"battaglia feroce"

Zelensky al fronte per motivare i suoi soldati, ma Pokrovsk rischia di cadere in mani russe

Se Pokrovsk dovesse cadere, Mosca avrebbe campo libero. Gli analisti militari concordano nel descrivere la situazione come critica per Kiev

Zelensky al fronte per motivare i suoi soldati, ma Pokrovsk rischia di cadere in mani russe

L’Ucraina sta affrontando uno dei momenti più difficili della guerra nel Donetsk.

A Pokrovsk, città industriale dell’est del Paese, l’esercito di Zelensky combatte quella che definisce una “battaglia feroce” contro le truppe russe, impegnate in un’offensiva su larga scala.

L’obiettivo di Mosca è sfondare le linee ucraine e conquistare l’intera area metropolitana di Pokrovsk-Myrnohrad, che prima dell’invasione contava circa 100.000 abitanti.

Secondo l’intelligence militare ucraina, nelle ultime ore “nuove unità si sono aggiunte alle forze speciali del Gur, che hanno occupato le linee designate, sfondato il corridoio terrestre e sono state raggiunte da altre forze speciali”.

Kiev continua a inviare rinforzi sul fronte, nel tentativo di rallentare l’avanzata russa e mantenere il controllo della città.

Zelensky visita il fronte: “Questo è il nostro Est”

Volodymyr Zelensky si è recato personalmente nella regione di Donetsk per incontrare i soldati impegnati nei combattimenti. Il presidente ucraino ha visitato il posto di comando del Primo Corpo della Guardia Nazionale “Azov”, che difende l’area di Dobropillia, a nord di Pokrovsk.

“Prestate servizio in un settore così importante”, ha detto Zelensky rivolgendosi ai militari. “Questo è il nostro Stato, questo è il nostro Est, e faremo tutto il possibile per mantenerlo ucraino”.

Il presidente ha incontrato anche Denys Prokopenko, comandante del Corpo d’Azov e figura simbolo della resistenza ucraina a Mariupol nel 2022, quando guidò la difesa dell’acciaieria Azovstal. Dopo aver ascoltato i rapporti dei comandanti, Zelensky ha discusso con i militari delle necessità operative e delle forniture, soffermandosi in particolare su armi, droni e logistica.

Ha inoltre consegnato decorazioni a diversi soldati “per il coraggio dimostrato nella difesa del Paese”.

L’ex battaglione “Azov”, noto per le sue origini controverse e per le posizioni nazionaliste dei primi anni del conflitto nel Donbas (2014-2019), è oggi completamente integrato nella catena di comando dell’esercito come unità della Guardia Nazionale.

Zelensky al fronte nel Donetsk

La situazione a Pokrovsk: Mosca rivendica progressi

Il ministero della Difesa russo ha dichiarato che le proprie forze avrebbero “tolto agli ucraini il controllo di 35 edifici” nella zona di Pokrovsk. Queste affermazioni non sono verificabili in modo indipendente, ma gli analisti militari concordano nel descrivere la situazione come critica per gli ucraini.

Nonostante le smentite ufficiali, gli osservatori temono che l’area possa presto essere accerchiata. Se Pokrovsk dovesse cadere, le forze di Mosca avrebbero campo libero per puntare verso Kramatorsk e Sloviansk, le due principali città ancora sotto controllo ucraino nel Donetsk. La conquista di questa regione rappresenterebbe per il Cremlino un passo decisivo verso l’obiettivo dichiarato: il controllo totale del Donbass.

Raid russi e contrattacchi ucraini

Il conflitto continua anche lontano dal fronte. Nella notte tra lunedì e martedì, la Russia ha lanciato contro l’Ucraina almeno 80 droni, di cui 50 di tipo Shahed, secondo l’Aeronautica militare di Kiev. Sessantuno sarebbero stati intercettati, ma 18 hanno colpito sette località diverse, provocando incendi e danni in varie regioni, tra cui quella di Odessa.

Le forze russe hanno inoltre lanciato missili balistici Iskander-M e S-300, diretti contro obiettivi civili e infrastrutture energetiche.

Parallelamente, gli ucraini hanno proseguito con la campagna di rappresaglia contro obiettivi energetici in territorio russo. Droni ucraini hanno colpito un impianto petrolchimico a Sterlitamak, nella Repubblica della Baschiria, a oltre 1.500 chilometri dal confine. L’attacco segue una serie di raid su raffinerie e centrali elettriche russe, che avrebbero contribuito all’aumento dei prezzi dei carburanti e a episodi di razionamento in alcune regioni.

Andriy Kovalenko, capo del Centro per la lotta alla disinformazione del Consiglio di sicurezza nazionale ucraino, ha riferito che “la centrale elettrica di Orel è in pessime condizioni in questo momento”, ricordando che lo stesso impianto era già stato colpito da missili Neptune il 31 ottobre.

Mosca mobilita riservisti e amplia la coscrizione

La crescente pressione militare spinge anche il Cremlino a rafforzare il proprio apparato. Il presidente Vladimir Putin ha firmato una legge che consente la mobilitazione dei riservisti volontari per partecipare a “esercitazioni speciali volte a proteggere le infrastrutture critiche”, incluse le raffinerie e i complessi energetici.

Vladimir Putin

Contestualmente, è entrata in vigore una nuova norma sulla coscrizione obbligatoria, che estende la possibilità di richiamare i coscritti durante tutto l’anno, superando i tradizionali periodi di leva di primavera e autunno.

Misure che, secondo diversi analisti, indicano la volontà della Russia di mantenere una mobilitazione prolungata e di prepararsi a un conflitto di lunga durata.

Contatti tra Russia e Stati Uniti

Sul fronte diplomatico, il viceministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov ha confermato che sono in corso contatti tra Mosca e Washington, senza però specificare i temi trattati.

“L’agenda è ampia e le questioni di sicurezza sono in primo piano”, ha dichiarato Ryabkov ai giornalisti.

Questi contatti avvengono in un momento di forte tensione internazionale, anche dopo l’annuncio del presidente statunitense Donald Trump di voler riprendere i test nucleari, decisione che ha riacceso le preoccupazioni per la stabilità strategica globale.

Mentre al fronte, con l’inverno alle porte e la diplomazia ferma, la guerra sembra ancora lontana da una fine.