diretti. I negoziati tra Russia e Ucraina si erano infatti tenuti a Istanbul tra maggio e luglio, con risultati limitati sul piano umanitario e nessun progresso concreto verso la pace.
Verso un nuovo vertice Putin-Trump a Budapest
Sul fronte diplomatico internazionale, si riaprono le porte per un incontro tra Vladimir Putin e Donald Trump a Budapest.

Secondo Yuri Ushakov, consigliere del presidente russo per la politica estera, “un vertice tra Putin e Trump è ancora possibile”. Una posizione confermata anche dal ministro degli Esteri Sergei Lavrov, che ha sottolineato come Mosca “resti pronta a tenere un secondo vertice russo-americano a Budapest, basato sui risultati consolidati dell’Alaska”, pur precisando che “non è stata fissata alcuna data”.
Lavrov ha inoltre respinto le ricostruzioni del Financial Times sull’annullamento del vertice, definendole “una falsa narrazione” e negando qualsiasi collegamento con presunti memorandum russi sull’Ucraina.